Johnson, il "Presidente" ora è un ex: "Noi salvi, ad Avellino il campionato"

"La leadership di Marques Green è sempre determinante ma è Avellino è buona squadra. Resto legato alla città dove sono nati i miei figli".
14.04.2016 00:00 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Johnson, il "Presidente" ora è un ex: "Noi salvi, ad Avellino il campionato"

“Linton Johnson è qui” avrebbe detto Raffaella Carrà. Il “Presidente” sarà uno dei tanti ex del derby, ma probabilmente non sarà protagonista dello show del Palamaggiò. La carrambata non sarà completa: a Caserta è arrivato per tamponare i problemi d’infermeria nel settore lunghi. Lui casertano d’adozione, sposato con Delia che di recente gli ha dato alla luce la secondogenita Lia Mary proprio ad Avellino, vive con serenità il suo ruolo. Il ricordo dei tre anni ad Avellino resta lì, indissolubile, così come l'affetto per la città e l’amicizia con il “marchese verde”, Marques Green.
Avellino sta avendo una grande stagione. La sta seguendo?
Solo di riflesso attraverso i racconti del mio amico Marques Green. Ci sentiamo tutti i giorni. Sono contento che la città e la squadra abbiano finalmente intrapreso un percorso di questo tipo e possano contare su un’organizzazione stabile. Green è parte di questo successo.
Una speciale statistica dice che proprio Green è tra i giocatori arrivati in corsa quello che ha più inciso in termini di vittorie. Cosa ne apprezza?
La sua leadership. Green è un leader nato. E’ una dote che non si può comprare.
Cervi e gli altri lunghi si stanno giovando della sua presenza e dei suoi assist…
La capacità di passaggio di Green aiuta, ma anche Cervi sta avendo una grande stagione. Per un giocatore della sua altezza ha una buona agilità ed è aggressivo. Sta continuando il cammino intrapreso lo scorso anno a Reggio Emilia.
Come ha vissuto l’ultimo anno senza basket? 
Mi sono dedicato allo studio dell’economia e della finanza.
Perchè Caserta?
Quando mi hanno chiesto di fare allenamento con la squadra, mia moglie mi ha detto: "Bene, così esci e mi lasci un po' in pace”. Scherzo. Personalmente non posso che essere contento. Per chi, come me, ama l’Italia, giocare per la squadra della città in cui vive è il massimo che si potesse desiderare. Non è un momento felice per la squadra dopo le tre sconfitte nelle ultime quattro partite.
Domenica scorsa contro Reggio Emilia non ha giocato. Il turnover le pesa?
Sono stato scelto per essere disponibile all’occorrenza in caso di infortuni. E’ un compito chiaro. Sono una polizza assicurativa: lo stesso ruolo che ha ricoperto Brandon Brown nel mio terzo anno ad Avellino quando io ho avuto dei problemi fisici. Ho giocato tre match. Ora però che tutti stanno bene, ritorno nel mio ruolo.
Di recente qui è nata Lia Mary. Che rapporto conserva con la città?
Entrambi i miei figli sono nati in Avellino. Saremo sempre legati a questa città. Sono nate tante amicizie fuori dal parquet.
Cosa porta nel cuore?
Tre cose: la vittoria a Siena nel mio primo anno quando chiudemmo al quarto posto la regular season, le persone che sono sempre state sincere con me e mio padre e Titino: il mio ristorante preferito”.
Nella sua esperienza in Irpinia la qualità che l’ha contraddistinta è stata la trasparenza. Non è stata sempre apprezzata…
Non è colpa mia. Mi sono sempre trovato bene in Italia e mi troverò sempre bene, ma se devo essere falso per essere amato, allora non m’interessa. Essere falsi significa essere deboli, preferisco vivere a modo mio.
Caserta si salverà? Dove può arrivare Avellino?
Caserta si deve salvare, ma dall'esterno tutto quello che posso fare è solo sperare. Credo che Avellino abbia gli strumenti per vincere il campionato. Rimbalzisti, tiratori, buona difesa, leadership e un buon allenatore: ci sono tutti gli ingredienti giusti per preparare un grande successo.