Milano vs Roma: marketing opposto? risultati opposti!

16.09.2014 10:05 di  Umberto De Santis   vedi letture
Milano vs Roma: marketing opposto? risultati opposti!

E' di queste ore la notizia che a dieci giorni dalla fine della campagna abbonamenti "aut aut" della Virtus Roma il numero delle tessere emesse non arriva a 400 quando il presidente Toti aveva lanciato un appello ad arrivare almeno a 2.400 per andare a giocare il prossimo campionato al Palalottomatica invece che al Palatiziano.

Eppure il tifo organizzato della società aveva lanciato il suo appello. Eppure, in queste stesse ore, Reggio Emilia arriva a comunicare 1600 abbonamenti in una settimana, Pesaro (piazza storica in difficoltà ma non in disarmo) 2000, perfino la piccola Siena, al rilancio in serie B, ha già toccato i 1300 abbonamenti. Le ultime due con le difficoltà annesse a trovare sponsor adeguati al blasone della loro tradizione, la prima a cavalcare un oculato percorso di crescita.

La pietra di paragone con Roma però non può che essere l'altra città metropolitana italiana per eccellenza, Milano. La concorrenza del calcio è agguerrita, al contrario che in provincia. Ma dove vivono milioni di persone che non se ne trovino 7/8.000 disposte a sottoscrivere un abbonamento sembra quasi una assurdità. E' ovvio che la differenza sta nel prodotto e nel produttore, non nell'ambiente.

Degli investimenti e delle boccate prese da Armani prima dello scudetto 2013-14 sanno tutti. Ma, pagati gli errori del noviziato, i risultati si vedono ed è difficile immaginare che un meccanismo così ben costruito possa liquefarsi in un giorno. Milano continuerà, come è nella sua storia, ad essere protagonista del basket europeo.

I suoi giocatori sono sulle pagine pubblicitarie, sulle riviste patinate, intervistati dovunque sia possibile. Lo erano anche senza scudetto, figuriamoci adesso che sono al Top. Sono Venezia, Reggio Emilia e Sassari però le piazze che lavorano per essere l'alternativa scudetto all'Olimpia Milano, non Roma. Piazze dove vive l'entusiasmo, oltre a una competenza di basket pari a quella romana, da sempre fucina con le sue tante società minori.

Toti si era presentato alla Virtus nell'anno della Supercoppa con Malagò traghettatore, poi è stato protagonista sfortunato per anni, toccando più volte le finali scudetto senza però mai chiudere con la vittoria da palmarès. Poi si è via via afflosciato, condizionando in negativo tutto l'ambiente. Se non ci crede lui, che ogni anno lancia proclami di ridimensionamento, poi puntualmente smentiti dal campo, perchè ci dovrebbero credere i romani?

La Virtus ha uno dei migliori allenatori italiani, Dalmonte, eppure sembra un ripiego. Negli ultimi tre anni Roma ha raggiunto le Top 16 di Euroleague, una finale scudetto con Calvani, una semifinale con Dalmonte, eppure manca entusiasmo. Si aspetta che l'investimento lo facciano altri. Forse manca una Lazio basket in serie A per accendere campanilismi? può darsi. Forse manca un modellatore della materia prima, una corretta comunicazione, la voglia di rapportarsi con il territorio.

Se nonostante i risultati la percezione è quella dei predenti, cosa che tiene lontani gli sponsor, come lamenta Toti, non sarebbe l'ora di cambiare atteggiamento? L'ultimatum del 26 settembre con 2400 abbonamenti sottoscritti per poter andare al Palalottomatica era un fallimento mediatico annunciato. E il risultato conseguente è in dirittura d'arrivo. Speriamo che i romani, giusto per fare bastian contrari come sono capaci, corrano al botteghino per farmi un dispetto.