Recalcati. Rivincita del rottamato: "Visto? Non ero io il problema"

07.12.2010 10:26 di  Roberto Bernardini   vedi letture
Fonte: La Stampa
Carlo Recalcati
Carlo Recalcati

Carlo Recalcati è tornato ad essere l'uomo del momento. La sua Varese, costruita per la salvezza, è la sorpresa del campionato. Ha battuto Siena ed è seconda con Milano. Si offende se parliamo di miracolo? "No, assolutamente"

CON I CLUB Nel 1999 A VARESE vince lo scudetto della stella. Nel 2000 con la FORTITUDO BOLOGNA vince il primo scudetto della società. Nel 2004 A SIENA ,vince il suo terzo scudetto, unico allenatore assieme a Bianchini ad aver vinto tre titol con tre squadre diverse. " Sappiamo che è così, anche se stiamo facendo molto bene. Quando siamo partiti non avevamo una società, perché si stava costituendo col passaggio da Castiglioni ad un Consorzio, fatto ora di 40 membri che devono diventare 70. Solo così possiamo garantirci una programmazione futura».

L'EX CT SUL SUCCESSORE «Con Pianigiani non è cambiato nulla: le stelle ci sono, la base no».  Siete una squadra di veterani. Esperti e vincenti? «Ho giocatori di spiccata personalità, ma hanno capito che se giocano assieme possono far bene. Per me è stato facile fargli capire che prima di tutto dovevano essere una squadra». Che ricordi porta dentro delle due medaglie da ct? «Sono emozioni indelebili, ne vado orgoglioso. Ma non si vive di ricordi, dobbiamo rimetterci sempre in gioco. Come mi è capitato di fare tornando a Varese dopo lo scudetto». Cos'è cambiato dalle medaglie azzurre ai fallimenti recenti? «Niente che non fosse già scritto. Quando abbiamo vinto provavo a dire che non c'era ricambio generazionale e che stavamo raccogliendo molto più del massimo. Pochi mi credevano». In effetti anche con il nuovo ciclo Pianigiani ci siamo qualificati agli Europei ma non sul campo. «Non è cambiato nulla. Un movimento non si giudica con le individualità che giocano nella Nba, ma dalla quantità di buoni giocatori. Finché non avremo una base ampia non sarà facile. Io sono il primo tifoso della Nazionale ma sono realista: agli Europei non aspettiamoci acuti». È rimasto molto male per come la Fip l'ha scaricata? «Quando Meneghin divenne presidente ho rimesso nelle sue mani il mandato. Ecco, mi ha prolungato il contratto. Quando poi ci ha ripensato un'altra volta sono rimasto disorientato. Bastava essere chiari da subito». I suoi giocatori dicevano che usava poco bastone e troppa carota con un gruppo immaturo. Come risponde? «La cosa mi ha stupito molto. Con me potevano parlare, ci ho sempre messo la faccia. Questi mi sembrano alibi per giustificare cattive prestazioni. Le generazioni cambiano, oggi non c'è capacità di fare autocritica assumendosi pubblicamente le proprie responsabilità». La faccia lei. Cosa non rifarebbe da ct? «Avrei pensato a me stesso e avrei lasciato prima la Nazionale. Ma poi so che il cuore non me l'avrebbe permesso. Non penso mai al mio tornaconto personale, sono fatto così. E pago per troppo amore». Lei l'ha battuta: Siena è ancora avanti a tutti? «Sì. È avanti anni luce come società, non è un problema di allenatore o giocatori. Quelli passano». A 65 anni ha un sogno nel cassetto? «Temevo di tornare in panchina e non provare più emozione. E invece il tempo non mi ha appagato, tutto è esattamente come prima».
 

Francesco Carotti