Belinelli lancia la sfida del Preolimpico "porteremo l'Italia alle Olimpiadi"

Belinelli lancia la sfida del Preolimpico "porteremo l'Italia alle Olimpiadi"

Prima di ritornare negli USA per la nuova stagione con la maglia dei Sacramento Kings, ultimi giorni in Italia per Marco Belinelli che ore 18 alla Libreria Feltrinelli di piazza di porta Ravegnana a Bologna presenterà il suo libro "Pokerface", per poi replicare a Milano. Nel frattempo Marco stuzzica i tifosi del basket azzurro con questa intervista botta e risposta con Alessandro Gallo sulle colonne del Resto del Carlino: "Andremo alle Olimpiadi".

Belinelli, ripartiamo dagli Europei. Avrei voluto vincerli. Avevamo buone carte da giocare. Abbiamo esordito male con la Turchia. Poi....

Poi? C'è stata una reazione importante. Un bel gruppo, un ottimo affiatamento. C'erano le premesse per vincere questo Europeo che ci avrebbe regalato le Olimpiadi.

Invece ci sarà il preolimpico. Chissà chi risponderà alla chiamata azzurra. Nelle vene mi scorre ancora tanta rabbia, per come è andata a finire, Ma ci saremo tutti: le Olimpiadi sono qualcosa di speciale. Vogliamo riportare l'Italia ai Giochi.

Sono le parole di un leader. Non lo so. Questo lo lascio dire ad altri.

In campo s'è visto un Belinelli pronto a incoraggiare il compagno che aveva sbagliato, Cusin, pronto a rifornire Bargnani perché si sbloccasse. Ho cercato di essere una presenza. Di parlare molto, di farmi sentire. E' quello che ho imparato nella Nba. E' quello che mi hanno trasmesso Popovich e Ginobili.

Qual è stato il compagno con il quale ha legato di più? Direi tutti. In passato facevo coppia fissa con Mancinelli. Agli Europei ho scoperto tanti amici, Gentile, Cusin, Gallinari, Polonara.

Mai visto un Bargnani così determinato. Sono felice per il Mago. Era da tempo che non lo vedevo sorridere così. E' il segnale di un gruppo forte.

Il "cinno" non c'è più, insomma. Sono sempre quello di San Giovanni in Persiceto. Non sono più un cinno, sono cresciuto perché ho 29 anni. Sono più maturo, ma non ho perso le mie amicizie, i miei affetti, quello in cui credo.

Quando ripartirà per gli States? Penso il 27. Ho un paio di incontri legati al libro, un altro con Nike. Ma devo rifiatare. E' stata un'estate lunga e pesante.

Si ricomincia dai Kings: dopo due anni il titolo Nba non sarà più un obiettivo. Vero, però il progetto a Sacramento è intrigante. E' un po' che non si qualifica per i playoff. Voglio aiutare il club a crescere. Ho maturato esperienze tali che mi fanno pensare di poter essere utile.

Intanto ha firmato quello che viene definito il contratto della vita. Diciannove milioni in tre anni. Sono tanta roba. Ho guadagnato anche prima. Ma, nonostante mi consideri molto fortunato per questo, ho sempre dato risalto ad altri aspetti. Un buon conto in banca non può sostituire amicizie e famiglia. Ecco perché sono fortunato.

Come vede Virtus e Fortitudo? Negli ultimi tempi sono stato assorbito dalla Nazionale. Mi sono informato poco. Però un'idea ce l'ho.

Quale? A Bologna serve il derby. Spero possa tornare il prima possibile. Anche se non sarà facile: dalla A2 sale solo un club.

Quanti tatuaggi ha messo insieme? Ho perso il conto. Dunque, uno, due, tre, quattro... Ecco, ci sono tutti e sono dieci.

Se le proponiamo l'undicesimo con i cinque cerchi olimpici? E' un pensiero che ci può stare. Ma non posso prendere impegni ora. E' nata una passione per i tatuaggi. Non escludo sorprese.

Più facile un tiro da tre o scrivere un libro? Il tiro da tre. Tutta la vita. Il libro è stata dura. Anche se è stata una bella esperienza. Piace a tutti. In tanti mi scrivono per avere notizie.

Chi ha scelto il titolo? Un po' tutti. Io, i miei fratelli Enrico e Umberto, Elisa Guarnieri, lo stesso Alessandro Mamoli. Un grande titolo.

Senta Pokerface, pensa mai al ritiro? Mai. Gioco ancora per tanti anni.

Così maturo e leader da far pensare che tra 10-15 anni siederà su una panchina. Mai. Amo il basket. Ma resto un giocatore. Per un futuro molto lontano sono attratto dalla moda. Lo sapete che sono attento al look.