Il Gigigante - Attraversando il mondo e la vita da Olbia a Mont'e Prama

Luigi Datome
Luigi Datome
© foto di SAVINO PAOLELLA

(di Francesco Rivano). La nostra storia inizia in un campo. Non in un campo da Basket, ma in un campo da coltivare. Il contadino sta arando il terreno sotto il sole cocente e alla fatica del lavoro pesante, che gli permette di guadagnarsi da vivere e di sfamare la propria famiglia, si aggiunge la sfortuna; eh si la sfortuna, di cui risentiremo parlare più avanti. La lama del suo aratro cozza contro una pietra e si spezza. Disperato, contrariato, al dire il vero imbufalito, il contadino si mette a scavare, vuole prendere quella pietra, a costo di rompersi la schiena e la vuole scaraventare lontana dal suo terreno. E scava. Ma ciò che trova lo lascia a bocca aperta, esterrefatto. A pochi chilometri di distanza c’è il mare, l’elemento naturale più familiare per una delle prime terre emerse del Mediterraneo, l’elemento naturale che circonda una terra unica nella sua conformazione e nei tratti somatici e caratteriali di chi la abita. Una terra fatta di uomini che al primo approccio possono sembrare testardi, permalosi e burberi, una terra in realtà nella quale i valori principali sono la generosità, l’orgoglio e l’amore per la Grande Madre e per le tradizioni tramandate di generazione in generazione dalla notte dei tempi.

Gigi nasce in Veneto, a Montebelluna nel novembre del 1987, ma cresce ad Olbia. Il padre Sergio è un grande appassionato di basket e nella città della Gallura rileva la squadra locale, la Santa Croce di Olbia, indirizzando fin da subito le scelte sportive dei figli Luigi e Tullio. Luigi si mette in mostra fin da subito, e già nelle giovanili attira l’attenzione dei grandi Club della penisola. Bologna, Treviso e Siena si fanno avanti ed è quest’ultima, con a capo Coach Recalcati, a convincere Luigi a lasciare la sua terra d’origine per intraprendere una carriera professionistica nello sport che ama. A soli 16 anni partecipa e vince i campionati cadetti, juniores e addirittura la Serie A con la Montepaschi e nel 2004, le sue prestazione agli Europei Under 18, focalizzano l’interesse degli scout d’oltreoceano piazzando Gigi al sesto posto nell’esclusiva classifica delle migliori promesse europee della sua leva. Le attenzioni sul giovane ragazzo sardo sono tante, così come sono elevate le aspettative e Gigi non riesce ad esprimere tutto il suo talento in un contesto ricco di pressioni come quello della dinastia della Mens Sana. Meglio crescere altrove, in un ambiente meglio disposto ad aspettarlo e farlo crescere e arriva il trasferimento. A Scafati Gigi riesce ad esprimere il suo vero valore e le due annate in Campania gli valgono la convocazione nella Nazionale maggiore e il desiderio delle squadre top in Italia di metterlo sotto contratto. Ad acquisirne i servigi è la Virtus Roma dietro suggerimento di Dejan Bodiroga. A Roma esplode tutto il talento del gallurese che culmina, dopo 5 anni, nel 2013, con la finale persa contro l’allora inarrivabile Siena. E il saluto alla capitale Gigi lo vuole lasciare in grande stile, con una giocata strepitosa, quella in gara 2 quando partendo dalla sua area va in contropiede e affonda una schiacciata devastante staccando da Olbia, attraversando il Tirreno e affondando ad una mano nel canestro del  PalaLottomatica 

