Ettore Messina a Eurosport: "In America il modo di vivere lo sport è diverso"

Ettore Messina a Eurosport: "In America il modo di vivere lo sport è diverso"
© foto di ciamillo

Il coach dell'Olimpia Milano Ettore Messina ha parlato a BasketZone su Eurosport. Alcuni passaggi dell'intervista, disponibile completa su Discovery Plus e in formato podcast in tutte le principali piattaforme.

Il duopolio Milano-Bologna come Lakers-Celtics? "Lakers e Celtics hanno fatto le fortune della NBA e David Stern approfittò di questa grande rivalità per negoziare un nuovo contratto televisivo che fece la prima fortuna della NBA. Parliamo di cose tipo Larry Bird contro Magic Johnson, partite interessantissime, serie combattute. Credo onestamente che la serie finale dell'anno scorso, indipendentemente dal fatto che l'abbiamo vinta noi, sono state sette partite che tutti gli appassionati in Italia credo abbiano apprezzato. Per qualità dei giocatori, impegno, pathos. Una serie decisa all'ultima partita, palazzetti strapieni: credo sia stato un bellissimo spot per la nostra pallacanestro. Poi questo anni di teorico duopolio, è vero che siamo arrivati in finale solo noi due, ma oggi vedi realtà importantissime. Napoli vince la Coppa Italia, Brescia in testa al campionato, Venezia è sempre lì, Sassari e sicuramente dimentico qualcuno. Tortona, un'altra realtà importante. Un campionato in cui tu vai in trasferta sul campo di una squadra magari in fondo la classifica e rischi di perdere se hai qualche infortunato o una giornata storta. Perché ci sono squadre ben preparate, ben allenate, che fanno quello che devono fare".

La Virtus Bologna. "La coesione che hanno trovato dopo le note vicende: è andato via Sergio Scariolo, è arrivato Luca [Banchi]. Non mi interessa sapere se Scariolo aveva teoricamente meno fiducia in questo gruppo, o se i giocatori hanno voluto dimostrare qualcosa. Da avversario quello che mi interessa è l'esito. E l'esito è una squadra che gioca con compattezza, che è una dote fondamentale. Poi seconda cosa, il rendimento costante di altissimo livello di Hackett e Shengelia, ma soprattutto di Marco Belinelli. Sta giocando con un senso di competitività importantissimo nonostante l'età. E capisco chi comincia a chiedere se forse ne avremmo bisogno per le Olimpiadi. Queste sono questioni del CT, a me interessa parlare del fatto che c'è un giocatore di 37 anni, che ha vinto tanto nella sua carriera, e gioca con un entusiasmo e una qualità sicuramente non indifferente".

Come si costruisce una squadra di EuroLeague? "C'è sempre un tema importante affrontare: il numero di giocatori già comprovati è ormai quello, 30-35 giocatori di età mediamente alta che costano molto. L'altro gruppo è formato dalle scommesse e, per definizione, certe volte vanno bene, certe volte vanno male. Si fanno degli errori pur guardando, parlando, informandosi. Credo che l’atletismo sia una questione importante così come è importante da valutare la possibilità di avere giocatori pericolosi al tiro, col campo che si sta stringendo sempre di più”.

I social negli USA e in Italia. "Per definizione, tu becchi molto più l'insulto che l’apprezzamento dai social media. Perché la persona che ti apprezza lo dà per scontato e magari, non giustamente, certe volte non ha il tempo la voglia di mandarti un cuoricino. Chi ha voglia di romperti invece, è scientifico in questo. Una volta non era così, c'era una componente affettiva verso una squadra, verso un campione, verso un allenatore, verso un cantante, verso un attore ed era una cosa romantica. Adesso è diverso, come quelli che vanno a vedere la Formula 1 e dicono ‘Spero di veder l'incidente, così la giornata non è noiosa’. E nel momento in cui avviene l’inciampo, tecnico o vocale che sia, la reazione social è immediata. Viviamo in un mondo molto più complesso, un mondo in cui c’è l’insoddisfazione generale rispetto a chi è fortunato come me, come un giocatore, rispetto a chi fa il lavoro che ama vivendo bene. È ovvio che nell'insoddisfazione generale di una società dove la distanza tra chi ha qualcosa e può permettersi certe cose e chi fa più fatica è aumentata a dismisura, il livello di tensione aumenta. In America il modo di vivere lo sport è diverso. Il social americano al massimo di piglia per i fondelli. Come funziona negli USA? Banalmente, noi quando giocavamo con i Lakers a San Antonio in casa, mezzo Palazzo della canottiera gialla. Quando i Lakers giocano a Boston, mezzo palazzo ha la canottiera gialla. A una partita di college o di Final Four o di play off, ci sono quelli con la maglietta della squadra ospite e non succede mai niente. C'è lo sfottò, ma non esiste il livello di livore che c'è da noi e speriamo che continui così”.