Olimpia Milano: ma è stata una stagione fallimentare oppure no?

13.06.2021 00:00 di  Paolo Corio  Twitter:    vedi letture
Olimpia Milano: ma è stata una stagione fallimentare oppure no?
© foto di euroleague.com

4-0 secco, senza ammissione di replica. Al tavolo dello scudetto la Virtus Bologna ha calato un poker letale che ha lasciato di sale i tifosi dell’Olimpia Milano. «L’anno prossimo proveremo a tornare a questo punto della stagione pronti a competere», è stato uno dei commenti dell’altrettanto impietrito Ettore Messina. Affermazione che sottintende l’ammissione che qualcosa non ha proprio funzionato come previsto, perché il presidente delle basketball operations dell’Armani non ignora di certo che è proprio a questo punto di ogni stagione che si giocano le partite decisive, quelle delle vittorie importanti. Così come, calendari e calcolatrice alla mano, già la scorsa estate (Milano ha disputato la sua prima partita ufficiale il 27 agosto) si poteva prevedere che le “Scarpette rosse” sarebbero potute arrivare a giocare più di una novantina di volte (91, alla fine).

Per un club dalle ambizioni (passate, presenti e future) dell’Armani, ritrovarsi nella serie finale playoff con il serbatoio a secco non può essere insomma archiviata come una sfortunata fatalità: al netto dei problemi indotti dal Covid (comuni praticamente a tutte le squadre) e dell’odissea per la bufera di neve di Madrid, o non si è fatto bene il pieno all’inizio oppure si è premuto un po' troppo sull’acceleratore in alcuni momenti, per errore... o magari per scelta. La prima ipotesi è da escludere: l’Armani ha messo sul piatto 31 milioni di budget (stando alle indiscrezioni del web) per avere 16 giocatori in Campionato (con l’aggiunta del giovane Gravaghi in un paio d’occasioni) e altrettanti in Eurolega (con Evans a fare da lungo aggiuntivo in Europa al pari di Wojciechowski in Italia). Il roster insomma c’era, semmai bisogna capire come è stato usato. Ma anche qui, approssimando per eccesso le statistiche offerte dal sito di Legabasket (che calcola i minutaggi in interi e decimali) e da quello di Eurolega (che lo propone invece in minuti e secondi), non si possono muovere grandi appunti al coach dell’Olimpia: in un torneo come nell’altro, l’unico giocatore ad andare sopra i 25’ di impiego a partita è stato Shields (26’ di impiego medio in 33 partite di Campionato, 27’ in 36 di Eurolega), seguito in termini di “sfruttamento” da Leday (24’ in 34 partite di Campionato, 25’ in 36 di Eurolega), Punter (22’ in 28 partite di Campionato, 25’ in 36 di Eurolega) e Hines (22’ in 23 partite di Campionato, 24’ in 40 partita di Eurolega). Minutaggi più che sostenibili per chi - trentenne o meno - di professione fa il giocatore di basket, alla pari di quelli di Datome (19’ di utilizzo medio in 31 partite di Campionato, 16’ in 37 di Eurolega), Rodriguez (21’ in 31 partite di Campionato, 20’ in 37 partite di Eurolega), Micov (18’ in 17 partite di Campionato, 19’ in 30 di Eurolega), Delaney (23’ in 17 partite di Campionato, 25’ in 32 di Eurolega, al netto di una stagione costellata dagli infortuni) e Roll (20’ in 23 partite di Campionato, 14’ in 36 di Eurolega). Minutaggi tarati con il bilancino grazie al “turn over” e ai cambi “a slot” organizzati ogni singolo match da Messina: tanto per avere una controprova, considerate che Teodosic è stato utilizzato 24’ in 37 di Campionato, 27’ in 19 di EuroCup; Belinelli 23’ in 25 di Campionato, 21’ in 11 di EuroCup; Markovic 23’ in 33 partite di Campionato, 23’ in 20 di EuroCup.

Ettore Messina ha però di sicuro utilizzato con il contagocce gli italiani, eccezion fatta per Moraschini (16’ in 35 partite di Campionato, 11’ in 24 di Eurolega) e Brooks (15’ in 33 partite di Campionato, 13’ in 32 di Eurolega): per Cinciarini 11’ in 30 partite di Campionato, 2’ in 8 di Eurolega; per Biligha 13’ in 35 match di Campionato, 3’ in 7 di Eurolega; per Moretti, al quale auguriamo di non avere lo stesso destino da “missing in action” di altri giovani talenti italiani passati da Milano, 8’ in 17 partite di Campionato, 2’ in 3 di Eurolega. Inoltre, controllando le statistiche a colpire è lo scarso utilizzo dei lunghi al di fuori di Hines: 18’ in 20 partite di Campionato per Tarczewski, 13’ in 39 partite di Eurolega; 10’ in 11 di Eurolega per il “rinforzo” Evans e 6’ in 10 di Campionato per l’altro “rinforzo” Wojciechowski. Cosa dedurne? Che in puro stile Nba coach Ettore Messina ha deciso per un basket senza “big man”, tutto basato su guardie e ali e con il tiro da tre a fare da ago da bilancia nel bene come nel male. Una scelta che ha pagato in Eurolega (anche se noi siamo di quelli per cui non ci sarebbe stata storia se il Cska avesse potuto contare su Milutinov) e che invece ha pagato dazio in Campionato, dove gli uomini di Sasha Djordjevic erano pronti da tempo ad attaccare il colorato e a difendere come dannati sul perimetro.

A conti fatti, stagione allora fallimentare per l’Olimpia? Domanda alla quale bisogna rispondere considerando non solo i trofei messi in bacheca (la Supercoppa 2020 e la Coppa Italia 2021), ma anche e soprattutto gli obiettivi societari. Da anni scriviamo che Giorgio Armani non ha certo bisogno del basket per essere conosciuto a livello internazionale, ma che il marchio Armani non può prescindere dall’avere una dimensione di livello internazionale anche nel basket. In altre parole, l’essere approdati dopo 29 anni alla Final 4 di Eurolega (e dopo vagonate di milioni di euro investiti a quel fine) è un traguardo che per la proprietà assume un valore che va al di là del mero risultato sportivo e anche di quello economico (3,2 milioni di euro complessivamente guadagnati dalla partecipazione al torneo). Ora l’Armani è nel “gotha” del basket europeo a tutti gli effetti e probabilmente è anche il motivo per cui nell’estate 2019 è stato ingaggiato Ettore Messina. Che magari la prossima stagione avrà una squadra più competitiva in questo momento della stagione perché costruita anche sui lunghi e magari anche perché più attenta alle avversarie con cui dovrà duellare in Campionato oltre che in Europa. A partire dalla meritatamente tricolore Virtus Bologna. (Paolo Corio)