Se ne va anche Zanon, lo sceriffo veneziano

Se ne va anche Zanon, lo sceriffo veneziano

(Mario Arceri) - "Con tanta tristezza e tanta commozione, ti informo che questa mattina è mancato il mio impareggiabile, grandissimo compagno di coppia, Paolo Zanon". Due righe di e-mail, poi per telefono qualche parola in più, una riflessione più che un ricordo: "Assieme a lui, come tu sai, ho vissuto i momenti più belli, intensi ed indimenticabili della mia vita sportiva". E' stato Giorgio Gorlato a farmelo sapere. 

Torniamo a un quarto di secolo fa, quando gli arbitri erano due soli e facevano coppia fissa (e collaudata)...

E i migliori erano loro: Fiorito e Martolini, Filippone e Cagnazzo, Vitolo e Duranti, Zeppilli e Grotti, appunto Zanon e Gorlato, e non me ne vogliano i tanti altri ugualmente bravi e importanti per il basket di quei tempi, non citati per non allungare eccessivamente l'elenco. Un basket diverso, forse più intimo, nel quale il presidente faceva il presidente, e cioè ascoltava fidandosi il general manager e l'allenatore, il turn over dei giocatori non era schizofrenico come oggi, il basket era seguito e raccontato da giornalisti che hanno lasciato impronte forti e significative, da Zucchi a Girelli, da Ercole ad Eleni, da Menichelli e Tacchini a Pea e Grigoletti, per non parlare di Giordani, Decleva, Carboni, dimenticando anche qui tanti altri bravissimi colleghi.

Era un basket diverso: nel gioco, nelle divise così aderenti che oggi sarebbe imbarazzante indossare, soprattutto nel rapporto che con grande semplicità  scavalcava le trincee dei ruoli trasformandosi, a gioco finito, da professionale in umano. 

E' per questo che, come Meneghin e Marzorati, Bianchini e Peterson, Giancarlo Sarti e Piero Costa (che Genova ricorderà doverosamente il prossimo 7 settembre), Valter Scavolini e Gianluigi Porelli, anche gli arbitri hanno condiviso con noi le vicende di questo sport, nel rispetto dei ruoli, ma con la stessa identica passione, contribuendo a conoscerci meglio, a rispettarci, a consolidare il rapporto di stima. Era anche più facile, perché il numero era ben inferiore rispetto ad oggi, e perché le norme che regolavano i rapporti degli arbitri con la stampa erano meno severe o forse i migliori avevano una tale personalità da infischiarsene allegramente delle norme. Sta di fatto che c'era colloquio, e c'era dunque la possibilità di comprendere e comprendersi meglio.

Paolo Zanon è stato uno dei migliori, e Giorgio Gorlato il compagno più adatto: si completavano perfettamente per carattere e per stile di arbitraggio, più irruento Paolo, più misurato Giorgio, trasferendo sul campo e nell'arbitraggio stile di vita e abitudini. Servivano due personalità così diverse, e in fondo accadeva per quasi tutte le coppie. Zanon come Martolini, come Duranti: assai più estroversi di Gorlato, Fiorito, Vitolo, anch'essi peraltro capaci di tirar fuori gli artigli quando la partita lo richiedeva salendo troppo di tono.

Erano anni in cui il basket azzurro era al terzo-quarto posto al mondo, il basket di club era d'esempio in Europa per organizzazione e per risultati, e i suoi tecnici, i suoi dirigenti, i suoi arbitri erano i migliori.

Va riconosciuto che oggi abbiamo ancora delle eccellenze, e che stiamo provando a risalire una china ben aspra: forse il ricordo di uomini che hanno fatto la nostra storia può offrire una piccola spinta morale. Già questo sarebbe un effetto importante, ma Paolo Zanon, lo sceriffo dai grandi baffi neri, ex giocatore della Reyer, va ricordato comunque per la bravura, la determinazione in campo che più di una volta provocò discussioni accese (vero Cilli?) e giudizi non esattamente positivi anche da chi scrive, per il modo in cui ha rappresentato per 19 anni e 524 partite più che degnamente una generazione fantastica di arbitri e che, con la sua scomparsa a soli 68 anni, ha perso uno dei più importanti protagonisti dopo aver dovuto dare un addio terribilmente prematuro a Martolini e Duranti.

Il sodalizio con Gorlato durò fino al 1989 quando, in gara tre dei play off di finale tra Livorno e Milano, giocata il giorno prima del suo cinquantesimo compleanno, Giorgio dovette dare l'addio all'arbitraggio. Zanon fu poi affiancato da Pasquale Zeppilli, proseguendo per altri quattro anni e chiudendo la carriera con gli Europei di Monaco.

Venerdì 16 agosto alle 10 l'ultimo saluto nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venzia: alla signora Cristina, ai figli Veronica, Barnaba e Giuseppe, che gli sono stati amorevolmente vicini nel lungo decorso di un male crudele, le condoglianze più sentite.