Troppi stranieri o italiani troppo tutelati?

19.11.2014 17:43 di Davide Trebbi Twitter:    vedi letture
Troppi stranieri o italiani troppo tutelati?

La tradizionale crociata che ormai si legge in ogni sport contro la massiccia presenza di stranieri nel nostro campionato, sembra nell'ambito cestistico una scusante.

Confrontare l'attuale situazione con i nefasti e ricchi periodi scorsi suggerendo l'uso di due americani per squadra è limitativo, senza valutare in quale condizione arrivano tali giocatori a giocare in Italia.

In una crisi mondiale sempre più evidente, le società sportive tendono a risparmiare e cercare di rendersi competive nella minor soluzione possibile.

I continui proclami di legalizzazione degli italiani in campo portano inevitabilmente, ad una sovra valutazione rendendoli a tutti gli effetti una specie protetta.

I nostri connazionali messi nella condizione di giocare, non vengono quindi valorizzati solamente per le qualità, ma per regolamento.

Raggirando il problema le società mettono sotto contratto giocatori extracomunitari oppure dotati di doppio passaporto perché il loro salario è più economico e il mercato è sempre aperto ad eventuali accorgimenti.

Le giovani promesse italiane del nostro tanto chiacchierato vivaio, faticano quindi a diventare professionisti, perché una volta entrati si avvallano del loro status grazie al lavoro dei loro intelligenti procuratori.

Istituendo due diverse finestre di mercato le società potrebbero essere obbligate al lancio di qualche giovane oppure tentare qualcosa di nuovo internamente se le cose non funzionano.

Eliminando inoltre le cosiddette formule consentite nell'uso degli stranieri in squadra, porta si ad un rischio, ma anche alla eliminazione del cosiddetto extra-valore dei nostri azzurri confrontandoli contro un maggior talento sul rettangolo da gioco.

Premiando con nuovi bonus per chi fa uso di italiani, potrebbe essere un'altra idea per convincere le nostre povere società a rischiare.

Perché in ogni squadra che si rispetti l'allenatore e staff dirigenziale non guardano la provenienza ma le qualità e i risultati.

Perché i cestisti italiani ci sono in questo campionato, ma si devono meritare come in ogni lavoro il loro posto.