Anna Cremascoli: «Dal 2015 non vedevo Cantù dal vivo. Ma non mi aspettavo una Cantù del genere»

Anna Cremascoli, proprietaria della Pallacanestro Cantù dal 2012 al 2015, era presente al Palalido per la gara tra Urania e Acqua San Bernardo, con il cugino Ettore che è presidente del club milanese. «Era dalla fine del 2015, vale a dire da quando ho lasciato la presidenza del club che non assistevo più dal vivo a una partita della Pallacanestro Cantù. Vero, alla televisione ne ho viste tante nel frattempo di sue gare perché in fondo resto una sua tifosa, ma “in presenza” non era più accaduto da allora. Devo confessare che si è trattato di un tuffo al cuore», racconta a La Provincia di Como. «Che effetto ritrovare Cantù? Un turbinio di emozioni. A un certo punto ho avuto la sensazione di stare assistendo alla mia prima partita da presidente nell’ottobre 2008. Era un Cantù-Siena... L’altra sera a Milano alla mia sinistra c’era la curva con centinaia di Eagles e mi è parso di tornare al Pianella».
Il coro degli Eagles prima della partita. «Sinceramente, non me l’aspettavo. È stata una gran bella sorpresa che, ovviamente, mi ha fatto enorme piacere. Detto che il Palalido era praticamente a trazione canturina anche per via dei tanti tifosi brianzoli sparsi nei vari settori, ammetto che sono rimasta incantata dalla curva degli Eagles, al punto che a volte facevo fatica a seguire la partita perché guardavo loro… Forse per nostalgia di quegli anni trascorsi insieme che non ci sono più».
Parlando della partita, è rimasta delusa da questa Cantù. «Mi aspettavo di tutto, meno di imbattermi in una Cantù del genere. Supponevo di vederla lottare a fondo, di notarla decisamente molto più combattiva. Sono rimasta sbigottita [dal terzo quarto], anche se al rientro dagli spogliatoi dopo l’intervallo lungo ho visto volti spenti, quando invece mi sarei attesa di incrociare sguardi di giocatori con il sacro fuoco negli occhi. Lo smarrimento di Cantù mi ha fatto un certo effetto perché io era abituata a un’altra Cantù. In genere, infatti, nella ripresa aggiustavamo ciò che magari non era andato nel primo tempo e riuscivamo a rilanciarci. Brienza? Il suo impatto sui giocatori mi è sembrato meno forte di come credevo [...]».