LBA - Virtus Roma: Pasquino dove sei?

A pochi giorni dall'inizio del campionato la società romana non sa ancora chi gestirà la stagione ma intanto le voci e le chiacchiere girano...
23.09.2020 12:20 di Eduardo Lubrano Twitter:    vedi letture
LBA - Virtus Roma: Pasquino dove sei?

In uno degli angoli di Roma più caratteristici e modaioli, ad un passo da Piazza Navona, c’è dal XVI° secolo, la statua di Pasquino. L’origine della stessa è oggetto di studio da sempre da parte di storici ed archeologi. Quello che non si discute è che dal momento in cui la statua venne piazzata in quell’angolo, i romani, il popolo romano, ha preso l’abitudine di appendergli al collo – o ai piedi – biglietti con versetti satirici, ironici, di attacco al potere del Papa, denuncia di persone sospette e via dicendo. Le “pasquinate” a Roma e non solo, sono diventate celebri come esempio di sfottò più o meno divertenti e velenosi da parte di chiunque.

Ebbene – chiedendo scusa per il paragone che sembra azzardato di fronte ad un “fatto” così importante per la storia della Capitale - sembra che in questo periodo le pasquinate siano tornate di moda intorno alla Virtus Roma. Ahimè senza quella qualità e quella stessa capacità di far anche sorridere chi le legge. La “statua” oggi è Internet nelle sue più diverse declinazioni ed il popolo è fatto da tutti quelli che a vario titolo e livello, si sentono in diritto di dire qualcosa sulla società.

Prima di andare avanti un dogma per il quale, evidentemente, non si accettano discussioni: ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione. Se però si intendono affermare delle verità – come in tanti si arrogano il diritto di fare - bisogna suffragarle con dei fatti, dati, prove e quant’altro di certo. E, altro dogma sul quale non c’è palla a due, non si può mai essere intenzionalmente offensivi o lesivi della dignità delle persone, nè sul piano professionale né tantomeno su quello personale. Antipatie e simpatie in certi casi contano poco. Cioè zero.

Che Claudio Toti abbia fatto il suo tempo alla guida della Virtus Roma è chiaro e, dopo 20 anni, anche legittimo. Il ramo dell’azienda di famiglia con il quale in questi anni ha finanziato la società e la squadra è stato tramortito dal lockdown e dalle conseguenze che ne sono derivate. Non solo lui e la sua attività evidentemente. Quando dice che non vuole e non può continuare ad accollarsi la maggior parte dei circa 3,5 milioni di euro che servono per una stagione, c’è da credergli. I conti sono presto fatti, euro più euro meno: fra PalaEur, rate e tasse federali, stipendi, alloggi, commissioni ai procuratori, viaggi, questioni mediche e le famose varie ed eventuali, serve una cifra che ruota intorno ai 250/300 mila euro al mese.

Tanto che sembra che all’inizio di quest’anno drammatico, fosse quasi decisa una trattativa per il passaggio di consegne ad una cordata italiana. Poi il blocco per il Covid, la crisi dei probabili acquirenti che hanno avuto tanti dipendenti in cassa integrazione. Siamo così arrivati al comunicato stampa – perché Claudio Toti non ha tra le sue qualità quella del parlare, anzi – del 17 maggio nel quale il patròn ha annunciato il disimpegno e come altre volte nel passato (tre o quattro a memoria) ha detto che chi voleva la società si facesse avanti con una proposta seria e concreta. Ci mancherebbe.

L’estate che abbiamo salutato è stata una pasquinata, ma di quelle difficilmente qualificabili nella quale tutti abbiamo fatto la corsa allo scoop, alla notizia su questo o quell’acquirente, a riferire dell’aiuto chiesto o meno da Toti al potente di turno. Molte, moltissime direi, di queste cose che abbiamo scritte e dette si sono rivelate false. Sul web sono volate parole sgradevoli per non dire altro, sui dirigenti della Virtus, su uno in particolare, che lunedì tirava la volata a questo imprenditore e martedì gli metteva i bastoni tra le ruote, e venerdì…

“A questi gli interessa solo mantenere il posto di lavoro!” ho letto addirittura. Ma guarda, uno che non vuol perdere il lavoro. Di questi tempi!!?? Deve essere davvero una strana persona…Chi l’ha scritto ha dimenticato, volente o nolente, che il mantenimento del posto di lavoro, magari retribuito, passa in questo caso anche tramite l’esistenza della Virtus, il fatto che la Virtus rimanga in vita. In caso contrario per i dipendenti della società, tutti nessuno escluso, sarebbe il “run for your life” la versione inglese del nostro “si salvi chi può”.

Tutto questo detto e premesso, eccoci alla settimana che precede l’inizio del campionato. Qualcuno fa in modo che vada in giro la voce – perché le notizie non hanno gambe proprie ed escono solo se qualcuno degli attori ha interesse a farle uscire, fatto salvo il buon lavoro dei giornalisti e di qualcuno con buone relazioni – che la cordata degli abruzzesi guidata da Massimiliano Del Conte come mediatore, ha messo sul tavolo di “presidenToti” come lo chiamava coach Svetislav Pesic, una proposta con la quale si potrebbe salvare la situazione. Non un passaggio di proprietà – perché quel qualcuno ha fatto uscire anche i dettagli – ma una serie di sponsor che insieme arriverebbero a coprire le necessità economiche, fino all’80% e più sembrerebbe, della stagione in arrivo. Poi a luglio 2021 l’eventuale passaggio di proprietà legato però ad un altro meccanismo, del quale non riesco a dar conto perché non ne posso più di certi argomenti.

Claudio Toti avrebbe chiesto subito una dimostrazione di concretezza: almeno una parte dei soldi per far fronte alle prossime scadenze per il mese di ottobre (250 mila euro circa, ricordate il conto iniziale?). Vero? Falso? La battaglia di interpretazioni e di “ho saputo da un amico che conosce uno al quale hanno detto che…” ha ripreso vigore ma non sulla bontà o meno della proposta o sulla sua reale possibilità di concretizzarsi. No. Ancora una volta quel che si legge è “Toti vattene!” oppure “Tutti a casa! Cambiamo!” o ancora “Quello è così, quell’altro è colì, l’uno di sera passeggia, l’altro la mattina si fa la barba, Sebastian (per far nomi neanche per caso assimilabili a quelli veri) è un’incapace, Carlito deve fare altro nella vita”.

Avesse una vita propria, Pasquino si staccherebbe da solo questi messaggi dal collo.