Dalla NBA a Montichiari: Amar'e Stoudemire parla di Knicks, Durant, Pianigiani e razzismo

Dalla NBA a Montichiari: Amar'e Stoudemire parla di Knicks, Durant, Pianigiani e razzismo

Chi era a Montichiari porterà con sè il ricordo del suo break decisivo nel terzo quarto, che ha dato il via libera all'Hapoel Jerusalem di coach Simone Pianigiani contro l'esordiente Leonessa Brescia targata Germani. Amar'e Stoudemire, alla fine di una carriera NBA prestigiosa (6 volte All Star) arriva in Israele per una scelta di vita e per continuare a giocare a basket. Ecco qualche passaggio della sua intervista alla Gazzetta dello Sport.

Carriera. "Una volta deciso di chiudere con la NBA, ho pensato di giocare all'estero. Quale posto migliore di gerusalemme per farlo? Sono in salute, ho ancora l'abilità per giocare ad alto livello, e posso vivere una nuova esperienza. Poi, non dover giocare 82 partite all'anno, senza contare preseason e playoff, aiuterà".

Socio. "Nel 2012 ho saputo che il club era in vendita, ne ho comprato una parte. Poi la mia famiglia ha radici ebraiche, è una benedizione per me poter giocare a Gerusalemme".

Pianigiani. "Mi ricorda Mike D'Antoni. Grande comprensione del gioco d'attacco, spaziature, movimento di palla; ma anche ottime strategie difensive. Preciso e severo, vuole vincere e vuole farlo adesso".

Knicks. "Ottimo lavoro estivo: hanno preso Derrick Rose e Joachim Noah. Con Carmelo Anthony sano avranno una buona squadra. Jackson? Buon lavoro: ha preso i giocatori giusti e sta creando l'atmosfera migliore per avere successo".

Da Bargnani a Durant. "Bargnani? Ha talento, e per uno della sua altezza ha un grande tiro e ottimi movimenti offensivi. Durant è uno che vuole vincere, e ha fatto la cosa più intelligente. Quando sei free agent e hai la possibilità di decidere dove andare, puoi scegliere l'opportunità migliore. Come ha fatto James andando a Miami con Wade e Bosh".

LeBron. "Il numero uno al mondo, non posso dire se di sempre: con 3 anni di college e 2 di baseball, Jordan detiene ancora un mucchio di record".

Problemi razziali negli USA. "Le tensioni razziali non sono il vero problema. I media aprlano dei neri uccisi dalla polizia, ma lo stesso accade con molti bianchi. La vera questione è che i poliziotti devono essere più responsabilizzati nel fare il loro lavoro"