 Il 9 Luglio del 2013 è una data da ricordare per Gigi. Come agli inizi del ‘900 tanti suoi conterranei hanno abbandonato la terra natia, lasciando in essa un pezzo di cuore, Gigi sbarca negli Stati Uniti per calcare i parquet più famosi del Basket mondiale. Detroit e la NBA accolgono Gigi, che raggiunge i connazionali Bargnani, Belinelli e Gallinari. La NBA, un sogno, un punto di arrivo e lo scenario nel quale misurarsi con i più forti, nel quale esprimersi sulle orme dei più grandi di sempre. Se solo ti venisse data l’opportunità. L’avventura oltreoceano di Jesus, così soprannominato per le somiglianze con qualcuno di influente nelle sfere più alte della nostra esistenza, non è degna di essere ricordata se non con una punta di amarezza. In un anno e mezzo trascorso a Mo-Town 37 presenze, un brutto infortunio e l’esperienza tra le più sconfortanti dell’intera carriera, la D-League. Il trasferimento a Boston nella franchigia più titolata della Lega, sembra faccia bene al Gigione capitano della nazionale tanto è vero che minuti e percentuali aumentano notevolmente, incassando anche la stima di Coach Stevens che lo classifica come “uno dei migliori tiratori che abbia mai allenato”, ma l’esperienza oltreoceano finisce con lo Sweep di Lebron che porta i Cavs a sconfiggere Boston 4 a 0 nel primo turno dei Playoffs 2015.  8.1 minuti, 3.4 punti, 1.4 rimbalzi e 0.4 assist di media il tutto in 55 presenze; non esattamente il fatturato che Gigi si aspettava di produrre nella sua carriera NBA. Il ritorno in Europa è anticipato dall’Europeo svoltosi tra Berlino e Lille, nel quale il capitano non ha potuto dare il suo contributo a causa di guai fisici. Ad accogliere la barba di Gigi è Zelimir Obradovic e la corazzata Fenerbahçe. Una squadra ricca di fenomeni: Bogdanovic, Antic, Vesely, Udoh, Sloukas e Bobby Dixon nella quale è difficile emergere se non sei un vero campione. Ma Gigi lo è. Con il 70 sulle spalle, come ai tempi di Boston, in memoria dell’anno di nascita della sua prima società di appartenenza, la Santa Croce di Olbia, si è ritagliato il ruolo di leader tecnico in mezzo a tanti campioni, il go to guy dei momenti difficili, il punto imprescindibile in una squadra dagli interpreti interscambiabili. Ma la dea bendata non flirta con Gigi, in Turchia come per tutto il resto della carriera fino a quel momento; la dea bendata che gli mette di fronte la Siena imbattibile nel suo periodo di massima forma a Roma; la dea bendata che oscura la vista di chi non lo considera all’altezza della NBA a Detroit; la dea bendata che gli volta le spalle nell’Europeo 2015 con la nazionale forse più talentuosa di sempre provocandogli un infortunio; la dea bendata che, sotto le sembianze di Victor Khryapa, lo porta un tap in a un secondo e nove decimi dall’alzare quell’Eurolega che al Fener non hanno mai vinto. Ma Gigi è testardo, orgoglioso e ha un cuore immenso e trasmette i suoi valori a tutta la Istanbul giallo-nera. L’anno successivo il Fener ci riprova e questa volta al Sinan Erdem Dome l’Olympiakos viene sovrastato dalla furia turca. Gigi mette a referto 11 punti e da idolo dei tifosi alza la coppa più prestigiosa del vecchio continente. Nel 2020 mamma Italia lo rivuole a casa. È l’Olimpia a mettergli a disposizione una maglia di prestigio e Gigi la ripaga con tutto il suo talento e la devozione per i colori che indossa. È l’anno successivo al campionato sospeso a causa del Covid-19 e alla prima manifestazione che mette in palio un trofeo Gigi alza la voce. 15 punti e titolo di MVP dopo la vittoria contro la VL nella finale della Coppa Italia. Ma il campionato di Serie A se lo aggiudica la Virtus guidata da Milos Teodosic. Mancano due anni alla fine del contratto e probabilmente alla fine della carriera e se proprio deve lasciare la sua passione Gigi vuole farlo da protagonista. Due cavalcate trionfali in campionato con l’exploit del titolo di MVP nella serie finale del campionato 2022-2023. Manca l’ultima competizione prima di dire basta, manca l’ultimo tentativo di provare a diventare leggenda anche con la maglia della Nazionale, ma nelle Filippine, dopo aver battuto la favoritissima Serbia, suonando la carica per una rimonta incredibile, si deve arrendere alla Francia. È il 9 Settembre del 2023 contro la Slovenia l’ultimo gettone speso dal ragazzo nato a Montebelluna e cresciuto a Olbia. Dopo la sua gara di addio tutto l’amore che Gigi ha dedicato al gioco è tornato indietro in una marea di manifestazioni di affetto che hanno travolto sala stampa, giornali, programmi sportivi e social. Si ritira un Gigante, chiosa qualcuno. Un Gigante Sardo. Un gigante come quello trovato per caso a Mont’e Prama nella zona di Cabras (Oristano), dove degli scavi archeologici, fra lo stupore di quel contadino che ha dato il via a questo racconto, hanno riportato alla luce trenta statue di arenaria raffiguranti arcieri, pugilatori e soldati dalle dimensioni enormi. Grazie a questi scavi  gli studi collocano la Sardegna tra le prime terre frequentate dall’uomo e ben identificano lo spirito combattivo di un popolo fiero ed orgoglioso. E Gigi Datome ha illuminato e illumina ancora oggi nello sport questa terra millenaria, come quella luna cantata dai compianti Bertoli e Parodi, che spuntando da dietro il monte, diffonde luce ai prati nei quali i bambini inseguono i loro sogni.

Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi giorni ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.