Tributo al Mascalzone Latino

Manu Ginobili non ha bisogno di presentazioni, come me in molti si sono avvicinati alla palla a spicchi grazie a questo atleta e uomo esemplare, mi sento di omaggiarlo così.
03.03.2015 23:35 di  Daniele Petrongolo   vedi letture
Tributo al Mascalzone Latino

Quest'uomo è il motivo per cui mi sono innamorato di questo sport. Nel 2001 avevo sette anni e vidi la mia prima partita di basket con mio zio, dalle mie parti in A c'era Roseto, quel giorno incontrava la Virtus, la mia cultura cestistica si fermava a Space Jam all'epoca. Dopo un coast to coast allucinante culminato con una schiacciata in faccia all'allora capitano degli Sharks, Giuliano Maresca, attonito chiesi a mio zio "Chi è quello lì?" e lui mi rispose sorridendo "Quello è Houdini sul parquet!".

Non capivo la stragrande maggioranza dei fischi dell'arbitro, per non parlare dei giochi chiamati, non sapevo neanche dove fosse di casa il basket ma quello con il numero 6 che seminava il panico nei 28 metri era speciale, era chiaro anche per me, non ci voleva una laurea per capirlo. Sembrava giocasse ad un altro sport rispetto agli altri nove sul parquet, al livello atletico e mentale..e poi quello sguardo, l'occhio della tigre, quella voglia, quello spirito competitivo, quel suo non arrendersi mai. Chiesi a Babbo Natale di portarmi l'abbonamento a Tele+ per poterlo vedere in Eurolega, dove dominò, vinse e fu MVP, il più bel regalo di natale mai ricevuto.

La chiamata in NBA era inevitabile e puntualmente arrivò l'anno dopo, scelto alla numero 57 dai San Antonio Spurs di Gregg Popovich che come al solito ci aveva visto lungo. Dopo un primo periodo di ambientamento in cui faticò molto coach Pop decise di non limitarlo più lasciandolo libero di esprimere il suo gioco, i risultati furono stupefacenti. Da qui in poi Manu conquistò il cuore di tutti sotto l'Alamo, ad ogni sua mascalzonata latina Pop si girava verso la panchina e la battuta era sempre la stessa "Come diavolo fa?". Quanto vorrei aver potuto seguire partita dopo partita la crescita di Manu in NBA, quanto avrei voluto assistere alla nascita dei Big 3, purtroppo avevo scuola la mattina e i miei genitori mi mandavano a letto alle 9 e mezza massimo le 10.

In estate potevo guardare le partite fino a tardi, e in estate c'erano i playoff, indimenticabile la gara 5 delle finals del 2005 Spurs-Pistons. I Bad Boys sembravano invincibili e davano l'idea di poterla vincere in qualsiasi momento fino al colpo di genio di coach Popovich: Fuori Tony Parker che stava soffrendo molto Billups in difesa e dentro Ginobili che già aveva fatto molto bene nelle gare precedenti, questa volta però da playmaker. Manu segnò 16 punti uno più pesante dell'altro farciti da 9 assist uno più favoloso dell'altro mentre nell'altra metà del campo faceva sparire Billups dalla partita. Gli Spurs vinsero quella partita importantissima in OT e la serie grazie proprio all'apporto decisivo di Ginobili, non me ne voglia il caraibico, ma il mio MVP di quelle finals è argentino.

Dopo quel 19 giugno raramente mi persi una partita del ragazzo di Bahia Blanca, l'ho visto vincere e l'ho visto perdere, l'ho visto ridere e l'ho visto piangere, l'ho visto dar via dei palloni celestiali, infilare delle triple impossibili e sbagliare delle cose non da lui, l'ho visto giocare i playoff con un braccio rotto e le finals con una frattura da stress al piede. Per me la perfetta quadratura del cerchio è a gara 5 delle scorse finals, quando Manu (37 anni) guidando il contropiede va a schiacciare sopra Bosh (Che Dio lo benedica e lo protegga!) accompagnato dal grido di Tranquillo "GINOBILI AL FERRO!" e nella mia mente tornano vivide come se le stessi vivendo in quel momento le immagini del PalaMaggetti di 14 anni fa sovrapponendosi perfettamente a quelle dell'AT&T Center, il mio viso si bagna di lacrime di gioia.  

Oggi continua a vivere in un mondo cestistico tutto suo, continua a vedere cose che vede solo lui in campo, continua a cambiare l'inerzia delle partite con tante piccole cose che non si notano ma che sono fondamentali. Forse questo sarà il suo ultimo anno e allora mi sento in dovere di ringraziare mio zio per avermi portato a quella partita, Manu per aver scelto l'Italia e gli Dei del basket per aver unito i puntini.
Emanuel Ginobili signori.