MarShon Brooks si presenta al pubblico italiano

MarShon Brooks si presenta al pubblico italiano

MarShon Brooks si presenta al pubblico italiano con una intervista a Piero Guerrini di Tuttosport. E' stato scelto al primo giro nel 2011 (n. 21), votato nel secondo miglior quintetto dei debuttanti (a 12,6 punti di media con i Nets). Può costruirsi un tiro contro chiunque. 

Di persona colpiscono: la lunghezza delle braccia - che sposata alla velocità di piedi potrebbero farne un difensore top di là, se lo volesse - due orecchini che brillano come fari, una certa somiglianza con Kobe Bryant, suo idolo. A soli 25 anni è da noi, realizzatore se ce n'è uno. Se si adatta (in ogni senso) al basket internazionale e di squadra, può essere devastante. Uno che ha messo 52 punti in una partita di college (Providence-Notre Dame).

MarShon ci può rivelare le prime impressioni sull'Armani Jeans e su Milano? «Sono entusiasta. Ho trovato un grande gruppo di ragazzi; disponibili al massimo per farmi ambientare. Parlano tutti la lingua inglese e mi hanno facilitato. C'è molta qualità. E poi mi piace la città di Milano, la grande cultura che si respira, il cibo, lo stile di vita, le opportunità che ci sono. Io credo che sarà un'esperienza importante, per me e la mia carriera. Sono qui per crescere e migliorare. E' solo una questione di adattamento alla realtà e al gioco, in un anno importante».

Ci può spiegare perché un giocatore delle sue qualità a un certo faticava nella Nba a trovare uno spazio e perché ha scelto Milano, l'Europa? «Perché ho valutato che fosse la migliore offerta. Non parlo di questione economica, avevo ricevuto di meglio da altri Paesi come la Cina. Posso giocare in un club di enorme tradizione e storia, con un allenatore di alto livello, come peraltro le competizioni in cui sarò impegnato. La Nba era il mio sogno da bambino e da ragazzo. Sono riuscito a giocarci, non penso affatto che sia finita lì, anzi, ma voglio giocare soprattutto unabuona pallacanestro. Sono concentrato su questi aspetti. Nell'ultimo anno ho faticato a trovare spazio, ho cambiato squadre. La Nba è questione di opportunità, perché quando ho giocato, ho sempre fatto bene. Ma è molto più difficile, quasi impossibile se giochi una partita sì e 2 no, o metti il piede in campo per pochi minuti. Dipende da dove finisci, con chi, incidono un sacco di variabili». 

Differenze tra basket Nba e internazionale. « Innanzitutto qui è molto più fisico. Parlo di contatti e di approccio. Poi non ci sono i 3" secondi difensivi, andare dentro è meno facile».

Lei ha spiccate doti da realizzatore. Difficile con questo talento contemplare il gioco d'assieme, scegliere. «Non è un problema, io sono sempre stato un buon passatore, conosco il gioco, lo vedo, sono un giocatore intelligente. Ho dovuto adeguarmi, perché ad esempio da un momento all'altro sono passato a 1,78 a 1,93. E lo stesso discorso vale per la difesa, non ho paura di prendere un tiro, di fare una scelta nelle situazioni difficili. Se serve, se i giochi sono rotti, io sono pronto ad assumermi responsabilità». 

Sua madre ha avuto un ruolo centrale nella sua formazione. La segue ancora? «Certo, ho cominciato da bambino grazie a lei che aveva giocato. E mi dava un sacco di consigli. Ma da tempo ha capito che potevo fare da solo. Ora segue da vicino mia sorella N'aya che è al primo anno di superiori. E gioca a basket...». 

Ha già potuto conoscere Giorgio Armani, un'icona mondiale e negli States? « Non ancora, ma per me è un grande onore giocare per un così importante uomo d'affari, creativo. Ho un paio di capi suoi e certamente i jeans». 

Ha giocato per Lakers, Boston, Nets: impressioni, preferenze? »Non è molto diverso dalla percezione che avete, i Lakers sono spettacolo, Boston punta sulla difesa. La mia migliore esperienza è stato con Brooklyn. Io vengo dal New Jersey».