Da Reggio Emilia a New Orleans: la scalata del reggiano Nicolò Melli

Da Reggio Emilia a New Orleans: la scalata del reggiano Nicolò Melli

(di Werther Pedrazzi). Evvai Nik!!! Verso una nuova meravigliosa avventura. La madre di tutte le sfide. Alla conquista della vetta più alta nel nostro Pianeta del basket.  E vai… con il solito stile. Portandoti dietro la tua concretezza, soltanto fatti e poche parole. Figlio di una terra di antica fertilità che oggi, oggi si, gonfia il petto d’orgoglio: “reggiano testa quadra”, come recita il vecchio proverbio. Non certo perché le idee fatichino ad entrarvi, bensì perché in quella testa le idee fanno quadrato attorno al concetto di lavoro e coerenza. Di giocatori intelligenti ne abbiamo anche conosciuti, pochissimi tanto quanto Nicolò Melli. Di lui l’idea che ci siamo fatti è esattamente quella di una perfetta sintesi di Passione e Ragione…

Possiamo quindi soltanto dedurre, interpretare, i retroscena di una scelta, di basket e di vita, poiché, sempre in ottemperanza all’impronta di concretezza, Nik non parlerà, non prima di aver messo ufficialmente nero su bianco all’importante contratto biennale che gli hanno offerto i New Orleans Pelicans.

Ora, anzi, in passato avevamo avuto modo di esprimere a Melli la nostra personale perplessità. Lui, il più moderno dei giocatori dal Dna antico, il giocatore a canone inverso (inverso rispetto alle facili vetrine dell’apparire individualmente), lui che era nato come giovanissimo e strepitoso talento offensivo, e che crescendo era diventato quello che metteva la difesa davanti ad ogni altra cosa, seguita dai rimbalzi, dai passaggi, e se proprio gli toccava, ma solo come ultima opzione, anche il tiro. Insomma, lui che era arrivato al vertice del Vecchio continente seguendo la strada più difficile, quella che non tutti avevano capito e apprezzato fino in fondo, quella del “Noi” (la squadra) prima dell’Io… Lui, come si sarebbe trovato nel Mondo consacrato al talento (fisico e tecnico) individuale?

Ma forse gli americani, per una volta sono arrivati per primi, certamente prima dei “sapientoni della pagliuzza” che faticavano a chiedersi, statistiche alla mano, come mai Nicolò Melli, che non era il primo per punti segnati, era di gran lunga il primo per minuti giocati, nel Fener di Mister Obradovic???

Pazienza Nik, speravamo di averti un po’ più vicino. Magari Milano, dove, dove Melli non ha fatto nemmeno in tempo ad accettare o declinare l’offerta, sopravvenendo a quella dell’Armani quella irrinunciabile di New Orleans. Sulle sponde del Grande Fiume (Mississippi) che trasporta, fonde e confonde, culture diverse.

Ci piace immaginare che nel convincere Melli abbia avuto parte anche Trajon Langdon, ricordate il freddo e spietato “assassino dell’Alaska” visto da noi alla Benetton Treviso degli anni di gloria e successivamente al CSKA con Ettore Messina? che conosce il basket europeo ed è oggi il general manager dei Pelicans.

  Ai Pelicans…?

Una bella allegoria… Il pellicano nella mitologia (e in quasi tutte le antiche culture) era simbolo dell’abnegazione, e forse a New Orleans andavano cercando, in quel senso, un giocatore-simbolo da mettere in campo. E lo hanno trovato, in quel ragazzo reggiano, passato indenne a Milano, rinato come uomo-squadra a Bamberg e consacrato ad Istanbul, dove la vecchia Europa sconfina nella misteriosa grandezza dell’Asia.

O forse, molto meno fantasiosamente e più semplicemente, i Pelicans, che si erano appena accaparrati, con la prima scelta, il talento debordante di Zion Williamson, avevano bisogno di un giocatore che con la sua stabilità e concretezza supportasse Zion e lo aiutasse ad incanalarne il talento. Bella coppia di rookie nel ruolo di 4: uno di 19 anni  e l’altro 28. 

E allora, vai Nik.

Dove forse lo porta un pezzetto di cuore, essendo Nicolò Melli già in possesso anche della cittadinanza statunitense, in virtù di sua madre, Julie Vollertsen, campionessa di pallavolo, argento olimpico con la nazionale Usa alle Olimpiadi del 1984.

Che estate rovente per Melli, non solo meteorologicamente, soprattutto emotivamente: il prossimo 20 luglio il matrimonio con la dolcissima e bellissima Katharina, poi con la nazionale e la Cina che si fa sempre più vicina, e a settembre… l’Atlantico da attraversare….

In bocca al lupo, Nik. Per tutto.

E pazienza per noi, se questo trasferimento ci obbligherà a seguire molto più assiduamente la NBA. Un sacrifico che, a dire il vero, ci costa pochissimo.

Werther Pedrazzi