"La zampata voluta di Trento a Capo d'Orlando". Upea-Aquila in sala stampa.

Pozzecco e Buscaglia in sala stampa. Excursus di due stagioni per il coach dell'Upea, l'artefice della promozione trentina chiaro sulla gestione di una serie che ha fatto fuori due squadre del calibro di Torino e Trento.
07.06.2014 09:20 di  Chiara Borzi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Chiara Borzì
La festa di Trento
La festa di Trento
© foto di Chiara Borzì

A Capo d’Orlando la festa è dell’Aquila Trento. Anche in sala stampa. Dopo 20’ di colloquio con i giornalisti, Toto Forrai e compagni non hanno resistito alla tentazione di entrare in Sala e concedere un anticipo di doccia al coach del miracolo trentino, Maurizio Buscaglia.

Queste le dichiarazioni dei due allenatori impegnati in gara 3 della serie finale valida per la promozione in serie A.

Dichiarazione fiume e mo' di excursus delle due stagione vissute a Capo d'Orlando per Gianmarco Pozzecco.

Parlo prima io perché è giusto che i vincitori abbiano il loro palcoscenico. E’ giusto perché Trento ha giocato una serie clamorosa, ha giocato bene tutto l’anno e sono per certi versi contento per loro, ma dispiaciuto chiaramente per noi. Questo è banale dirlo, ma giusto ribadirlo. Sono contento, questo lo dicevo pochi minuti fa al Gm di Trento, perché spesso in Italia per far capire che se ne capisce bisogna parlar male: tutto hanno sempre avuto dei dubbi su Trento, io penso invece abbia meritato ampiamente il primo posto in classifica, che abbia meritato questa promozione”.

Da quando sono nel mondo dello sport ho vissuto tutto in modo egoistico. Ho sempre pensato di essere io la pallacanestro, pensavo tutto orbitasse intorno a me, che non ci fosse nulla di paragonabile a quello che rappresentavo io. Prima di smettere di giocare a pallacanestro sono venuto a Capo d’Orlando, volendo tornare ad essere selvatico e a vivere sostanzialmente tutto quello che la pallacanestro mia ha sempre dato: grande gioia, grande passione, grande goliardia, voglia di mettermi in gioco. Per 4-5 anni ho vissuto in un limbo in cui sono andato alla ricerca di me stesso, poi è arrivata la chiamata di Enzo (Sindoni), un anno e mezzo fa, che mi ha dato qualcosa che nessun uomo mai mi avrebbe mai dato. Perché è vero che nel mondo della pallacanestro sono qualcosa, ma agli occhi dei più sono considerato un pagliaccio. Sono sceso a Capo d’Orlando nello scetticismo, la squadra l’anno scorso andava male; oggi dopo un anno credo di poter dire di aver vissuto una lezione che reputo importante per la mia crescita come uomo. Da 10 persone straordinarie, tutto il mio staff, penso di aver ricevuto una lezione di vita che mi rimarrà per sempre, perché ho visto 10 paladini dare quel che io non sono mai riuscito a dare in campo a nessuno, né al mio allenatore, né ai miei compagni di squadra. Se avessi avuto almeno la metà dello spirito di sacrificio che hanno messo in questa annata, sarei un giocatore sicuramente diverso

Sui giocatori che hanno lottato per l’Upea quest’anno Pozzeco ha detto

Basile e Soragna non sono due vecchi, ma due campioni; Nicevic è un campione; Archie e Mays uno giocherà in NBA, l’altro può giocare da qualsiasi parte per la persona che è; Laquintana oggi ha dimostrato di avere grande coraggio, Ciribeni è il figlio e il giocatore che tutti vorrebbero nella squadra; Benevelli, vi dico la verità, gli avevo detto di non volerlo nella mia squadra perché non adatto al gioco che avrei voluto quest’anno, e invece ha fatto un campionato straordinario; Portannese gli voglio bene come fosse sangue del mio sangue e Rudy (Valenti) è un uomo di un altro periodo storico, non c’entra con questo. Questo per farvi capire che tutto quel che è successo quest’anno non è frutto di quello che sono, che ho sviluppato io, ma semplicemente perché questi ragazzi sono stupendi e la carriera che hanno davanti lo dimostrerà”.

Imbeccato dalla stampa sul suo futuro a Capo d’Orlando Pozzecco ha risposto

Non m’importa di parlare di dove andrò io il prossimo anno. Non mi sembra il caso di parlare di me stesso se non per far capire quanto sono stati bravi i miei giocatori. L’unica cosa che posso dire con certezza è che qualsiasi scelta dovessi fare da qui a qualche giorno, il fatto di essere orlandino non sarà mai messo in discussione da nessuno”.

Alle parole di aoch Gianmarco Pozzecco sono seguite quelle legate alla serie, giocata con Torino e Capo d’Orlando, di coach dell'Aquila Trento Maurizio Buscaglia.

Rispondo parlando della serie con una grandissima emozione addosso. Siamo riusciti a capire che questa contro l’Upea poteva essere diversa da quella con Torino. Quando abbiamo giocato gara 4 con quella determinazione, con quella voglia e angoscia positiva, è scattato il terzo, quarto passo nella nostra testa. Nel momento in cui la serie è stata diversa noi abbiamo saputo interpretarla bene. Abbiamo fatto un’eccezione nella nostra mentalità di andare avanti partita per partita, questa eccezione era vincere in casa le due partite. Abbiamo parlato di 80 minuti, perché dovevamo mantenere il fattore campo sapendo che qui era difficile vincere. Nel retro del cervelletto noi sapevamo di essere stata l’unica squadra che ha vinto a Torino due volte su sedici partite e avevamo avuto lo stesso percorso in casa dell’Orlandina: sconfitta in casa con la seconda, voi con Biella noi con Brescia, sconfitta poi noi con Trieste voi con Ferentino. Nel momento in cui siamo riusciti a venire qui sul due a zero noi siamo tornati a pensare ad una partita. Fatemi dire che al terzo quarto, sotto di meno 10, c’è una bellissima reazione. Credo sia sportivamente innegabile. Siamo stati molto forti di testa e tecnicamente, abbiamo capito che serviva stare appiccicati. Stando li, noi giochiamo 40 minuti e non molliamo mai ed è stata molto consapevole la voglia di dare la zampata finale. Il dato statistico sono stati i rimbalzi, perché avevamo perso tutti i tabelloni. Prendendo i rimbalzi qualche contropiede è venuto, non abbiamo giocato i miss match ma girato la palla. Abbiamo preso il pallino del gioco ed era quello il necessario, ed allora in quel modo siamo riusciti a competere sino alla fine. E ce l’abbiamo fatta".