Olimpia Milano: barbe vincenti in Supercoppa, con un rischio per il Campionato...

24.09.2020 11:00 di Paolo Corio Twitter:    vedi letture
Datome e Rodriguez
Datome e Rodriguez
© foto di olimpiamilano.com


Alcuni anni fa, in un caldo autunno madrileno, intervistammo Gigi Datome prima di una sfida di Eurolega tra il suo Fenerbahce e il Real. Ci raccontò tra l’altro che proprio quel giorno era andato a farsi sistemare la folta barba accompagnato da Rodriguez, che l’aveva portato dal suo “specialista” di fiducia. Bravissimo, anche se il risultato era stato giudicato fin troppo perfetto dal capitano della Nazionale, che così aveva poi dato un ultimo tocco di forbice alla sua barba in albergo per farle riprendere un aspetto più “naturale”. Non sappiamo se nella monca stagione 2019-2020 il Chacho abbia trovato un altro barbiere da consigliare a Datome nella modaiola Milano, ma le due barbe più famose del basket al di qua dell’Oceano hanno già dimostrato nella recente Supercoppa vinta dall’Olimpia di essere in perfetta sintonia, risultando decisivi nello spegnere nell’ultimo quarto il tentativo di rimonta da parte della Virtus Bologna (tra gli highlights del match, obbligatorio tra l’altro inserire l’assist con l’aiuto del tabellone di Rodriguez a un Datome in arrivo in contropiede).

Nel percorso netto di 8 successi su altrettante partite che ha regalato a Ettore Messina il primo trofeo sulla panchina di Milano, ci sono però state anche altre barbe vincenti: quella da boscaiolo tutto d’un pezzo di Kyle Hines, che ha subito ricominciato a far legna sotto canestro anche in maglia Olimpia; quella da predicatore (del basket, ovviamente) di Malcolm Delaney, che a poche settimane dall’approdo in Italia s’è già portato a casa il premio (con relativo orologio) di Mvp della Final Four di Supercoppa; quella “appuntita” da jazzista di Kevin Punter, che ha infatti immediatamente aggiunto ritmo all’attacco di Milano. E poi, accanto alle barbe già conosciute ma già altrettanto motivate di Micov, Brooks, Cinciarini, Moraschini e Biligha, ecco quella appena accennata (proprio come il suo inizio stagione in maglia Olimpia) del giovane Davide Moretti e quelle escluse dalla finale di Supercoppa, ma che non mancheranno di tornare utili in futuro, di Zach Le Day (visto però anche in versione “shaved”) e di Shavon Shields. Tante barbe (ma fuori dal grooming ci sono pure il praticamente glabro Kaleb Tarczewski e Michael Roll) per un roster quasi infinito e di infinite qualità a disposizione di coach Messina, che potrebbe anche pensare a un nuovo look alla Gregg Popovich, ma per il quale - così, a intuito - crediamo che il farsi la barba al mattino sia uno dei gesti per dare subito alla giornata quell’ordine che chiede poi ai suoi giocatori sul parquet. 

Con così tante barbe vincenti in circolazione, già in Supercoppa qualcuno si è messo poi a cercare il pelo nell’uovo, mettendosi a contare i quarti persi da Milano negli 8 incontri, mentre a qualcun altro è sorto il dubbio che anche il Campionato si riveli assai presto… una barba di torneo. Sia chiaro: nessuna colpa da parte dell’Olimpia e del plenipotenziario Messina, che dopo i passi falsi e gli interrogativi della sua prima (e interrotta dal Covid) stagione al comando delle operazioni è stato abilissimo a non perdere tempo per cambiare rotta e approntare un gruppo non solo di assoluto valore tecnico, ma anche costituito da giocatori dai quali poter subito avere la miglior risposta in termini di determinazione e voglia di vincere (emblematica in tal senso la difesa sfoderata dall’Olimpia in Supercoppa, e non solo nella partita di finale). Ma il rischio che questa squadra “ammazzi” sportivamente il Campionato è più che reale e allora, nell’interesse di un movimento che non può prescindere dalla competizione per recuperare l’interesse perduto a livello di grande pubblico, ecco che Virtus Bologna, Reyer Venezia e Dinamo Sassari dovranno essere brave a pescare ancora più energie in profondità per mantenere il passo di Milano. Perché anche nei loro roster non mancano le barbe vincenti (a partire da quelle incolte del maestro Teodosic e di Markovic), ma che non possono pensare di farcela senza un concreto appoggio da parte di tutti i compagni. Come questa Supercoppa, nel suo piccolo, ha già ampiamente dimostrato. Paolo Corio