A2 - Boniciolli ritorna su un campionato straordinario per la Effe

A2 - Boniciolli ritorna su un campionato straordinario per la Effe

Per la penna di Walter Fuochi de La Repubblica ecco l'intervista a Matteo Boniciolli, ancora non stemperate le emozioni della serie playoff contro la Leonessa Brescia:

E così, visto che la società ebbe l’ardire e la gentilezza di offrire in tempi non sospetti un contratto dai 3 ai 5 anni a un tecnico molto presuntuoso, che fa time out da pazzo, rischia la pelle in qualche faccia a faccia coi suoi giocatori, ma è anche bravino, conto di fermarmi a lungo, in un posto dove perdi, e ti ritrovi alle tre di notte una piazza piena di tifosi ad abbracciarti. E a dormire non ci vai più.

Boniciolli, riapro la ferita. Quella gara 5 mai nata, quella squadra non pervenuta non valgono una riflessione oltre il grazie lo stesso? Vero, partita mai nata, ma alla fine di una stagione incredibilmente cresciuta. Ripeto per la millesima volta: una neopromossa in finale è un’impresa che resterà negli anni. Poi, il verdetto è giusto. Detta con infinito rammarico, Brescia era più forte di noi e, aggiunto da loro Moss, e tolto Flowers da noi, troppo più forte. A somme e sottrazioni invertite, vincevamo noi 3-0. Con tutt’e due in campo, non so come finiva.

Male lo stesso, se posso. Flowers era il tuo miglior surfista, ma la “grande onda”, per voi, non è mai arrivata. Sarebbe affondato come gli altri. Forse, ma dammi Flowers in gara 1, su quel 61 pari che avevamo degnamente risalito, e lì probabilmente scriviamo un’altra storia. Poi, mi spiace che c’eravamo arrivati con le teste troppo piene delle feste del dopo Treviso. Ma si sa, a Bologna Treviso è una rivale inevitabilmente simbolica. Sull’onda mai arrivata, concordo, in contraddizione solo apparente.

Brescia cos’aveva in più? Tre anni di squadre allestite per andar su, due volte l’obiettivo sfiorato e stavolta centrato. Ci hanno mostrato il percorso da seguire, le finali prima perse poi vinte. Intanto fammi
dare una laurea ad honorem.

Prego, siamo all’ombra dell’ Alma Mater. L’alloro a chi? A Montano, che in gara 5 un coach attento e preparato come Diana affida a Moss, fin lì spedito su Carraretto. Lo temono, tanto, e quella è la laurea. Di Moss, migliore in campo, firmo il giudizio di Scariolo: basta la sua presenza a cambiare le partite, mica si deve stare a contarne punti e rimbalzi. A questo, l’anno scorso, davano ancora il più buono di una partita d’Eurolega. Adesso Montano. Uno che alla Fortitudo era arrivato perché non costava niente di appartamento. Dai, qualcosa l’abbiamo
fatto…

Tanto, tantissimo. Ma torno ai massimi sistemi. Si vince solo in casa, spesso di venti. Fuori non si tocca terra. Voi, meno di 60 punti di media nelle ultime cinque trasferte, ma pure Brescia è uscita azzerata da Bologna. Una partita vera, mai. Perché? Beh, gara 1 la contendemmo, poi me lo sono chiesto anch’io, e rispondo che il fattore campo lo ribalta gente come Danilovic o Djordejvic. E qui, fatte le ovvie proporzioni con la categoria, personalità come quelle non le vedo in giro. Le squadre giocano bene insieme, poi da certe situazioni escono
solo i buoni. E allora, sugli infortuni nostri, dico pure che, se Flowers e Daniel non si rompono subito, entriamo nelle quattro e il fattore campo premia noi. Sarà il primo obiettivo per l’anno prossimo. La mancata promozione l’ascrivo molto alla prima fase.

Quante facce nuove vedremo? Posso dire prima che avevo anche il piano per l’A1, sette confermati. Italiano ala piccola titolare e quattro americani? Beh, un po’ mi spiaceva, perché stoppava la crescita di
Candi e Campogrande, che invece in A2 saranno centrali. Perché l’anno prossimo sarà tremendo: giocare e vincere da favoriti è bestiale, farlo da sorprese quasi divertente. Ci vorrà un lungo passo in più.

Non mi hai detto come cambi la squadra. Perché non mi andrebbe di parlarne, perché vorrei allungare ancora rispetto e affetto che porto al gruppo che mi ha fatto vivere questa stagione meravigliosa. Comunque, ne
arrivano tre.

Nomi, ruoli. Galoppano Ruzzier, play da Venezia, Roberts, guardia-ala da Siena, e Gandini, pivot da Mantova. Nomi usciti, veri, ma non ci sono solo loro. Cerco un play importante. Se lo convinco, in famiglia, è lui,
sennò è un casino. Anche perché i pochi giovani italiani che ci sono in giro li puntano tutti, da Milano in giù, e non mi stupirebbero corti serrate a Candi, cui io suggerirei di restare, a crescere davvero, in un
ambiente ideale. Di cos’è Basket City, e la Fortitudo, ne parlo a tutti quelli che voglio prendere: non c’è gara, soprattutto con un posto da panchinaro in Al. Seguo anche Romeo, il ragazzo di Agropoli, proprio in
quell’ottica che i giovani italiani bravi li cercano tutti.

Il play è preso. No, e se non è quello, sarà americano, ribaltando la squadra. Fuori Daniel, sì. Poi prendiamo una guardia che segni. E sia sana. Perché Flowers ha avuto i suoi guai, due tendini d’Achille saltati in due anni, io l’avrei tenuto lo stesso, ma quando la sua agenzia americana ci ha posto certe condizioni, prima e dopo la
guarigione, non c’era più spazio per capirsi. Il terzo è un cambio per i lunghi. E siamo avanti con Gandini. Poi, Amoroso. Siamo vicini sui soldi, lo tengo volentieri, perché la gara 4 che ha fatto con Brescia è da giocatore illegale per la categoria. Poi, sì, in gara 5 non replica, perché ha 37 anni. Ma noi non ci andremo più, a gare 5 così.