A2/F- Broni, Cipolla: «La serie A1 non è un sogno! Ma attenzione ai playoff»

Presente e futuro del dream team biancoverde secondo il presidente Cipolla «Da giovane ho giocato nel Torino. Ma poi è scoppiato l’amore per il basket»
Fonte: Franco Scabrosetti - La Provincia Pavese
A2/F- Broni, Cipolla: «La serie A1 non è un sogno! Ma attenzione ai playoff»

E’ un vecchio cuore granata diventato biancoverde. Il granata è quello del Grande Torino, il biancoverde non è quello del Celtic Glasgow o del Wolfsburg, ma quello della Omc Broni di basket femminile.

Bruno Cipolla, bronese doc con alle spalle un passato nelle giovanili del Toro, due estati fa si è «convertito» alla palla a spicchi rosa.

Dipendente nel settore amministrazione e vendite di una nota multinazionale specializzata in materiale elettrico, 52 anni, padre di Andrej, entrato in società nell’estate 2014 con la carica di vice presidente, è diventato il numero uno della Omc Broni nel luglio 2015, al posto del dimissionario Alessio Cagnoni.

La sua squadra, dopo aver messo in bacheca la Coppa Lombardia e la Coppa Italia, è ora impegnata nei playoff promozione: la prossima tappa è in programma domenica primo maggio al PalaBrera contro il Sanga Milano, per gara uno delle semifinali al meglio delle tre partite.

Conosciamo meglio il presidente o semplicemente il "pres", come lo chiamano tifosi e dirigenti.

Ci dice qualcosa del suo passato da calciatore?

«Andiamo alla preistoria, - risponde ridendo - avevo 14 anni, quindi nel 1968. Sono stato visionato dagli osservatori del Torino durante un torneo estivo a Pietra Ligure. Non giocavo in nessuna squadra, ma solo per divertimento. Ero uno stopper, adesso il calcio è cambiato e quel ruolo non c’è più. E’ stata una bella esperienza durata un anno. Poi ho giocato nel Broni un paio di stagioni. Quando ho smesso, a 20 anni, ho iniziato a lavorare».

Il calcio a Broni non attraversa un buon momento, secondo lei perché?

«Mi dispiace vedere la squadra di calcio in Terza categoria. Da cittadino bronese mi piacerebbe vedere le nostre squadre eccellere in tutti gli sport. Gli faccio un grosso in bocca al lupo per il futuro».

La passione per il basket quando nasce?

«Da bambino avevo giocato a basket per un paio di partite con il maestro Igino Montagna (il papà del basket bronese) ma non era il mio sport preferito. Tre anni fa mio figlio Andrej ha iniziato a frequentare la scuola minibasket al PalaBrera e da lì è nata la passione per la palla a spicchi».

Chi l’ha convinta ad entrare in società?

«Ero stato contattato da Antonio Bernini, poi avevo avuto un incontro con Alessio Cagnoni e con l’attuale ds Gianluca Caraffini, che mi hanno chiesto se potessi dare un mano. Ho accettato di buon grado e adesso sono presidente, un incarico che ricopro con entusiasmo».

"C’invidiano, dunque siamo", parole di Brera, poste su una targa all’ingresso del palazzetto. In questo momento siete il punto di riferimento dello sport provinciale, ne siete consapevoli?

«Siamo un fiore all’occhiello. Poi siamo stati su Rai Due e anche su Sportitalia, in due importanti trasmissioni. Tutta pubblicità per noi»

A Torre Boldone ha sofferto?

«Sono arrivato un po’ in ritardo e quando ho visto che eravamo avanti di un solo punto mi sono preoccupato. Forse c’è stata un po’ di sufficienza, mentre Albino ha giocato la partita della vita. Ma alla fine conta il risultato».

Il primo scoglio è superato, adesso c’è Milano. Che sfida sarà?

«Sarà una partita difficilissima, loro hanno un buon quintetto. Il campo dirà la sua, non mi sbilancio».

Tutte sono determinanti per la costruzione di un successo, ma c’è una giocatrice in particolare che l’ha colpita più delle altre?

«Il gruppo vince, tutte danno il meglio».

E’ passato più di un mese dalla vittoria in Coppa Italia, un ricordo indelebile. Ma adesso cosa può succedere?

«Tra un mese potremmo essere in A1, le possibilità ci sono. Ma attenzione perché i playoff sono una cosa diversa».

Sta passando un treno con destinazione "leggenda". Farete di tutto per salirci?

«Nella storia ci siamo entrati vincendo tutte le partite di stagione regolare, adesso speriamo nella classica ciliegina sulla torta».

Oramai è certa la conferma di coach Sacchi, ma ci sono già allo studio altre idee per la società del domani?

«Al momento no, ci dobbiamo vedere a breve termine. Coach Sacchi rimane con noi ancora due anni, come stabilito nel "Progetto Broni"».

Uno dei suoi crucci è sicuramente il settore giovanile. A che punto siete?

«Abbiamo un accordo con il centro minibasket Eurobasket Broni di Giuseppe Zucconi per fare crescere l’attenzione verso il basket. Bisogna evitare di perdere quei ragazzi che magari, dopo una prima esperienza al basket, si indirizzano verso altre discipline».

Sul fronte delle sponsorizzazioni si muove qualcosa?

«Ci stiamo guardando intorno per allargare il poule di sponsor, il tempo corre e stiamo lavorando.I main sponsor vorranno essere sulla maglia soprattutto con un’eventuale promozione, che potrebbe diventare un volano per altri marchi».

Tre aggettivi per i tifosi, i Viking…

«Unici, insostituibili, sono il nostro sesto uomo. Se non ci fossero loro questi risultati non sarebbero arrivati. Giovedì sera a Torre Boldone si sentivano solo loro, nonostante il palazzetto fosse stracolmo. Una cosa incredibile, anche emozionante. Poi nelle mie notti insonni mi ricordo lo striscione esposto prima della semifinale della Coppa Italia. Penso una cosa da serie A di calcio».

Domenica primo maggio, alle ore 18, i bronesi cosa dovrebbero fare?

«Devono venire al PalaBrera perché abbiamo bisogno dei Viking e di tutti i bronesi per continuare a sognare insieme. Tutta Broni risponde sempre alla grande».

Grazie presidente e in bocca al lupo.

«Crepi il lupo».