La nuova stella della NBA Donovan Mitchell nello stupore dei Jazz

La nuova stella della NBA Donovan Mitchell nello stupore dei Jazz

Non pensava di essere scelto al primo giro del Drafft. Non poteva immaginare che la sera stessa Denver lo avrebbe scambiato per Lyles spedendolo a Utah dove sarebbe stato l'ultimo di una batteria di esterni composta da Dante Exum, Rodney Hood o Alec Burks, e dove la leadership era saldamente nelle mani di Gordon Hayward.

Qui comincia a cambiare la storia di Donovan Mitchell. Hayward sceglie Boston, tra i Jazz c'è un pò di confusione e si devono riscrivere le gerarchie. La possibilità di non fare una semplice qualsiasi stagione da rookie: il general manager Dennis Lindsey se ne accorge alla Summer League, la franchigia decide di dargli spazio. L'ambiente dello Utah, così lontano dallo  "Stars System" come Los Angeles o New York, probabilmente gioca anche a suo favore.

Per Lindsey giocano a suo favore anche l'educazione che Donovan Mitchell ha ricevuto dai suoi genitori, il cui padre, Donovan Sr., è il direttore delle relazioni con i giocatori di New York Mets (baseball). Così, il rookie è cresciuto nell'ambiente sportivo professionale. E sottolinea anche il duro allenamento di Rick Pitino durante i suoi due anni a Louisville.

Mitchell non pensava che a questo punto della stagione avrebbe avuto 58 partite di regular season disputate e per di più con medie di 19,6 punti, 3,5 rimbalzi, 3,5 assist. Né che si sarebbe imposto come giocatore leader per l'ultimo quarto della squadra, come successo ieri sera contro i Wolves, e non era la prima volta. E nemmeno che si stia giocando il titolo di Rookie of the Year contro un predestinato come Ben Simmons dei 76ers. Eppure...