Robbie Hummell "sono un uomo-squadra che contribuisce ai successi del gruppo"

Robbie Hummell "sono un uomo-squadra che contribuisce ai successi del gruppo"

"Pur avendo qualche possibilità di giocare ancora nella NBA non potevo lasciar perdere l'offerta di Milano e di fare l'Euroleague. In questo momento, l'EA7 rappresenta il meglio che potesse accadere alla mia carriera": è schietto alla penna di Luca Chiabotti della Gazzetta dello Sport il nuovo arrivato dell'Olimpia Robbie Hummel (26 anni, 2,03).

Una grande persona, Hummel e un grande professionista come riconoscono tutti, dal suo coach alla Purdue University, Matt Painter, a quello dei Wolves Flip Saunders. Ma chi è? Ecco la sua autodefinizione: "Un uomo squadra che prova a fare quello che serve per vincere, tirare ma anche facilitare il gioco, prendere rimbalzi, difendere. Sono a Milano per fare quello che ho sempre fatto, dai tempi del college, voglio contribuire ai successi della squadra più di quanto non sia stato in grado di fare nella Nba.

L'anno scorso, a causa degli infortuni a catena nei Wolves, ho giocato in tutte le posizioni, dal play al centro. Non mi aspetto di fare la stessa cosa qui... ma di poter scegliere tra ala piccola e grande. Come persona sono un tipo appassionato di sport e della vita all'aria aperta. Tifo per le squadre di Chicago, mi piace andare a pesca, gioco a golf. Sono a Milano da solo ma amici e familiari sono già pronti a venire a visitare l'Italia".

Alla voce infortuni: anche nella carriera di Hummel ce ne sono tre, e importanti. "A Purdue mi sono fatto male due volte in 7 mesi, eravamo una squadra che poteva arrivare al titolo, al vertice della nazione. E stato frustrante come dovermi fermare quando nella Nba stavo avendo spazio e giocato le migliori partite, come a Denver. Non dico che non ci riproverò, ma adesso penso a Milano".