Arbitri: i tecnici li promuovono

Molto da fare su omogeneità delle terne e metro di giudizio: chiesta più collaborazione
Fonte: La Gazzetta dello Sport
Luigi Lamonica
Luigi Lamonica

L'anno della rivoluzione nei valori tecnici del nostro campionato coincide con l'adozione del sorteggio per designare gli arbitri: i direttori sono divisi in tre fasce di merito, le prime due di 10 elementi. Per ogni gara, si sorteggiano un arbitro di prima e uno di seconda fascia, poi il designatore Grossi completa la terna col terzo. A giudicare i direttori di gara i due valutatori, Fabio Facchini e Alessadro Teofili.


Sorteggio II sistema convince al 100% sette club, tra i quali i due in testa alla classifica. Diventano 12 con chi, come Carlo Recalcati, si dice favorevole: «Perché siamo in un mondo di malpensanti dove i più sono portati a pensare in modo negativo. Rimango convinto che il sistema migliore sia quello del designatore, l'unico che poteva davvero conoscere le capacità e la reale condizione degli arbitri che sono come i giocatori e possono avere dei cali di forma di cui il sorteggio non tiene conto». Siamo in vista dei playoff: è ovvio che più si restringe la rosa dei sorteggiagli, maggiore sarà il livello e l'omogeneità delle terne che resta un grande problema sollevato da Bucchi: «Il livello è migliorabile in particolare nell'uniformità di giudizio da una gara all'altra», Calvani: «Non funziona la linearità di conduzione all'interno della stessa partita; quello che viene gestito al primo o secondo quarto non sempre è lo stesso degli ultimi due», Markovski: «Al solito: in Italia gli arbitri sono onesti, gli manca l'uniformità», Pancotto: «Ci sono arbitri più pronti rispetto ad altri e disomogeneità nelle terne ma la certezza di correttezza».


Livello Ma agli allenatori abbiamo chiesto di valutare anche il livello tecnico degli arbitri. Il giudizio più basso è stato: «C'è un lieve miglioramento ma in un livello appena sufficiente». Il più entusiasta è Menetti: «A Reggio Emilia arriviamo dalla Lega2 e ci siamo trovati benissimo. Abbiamo trovato un livello molto alto e sono contento di vedere che ci sono arbitri giovani, magari anche neopromossi, che stanno andando bene». Ecco le critiche più interessanti emerse: «Ciò che occorre sono regole che siano assolutamente certe all'inizio della stagione - dice Sacchetti - . Ad esempio, sulla virata, o è sempre passi o no. Occorrono regole uniformi». Tesi ripresa anche da Vitucci: «Ci sono problemi di interpretazione dei passi della virata. Poi punirei il più possibile il gioco sporco (body check, bumping) com'è nell'intendimento Fiba per non premiare il più furbo e non il più meritevole».


Regole Sull'interpretazione delle regole, interviene anche Recalcati: «Da allenatore, alcune potrebbero essere viste in modo diverso: mi riferisco ai falli antispostivi e ai tecnici o la valutazione dei blocchi in movimento. Ma se si scende in dettagli troveremo sempre cose in cui non siamo d'accordo per questo, è un mio vecchio pallino di quando ero ct. della Nazionale, occorre che agli arbitri venga spiegato il sistema di gioco». Mazzon fa una proposta: «Non mi piace la nostra lettura del fallo antisportivo che andrebbe interpretato come nella Nba (violento/non violento) e sarebbe bello avere delle indicazioni scritte con le diverse casistiche per aiutare anche noi allenatori. La difficoltà sta nell'equiparare il metro arbitrali tra i big e i giovani ma vedo miglioramenti». Aggiunge Trinchieri: «Mi piacerebbe che ci fosse maggiore attenzione nella lettura del gioco. Un contatto tra un giocatore di 120 kg e uno di 80 kg ha necessariamente delle valutazioni differenti rispetto ad un contatto tra due dello stesso tonnellaggio». Rapporti Altri interventi sono più legati all'omogeneità arbitrale e al rapporto coi tecnici. Dice Gresta: « L'unica cosa che mi fa un po' dispiacere è il limitato dialogo tra allenatore e arbitro. E mi sembra che il primo arbitro abbia un peso specifico molto più elevato rispetto al passato». Secondo Bechi: «Un confronto sistematico tra gli arbitri e gli allenatori, mensile ad esempio, con uno scambio equo e pratico di vedute potrebbe aiutare tutto il movimento a crescere». «Manca la buona abitudine degli arbitri a venirsi ad allenare in palestra con noi, - dice Calvani - magari arbitrando il 3 contro 3 come il 5 contro 5. Capire quello che insegniamo, aiuta ad interpretare meglio quello che accade sul campo e cosa può essere lecito e cosa no. E, mi chiedo quanti si preparano studiando in video delle squadre che vanno ad arbitrare?». Pepato Markovski: «Singolarmente, la maggior parte non ha la qualità di Cazzaro, metà non ha la personalità di Facchini e il sistema non va quando certi non hanno né l'una né l'altra cosa».

a cura di P. BARTEZZAGHI M. CANFORA, L. CHIABOTTI