Varese pronta a stupire, parola di Vescovi

Fonte: Repubblica.it
Varese pronta a stupire, parola di Vescovi

Alla fine pure tra i presidenti ne resta uno solo, al comando. E la stagione regolare ha eletto, con un turno d'anticipo, Francesco Vescovi di Varese. Per lo scudetto si dovrà passare da Masnago, il tempio della squadra prima in classifica dalla giornata numero 1 alla 30, in programma domenica prossima.
Vescovi, ritrovarsi primi in realtà inseguendo quale obiettivo?
"All'inizio con la consapevolezza che avevamo cambiato tutto, allenatore, staff, squadra. Già nelle amichevoli però erano emerse le qualità tecniche e morali del gruppo. Da lì è nata questa stagione stupenda".
Cosa premia questo primo posto, della vostra organizzazione?
"La condivisione della nostra realtà. Ad inizio stagione ho spiegato alla squadra cos'è la Varese di oggi. L'esigenza del club di vendere il proprio prodotto anche fuori dal campo. Esistiamo perché esiste il Consorzio, che richiede ai giocatori la disponibilità di girare aziende e scuole, con l'obbligo del sorriso. Se poi c'è anche il risultato sportivo, il Consorzio può crescere. I ragazzi l'hanno capito e per noi è un risultato che vale quello sul campo".
Ha parlato due volte alla squadra. La seconda dopo la sconfitta in finale di Coppa Italia?
"No, il giorno prima. Ma è una cosa che deve restare nel nostro spogliatoio. Diciamo una parte 2 di quanto detto ad inizio anno".
Si dice che le sconfitte insegnano più delle vittorie: quella finale persa con Siena è stato un insegnamento utile per mantenere il primato di oggi?
"Quella sconfitta ha bruciato molto, perché volevamo la Coppa. Però ci ha fatto tornare a lavorare più di prima. L'abbiamo messa in un angolino della nostra testa. Vedremo di tirarla fuori al momento opportuno".
Aleggia da tempo il parallelismo con la stagione 1998/1999: anche in quella Varese non era favorita, anche in quella perse la finale di Coppa Italia. Ma finì con lo scudetto della stella.
"Mi auguro che ci siano analogie. Ma l'unica similitudine che accetto è che questa squadra, come quella del '99, mette energia in campo ed ha saputo riportare entusiasmo ai tifosi e ad una città intera".
A Varese ha fatto di tutto: 21 stagioni sul campo, poi vice allenatore e general manager. Dove è nato il Vescovi presidente?
"Il ruolo di manager fu un'idea di Castiglioni all'indomani della peggior stagione di Varese degli ultimi vent'anni. Quando poi è nato il Consorzio diciamo che non c'era la fila fuori per fare il presidente. Era una grande scommessa, l'unica certezza che il lavoro sarebbe stato durissimo. Ma da solo non ho fatto nulla, diffido sempre di chi dice "ho fatto". Al mio fianco sono stati altrettanto importanti i membri del CdA, Lo Nero, Gandini e Coppa".
Il primo posto in stagione regolare vi costa qualche premio non previsto?
"I contratti prevedono premi individuali, ma nessuno speciale. Non ce li possiamo permettere".
Chiudete la stagione con una sola sconfitta in casa: contro Venezia. Che incontrate domenica e poi nel primo turno di playoff, equivale a dire almeno cinque volte in dodici giorni.
"Ci trovarono nel momento peggiore della nostra condizione, noi senza Banks ed Ere, infortunati e da recuperare in vista della Coppa Italia".
In compenso i risultati di ieri, con la Reyer già qualificata nei playoff, hanno tolto Vitucci dall'imbarazzo di giocare contro Venezia con qualcosa in palio: in quel club c'è nato e cresciuto...
"L'imbarazzo glielo avremmo tolto subito noi perché Varese va sempre in campo per vincere. Se sarà un'amichevole? Beh, magari qualche zona bulgara...".
Siete i detentori del fattore campo nella stagione dei playoff con tutte le serie su 7 partite.
"Per noi è un vantaggio, perché Masnago è sempre uno stimolo forte. Le serie lunghe proteggono la qualità, pure se i playoff azzerano tante cose. Di garantito c'è solo la posizione in griglia ed il fattore campo".
Vincerà la squadra più lunga o la squadra più vera?
"Meglio farli con un roster lungo, ma sono convinto che i playoff premieranno chi ha consolidato nel tempo la sua qualità. Quelli con il roster più lungo hanno fatto le coppe ed erano contrari alle sette gare. A me piace. Vediamo, valutiamo e semmai cambiamo".
Per un club è un'opportunità di ricavo in più?
"Noi abbiamo avuto quasi 2800 abbonati per i playoff, circa 250 in più della stagione regolare. Credo che economicamente sia gratificante, soprattutto se le serie saranno interessanti e spettacolari".
Varese è la favorita dei playoff?
"No. Noi restiamo sfidanti di quella che ci ritroviamo davanti. E' la nostra forza dalla prima giornata, se ci sentissimo favoriti perderemmo un po' della nostra voglia di stupire".
