La NBA decide di discutere l'arrivo di nuove franchigie: quali danni per l'Europa?

La NBA decide di discutere l'arrivo di nuove franchigie: quali danni per l'Europa?
© foto di nba.com

Espansione: la parola magica di cui si parla tanto da diversi anni nella NBA, a lungo tenuta sotto chiave da Adam Silver, sta per tornare veramente in auge. Un altro problema che andrà ad affliggere la pallacanestro europea, se davvero si aggiungeranno due nuove squadre che si prenderanno una ennesima sfilata di ottimi giocatori, statunitensi e non, che potrebbero rendere interessanti i campionati da questa parte dell'Oceano. Per colpa del NIL della NCAA l'Europa già si trova priva dei talenti che possano lasciare un segno - come Doncic MVP di EuroLeague - prima di andare ad incassare assegni a sette e tra poco anche a otto zeri negli USA; se nel mese di luglio si concretizzerà la volontà degli attuali Owners di ampliare l'offerta con due nuove franchigie diminuiranno ulteriormente i giocatori di alto livello disponibili. Già così, grazie a una G-League spendacciona e ai contratti two-way, abbiamo toccato con mano la povertà di scelte nei mesi di riparazione gennaio-febbraio per i club a cominciare dall'Olimpia che non ha trovato un sostituto per Josh Nebo infortunato, solo per fare un esempio. 

Ma l'espansione non è soltanto una valanga di soldi che vola nelle tasche delle franchigie. L'ultima volta che la NBA si è espansa è stata nel 2004 con il ritorno di Charlotte, che aveva perso gli Hornets qualche anno prima. Da allora i Bobcats, ora di nuovo gli Hornets, sono stati tra le squadre più deboli della NBA, e questa è la prova che è ancora complicato arrivare in NBA e imporsi. Anche se l'esempio dei Thunder, nati nel 2008 dalle ceneri dei Sonics, dimostra che un piccolo mercato può diventare una roccaforte della NBA. "L'interesse non manca", ha confermato Adam Silver durante la sua tradizionale conferenza stampa prima delle Finals. "Fondamentalmente ho detto alle persone in diverse città: 'Non ci stiamo impegnando in questo processo in questo momento'. Voglio essere giusto con tutti. Quindi, non voglio avere incontri con alcuni e non con altri. Se decidiamo di passare a una fase esplorativa più formale, allora avremo questi incontri. E per di più, probabilmente utilizzeremmo consulenti esterni per analizzare i mercati, le opportunità economiche, le opportunità dei media, ecc." 

Ma il Commissioner stesso e molti proprietari di franchigie non vedono di buon occhio l'ulteriore diluizione dei talenti che provocherebbe l'arrivo di due nuove formazioni. "Direi che la sensazione attuale è che dovremmo esplorare questa possibilità", continua. "Non credo che sia automatico, perché dipende dalla visione che hai del futuro del campionato. Come ho detto prima, l'espansione è, in un certo senso, come vendere azioni della lega. Se sei un grande sostenitore del campionato, non vuoi necessariamente aggiungere partner. D'altra parte, riconosciamo che ci sono mercati non serviti negli Stati Uniti e altrove, mercati che meriterebbero di avere una squadra NBA. E anche se dovessimo espanderci, probabilmente ci sarebbero più mercati interessati di quelli che potremmo servire." La parola adesso tace, mentre i dossier volano. Se ne riparla a luglio a Las Vegas, al margine della prossima Summer League.