La fuga di Pashutin da Cantù: è una vendetta di Gerasimenko?

Fonte: Gazzetta dello Sport - Andrea Tosi
La fuga di Pashutin da Cantù: è una vendetta di Gerasimenko?

Il caso della fuga da Cantù di coach Pashutin ve lo abbiamo raccontato ieri (qui) e oggi ve lo riproponiamo con la ricostruzione che ne ha fatto Andrea Tosi per La Gazzetta dello Sport.

RETROSCENA Risulta che Pashutin abbia avvertito il club di un’offerta del Saratov, dove aveva già allenato l’anno passato, giovedì scorso assicurando però di volere continuare a servire la causa canturina anche in caso di passaggio di proprietà. Qualcosa, anzi qualcuno, gli ha fatto cambiare idea nel giro di poche ore. Parliamo ovviamente dell’ineffabile Gerasimenko, la «primula rossa» che dal suo esilio a Cipro dispone ancora del presente e del futuro del club. Secondo un’indiscrezione attendibile, il patron avrebbe suggerito a Pashutin di abbandonare la squadra come ripicca nei confronti del gruppo Usa che sta trattando l’acquisto delle quote di maggioranza. I potenziali acquirenti, infatti, sempre ieri hanno formulato l’offerta di base, ma ci sarebbe una differenza sensibile sulla buonauscita per Gerasimenko che, irritato, ha voluto mandare un messaggio agli americani: qui il gioco lo conduco io.

COACH PER UNA GARA? Così ieri Cantù ha parato il colpo promuovendo il vice Nicola Brienza capo-allenatore. Ma anche questo passaggio non è naturale. Infatti sul club brianzolo pendono tre lodi esecutivi che impediscono nuovi contratti e per promuovere un vice a capo occorre firmarne uno nuovo. Morale: Brienza allenerà in deroga una partita, ma per le successive, se Cantù non onorerà i lodi (20mila euro in totale), tornerà ad officiare come assistente senza la possibilità di chiamare i cambi né i timeout che spetterebbero al capitano Udanoh che ieri su Instagram ha solidarizzato con Pashutin chiamando in causa, come giustificazione, gli stipendi non pagati. Ma a breve questa situazione dovrebbe essere (si spera) regolarizzata permettendo a Brienza di avviare la sua nuova carriera.

NIENTE LIBERATORIA L’ultimo passaggio è più oscuro: Pashutin è già operativo al Saratov, ma né la Fip né la Legabasket hanno rilasciato il nulla-osta alla federazione russa e allo stesso Saratov come liberatoria. Poiché Gerasimenko non ha più potere di firma, anche spingendo Pashutin lontano da Cantù non può validarne il trasferimento per i regolamenti italiani. Solo Popov, delegato al rapporto con le istituzioni, può farlo. Forse Popov lo ha fatto al- l’insaputa della dirigenza canturina? Il sospetto che ci siano dei «non detto» in questa storia sta montando forte in queste ore convulse che hanno segnato un fatto quasi inedito nella storia del basket italiano: una volta erano i giocatori, soprattutto gli americani, a fuggire nottetempo col primo volo per gli Stati Uniti dai club italiani dove non si erano ambientati, ora Pashutin ha sdoganato anche la fuga del coach. Prima di lui lo aveva fatto solo Aza Petrovic che nel 2006 lasciò Scafati per rientrare in Croazia contrattando poi le dimissioni. Ora Cantù può solo augurarsi che avvenga al più presto il passaggio di proprietà per normalizzare una situazione diventata surreale.