Basket - Dietro ogni successo c'è anche il lavoro dell'assistente allenatore

Fonte: La Provincia di Cremona - Giorgio Gandolfi
Basket - Dietro ogni successo c'è anche il lavoro dell'assistente allenatore

(di Giorgio Gandolfi). Il ruolo dell'assistente allenatore nel basket è importante ed al tempo stesso delicato. Gli assistenti stanno dietro le quinte, ma devono possedere diverse qualità, oltre alla conoscenza del gioco. Nella grande maggioranza dei casi sono stati scelti dal capo allenatore e la prima qualità che gli si richiede è quella di essergli leali. Devono essere "professional suggester", cioè suggerire discretamente, ma senza sovrapporsi al capo allenatore. Devono comunicare con i giocatori in modo onesto e preciso, con i fatti, molto più che con le parole. Basta un secondo per perdere la fiducia dei giocatori, se loro capiscono che l'assistente allenatore non è sincero o cerca un proprio spazio nello staff tecnico e quest'aspetto può essere devastante nella chimica del gruppo.

Devono lavorare duramente in allenamento ed in ufficio per preparare le partite, visionando video su video e non limitarsi a "timbrare il cartellino". Inbreve, se è il capo allenatore, che prende le ultime decisioni, spetta agli assistenti allenatori lavorare per aiutarlo nel migliore dei modi per il bene della squadra. In Nba vi sono stati esempi di assistenti allenatori, che hanno fatto le fortune dei loro capi allenatori. Il primo in assoluto, Tex Winter, grande persona, che avevo conosciuto e che aveva scritto un capitolo per un mio libro in Usa sul famoso attacco "Triplo Post", e che, dal 1985 al 2007, è stato assistente di Phil Jackson, ai Chicago Bulls di Michael Jordan, e poi ai Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, con ben 9 titoli vinti. Attualmente, un esempio è Ron Adams, che ha ricoperto questo ruolo in diverse squadre Nba per oltre 27 anni, e con tre titoli in questi anni con i Golden State Warriors, l'ultimo lo scorso campionato, quando aveva 71 anni. Anche in Italia non mancano gli esempi. Il primo è senza dubbio Emanuele 'Lele' Molin, a Trento dal 2017 ed anche assistente della Nazionale di Sacchetti. È stato in panchina con grandi allenatori, da Obradovic a D'Antoni e, soprattutto, Ettore Messina, con il quale ha vinto campionati, Supercoppe e Coppe in Italia e in Russia, oltre a quattro Euroleghe. Il secondo, rigorosamente in termini di trofei vinti, Alessandro Magro, a Brescia dal 2016, che ha vinto cinque scudetti e varie Supercoppe e Coppe Italia con la Mens Sana Siena.

Infine, ultimo, ma non per ultimo, Mario Fioretti, sulla panchina dell'Olimpia Milano da molti anni e molto apprezzato anche all'estero, con un etica del lavoro impressionante, che ha vinto 3 scudetti, diverse Supercoppe e Coppe Italia. Infine, in passato, da non dimenticare il grande lavoro fatto da Luca Banchi, quando era primo assistente allenatore di Siena, con ben cinque titoli italiani e varie Coppe Italia e Supercoppe. I tratti comuni a tutti loro? Discrezionalità, lealtà, grande competenza tecnica, capacità di relazionarsi ed etica del lavoro.