A2 - Le parole di coach Boniciolli in partenza per Agropoli

Fonte: bolognabasket.it
A2 - Le parole di coach Boniciolli in partenza per Agropoli

Dalla conferenza stampa di Matteo Boniciolli, in procinto di partire per Agropoli, ecco le parole del coach raccolte da bolognabasket.it:

Partendo da settimo ad Udine hai vinto la A2. In quella squadra c’era Carraretto, ci sono analogie tra le due squadre e che aspettative hai? “L’aspettativa è quella di tutti, ovvero andare in A1. Si rispettano tutti gli avversari, a partire da Agropoli che però di fatto ha solo una partita vinta in più rispetto a noi. È chiaro che quando si entra in una competizione, si entra per vincere. C’è un’unica analogia sostanziale tra le due esperienze: anche lì lavorammo tutta la stagione per farci trovar pronti quando contava, abbiamo fatto anche un piccolo ritiro in Austria per mettere ulteriori energie. Anche lì ci fu l’ingresso di Charly Smith, che come Amoroso era illegale per la categoria. Anche lì ci fu un lavoro mese per mese, anche lì ci fu un inizio con difficoltà, ma con l’obiettivo di arrivare pronti per il finale di stagione. Poi sono fiducioso, Raucci sta molto meglio di quello che mi aspettassi, ed è un arma in più. Non può fare 25 minuti ma 10, ed e una buonissima cosa.
E poi c’è un’ altra cosa che mi ha fatto piacere: il mondo dello sport gira attorno all’obbligo di vincere,  e il sono d’accordo con Vialli quando dice che “in Inghilterra vincere è una gioia, in Italia vincere è un sollievo”, io ho visto belle facce tutta la settimana tra i miei giocatori, abbiamo lavorato molto e bene e ci sono facce di ragazzi e uomini che hanno voglia di cominciare. 
Io credo che anche annunciare le proprie ambizioni pubblicamente sia naturale, e siccome facciamo sport, a partire da questa serie, se Agropoli sarà più brava di noi, stringeremo la mano e faremo i complimenti.
L’ambizione è quella di andare in A1, per il nome che portiamo, per la gente, per la crescita. E allora, perché non dovremmo provarci?”

Adesso comincia un altro campionato. Per voi è un vantaggio per la lunghezza del roster, siete favoriti. “Non so se siamo favoriti, però è la competizione a noi più adatta. Quando perdemmo senza Flowers a Brescia, parlando con i miei colleghi che tanto mi hanno supportato, chiesi a loro se due giorni dopo la stessa squadra ci avrebbe battuto. Io non credo. Abbiamo fatto malissimo due trasferte nel girone di andata, ma al ritorno io non ricordo una squadra che ci abbia disintegrato. Abbiamo perso di 2 a Mantova, abbiamo perso a Trevsio, abbiamo combattuto con tutti. Se abbiamo un vantaggio rispetto alle altre, è quello di avere 12 giocatori (compreso Rovatti), che quando vengono messi in campo non fanno danni. E questo in una competizione di questo tipo, è un buon discriminante.”

Basta limitare i due giocatori simbolo di Agropoli? “No, assolutamente no. Ne ho parlato anche con Perdichizzi, che con Scafati li ha affrontati. In una delle due gare, pensavano con una scelta difensiva di avere limitato Roderick, ma poi vinsero la partita senza di lui. Hanno vinto le prime 4, poi hanno avuto difficoltà rischiando di uscire dai playoff e poi hanno vinto le ultime 4 per arrivare secondi battendo Tortona all’ultima partita. Il lavoro della società, non è stato solo un lavoro tecnico, ma anche un lavoro più ampio che va oltre l’aspetto cestistico e hanno creato un gran gruppo. Ho grandissimo rispetto di Paternoster e dei loro giocatori, perché so cosa vuol dire allenare squadre di questo tipo. È più facile fare bene alla Fortitudo con la tradizione e lo spirito di basket che c’è, piuttosto che in una realtà piccola come quella di Agropoli. Dalle squadre che vengono dal “sommerso” ho un rispetto enorme, e proprio per questo, abbiamo insistito con la squadra perché bisogna rispettare i giocatori e il loro lavoro, assolutamente.”

Ti aspetti di più dai veterani? “Se continuassero a giocare come hanno fatto fino ad ora, sarei felice. Amoroso sta crescendo, Carraretto ha fatto un campionato eccezionale, e Sorrentino ha riscoperto il piacere del playmaking e non essere solo un giocatore di rottura. E se ci facciamo caso, la crescita della squadra è coincisa con la crescita dei playmaker.”