Varese-Venezia è abbinamento già scritto. E dallo stesso lato di tabellone si configura un Milano-Siena che farebbe notizia: o escono i campioni d'Italia oppure il club che più di tutti vuole ereditarne il ruolo.
"Toglierebbe di mezzo una delle più forti candidate alla vittoria. Per le altre andrebbe bene...".
E se fare l'Eurolega, l'anno prossimo, dovesse toccare a Varese?
"Aspettiamo il risultato del campo. Restiamo quelli che non vogliono fare il passo più lungo della gamba, mettendo a rischio il progetto. L'Eurolega è una bella cosa, ma pure un boomerang".
L'Eurolega fa crescere i costi. Ma aumenta anche l'appeal per confermare i vostri pezzi buoni.
"E' vero. La conferma di uno come Dunston la vedo difficile. Però gli consiglierei di restare un altro anno con noi, è ancora giovane, lui come altri. E confrontarsi con i migliori facendo leva sulla forza di questo gruppo. Dipende dai rapporti con gli agenti. Vorrei confermare molto di questa squadra. Poi nel cassetto abbiamo idee per farne un'altra, dobbiamo essere pronti".
La vera scommessa di quest'anno?
"Su Green ed Ere non avevo dubbi, Banks ce l'aspettavamo, Dunston sicuramente è quello che ha impressionato. Ma mi accarezzo Polonara e De Nicolao e se devo dire un nome è il suo perché nella stagione è divenuto sempre più importante".
Quando avete perso Ere e Banks non siete andati sul mercato, pure se a rischio c'era la Final Eight di Coppa Italia. Ora invece avete aggiunto Dejan Ivanov: per l'infortunio di Polonara o era previsto un intervento?
"L'idea di un'addizione c'era, ed è stata possibile grazie ad un nostro consorziato. Abbiamo identificato tra i lunghi il ruolo nel quale potevamo essere più vulnerabili, non per scarsa fiducia nei nostri: nei playoff il gioco è più fisico, ogni due giorni".
Chi è l'MVP del campionato, Datome o Dunston?
"Li metto entrambi sul gradino più alto. Datome ha dimostrato di essere un grande giocatore, stagione stupenda, riportando entusiasmo in una piazza importante come Roma. Dunston è l'essenza della spettacolarità di questo gioco".
La prima della classifica è sempre un rifermento, Varese lo è puntualmente per la sua rinascita attraverso il Consorzio. Questo ha un po' offuscato la qualità della squadra?
"Non credo, vanno di pari passo. Se la società cresce, cresce anche la squadra e viceversa".
Perché avete individuato in Vitucci la persona giusta per la vostra panchina?
"Per la sua capacità di ottenere risultati in condizioni molto difficili, esempio di abilità nel rapporto con i giocatori. Oltre le qualità tecniche. Poi ci siamo trovati subito in sintonia: desideroso di emergere e con la giusta ambizione".
Più facile che l'anno prossimo resti Vitucci, a Varese, o Vescovi?
"Non lo so. Sono situazioni che vanno valutate bene, ora non è il momento. C'è un altro obiettivo".
Chi decide se Vescovi resterà a capo di Varese?
"Non dipende solo da me. Devono esserci i presupporti. Tutti sono utili e nessuno è indispensabile, non dovessi esserci più io resterebbe la soddisfazione di lasciare una società che funziona e può andare avanti anche senza di me".
Tre anni fa i soci si impegnarono per salvare la Pallacanestro Varese: c'era anche una forte spinta emotiva. Ora che gli obiettivi cambiano, cambia anche l'atteggiamento dei soci, saliti a 74?
"Può essere. Ma il consolidarsi vuol dire aumentare la propria visibilità tra chi alimenta il Consorzio. E vale anche per gli sponsor. Il basket resta uno sport bello, pulito e con appeal per i giovani. Credo che anche quest'anno chiuderemo senza chiedere altri sforzi per ripianare perdite. Mi auguro che la nostra serietà gestionale venga ripagata".
Per oltre il 40% dei soci scade l'impegno triennale. Conferme?
"Parecchie. Pure se per la crisi economica abbiamo deciso di non chiedere più un impegno triennale".
Quando saprà, Varese, l'entità delle risorse per la prossima stagione?
"A metà maggio c'è una nuova assemblea. Alcuni consorziati hanno chiesto di aumentare la loro presenza nel CdA della società. Una richiesta che non può essere fine alla carica. Avrà posto chi porta un bene alla società, che siano altri soci o sponsor".
Come sta il basket, Vescovi?
"Restiamo quelli dell'orticello, si bada poco all'aspetto globale. E' dura trovare la risorse, serve però facilitare il lavoro dei club, diminuendo i costi. Con la Fip non serve uno scontro, ma un confronto forte: non siamo solo quelli che mandano in campo dieci giocatori, ma gestiamo interi settori giovanili. Quelli che negli anni si sono persi, o quasi, tra Treviso, Livorno, Bologna, Napoli, Reggio Calabria. Perché il danno vero è questo e va oltre la perdita di un club professionistico".

Stefano Valenti