...Ancora sulla Nazionale, tifosi e vip si esprimono

...Ancora sulla Nazionale, tifosi e vip si esprimono

Io penso che si debba partire dalla constatazione che l'Italia, ai Campionati Europei di basket, ha dato tutto quello che poteva dare. Partendo da questo presupposto, si possono ricavare alcune considerazioni, derivanti dal a volte impietoso confronto fra i nostri giocatori e quelli delle altre nazionali. Il primo dato evidente è che FISICAMENTE non siamo in grado di reggere alcun confronto. Da questo punto di vista abbiamo pagato con tutti, anche con quelli che abbiamo battuto. Inutile girarci intorno: noi non abbiamo un 2,20 da piazzare in mezzo all'area, e anche se l'avessimo non avrebbe sicuramente le doti atletiche dei Lettoni, dei Lituani, degli Sloveni, ecc. Questo perché un 2,20 italiano a tutto penserebbe eccetto che a faticare in palestra lavorando sul fisico (vedi Bargnani, e vedi anche Baldi Rossi, per non parlare di Pascolo). Il secondo dato è che in attacco non abbiamo FANTASIA, non abbiamo INVENTIVA, non sappiamo scegliere la giusta opzione al momento giusto. Se facciamo il 60% da 3 vinciamo, altrimenti perdiamo anche dal Dopolavoro ferroviario. Hai un bel dire che la colpa di tutto è degli stranieri che in campionato tolgono spazio ai nostri giovani. Se i nostri giovani giocassero come Doncic non ci sarebbe straniero che tenga! Si potrà obiettare che Doncic è Doncic perché ha avuto la possibilità di esprimere il suo potenziale, ma io non sono d'accordo. Doncic è Doncic perché proviene dai Playground, dai campetti di perferia o da quelli che per noi erano una volta gli Oratori. Doncic non è stato costruito. Doncic si è costruito. Non esiste al mondo un allenatore che sappia insegnare a Doncic quello che Doncic ha imparato da solo! Certo, la natura ci ha messo certamente una buona mano, ma la gran parte ce l'ha messa lui.

Leandro Freguglia - Roma

 

Penso che per gli Azzurri di Messina questo sia stato il max traguardo raggiungibile, penso e ne sono convinto che abbiano dato tutto quello che avevano, penso che in panchina ci fosse uno dei migliori allenatori che l'Italia abbia mai prodotto......penso anche che dietro a questa Nazionale c'è un buco generazionale preoccupante e che rimarrà tale se dalle Nazionali giovanili che hanno prodotto ottimi risultati non tiriamo fuori giocatori in grado di stare in campo non solo in serie A ma soprattutto in campo internazionale, sono seriamente preoccupato perché nel 2017 a guida della Federazione abbiamo ancora, l'ennesimo politico che non ha nessun interesse a schiodare il real culo dalla poltrona, il male della pallacanestro italiana parte da li, da quella poltrona!

Marco Tirel - Cremona

 

La Slovenia ci ha dimostrato che nel basket bisogna fare 1 punto più degli avversari. Talento, compattezza ed entusiasmo. L'Italia solo compattezza e parziale talento, ma senza mai esprimere entusiasmo, quello che nelle palestre manca totalmente. Parlo di entusiasmo al servizio di fantasia e sfacciataggine e non di presunzione e faciloneria di cui invece si abbonda. Un risultato positivo non avrebbe cancellato i nostri difetti, quello mediocre non aggiunge altro alle nostre carenze. Un bravo comunque agli Azzurri, ma ancora perplessità e critica al nostro complessivo Sistema !

Sandro Spinetti - Cagliari

 

Zappelloni sulla Gazzetta ci ricorda che l'ultima medaglia della Nazionale risale al 2004 con l'argento di Atene. Vero, ma quella squadra era formata da giocatori che erano cresciuti nel basket dei due stranieri, vale a dire abituati a giocare con piena responsabilità sulle spalle, cresciuti a lungo nella medesima società, spesso col medesimo coach. Poi con la globalizzazione selvaggia tutto è cambiato, ma è stato come se non ce ne fossimo accorti. Di fronte all'evidente deterioramento delle condizioni di crescita dei giocatori era necessario ripensare il modo di formare i nostri giovani a un livello competitivo superiore. Invece abbiamo fatto finta che nulla fosse cambiato e abbiamo continuato a pensare alla Nazionale occupandoci solo del tetto e trascurando le fondamenta, il piano nobile e le stesse scale. Mentre la Spagna, la Germania , la Francia strutturavano progetti che adeguavano la formazione dei giocatori alle nuove condizioni che si andavano consolidando. Ora ci sentiamo dire che ci sono i soldi ma, chissà perchè, non ci sono i risultati. Speriamo solo che quei soldi non vengano dai sacrifici delle piccole società che hanno dovuto trasformare il vivaio in corsi a pagamento per rastrellare quote fino ai diciotto anni, con colpevole discriminazione sociale nei confronti dei ragazzi italiani. E a nessuno viene in mente di indagare su come ha fatto la Germania a crescere cosi repentinamente in uno sport globalizzato come il basket.

Valerio Bianchini - Roma