Il rapporto FIBA contraddice Petrucci e la GIBA: ora come la mettiamo?

14.03.2018 06:24 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Il rapporto FIBA contraddice Petrucci e la GIBA: ora come la mettiamo?

"La verità ti fa male, lo so" cantava Caterina Caselli in "Nessuno mi può giudicare". Altri tempi gli anni '60, quando la pallacanestro era ruspante e produceva giovani giocatori e allenatori che poi avrebbero scritto grandi pagine della storia di questo sport in Italia e nel mondo. Poi il giochino ha una involuzione: con il nuovo secolo l'incidenza delle nuove generazioni si affievolisce, la medaglia d'argento alle Olimpiadi 2004 - grazie al generoso harakiri degli USA - invece di essere il traino di una nuova crescita del basket diventa il canto del cigno del movimento che si arrotola su se stesso con il settennio della Montepaschi Siena. Che è frutto della cascata dal pero dei mecenati che avevano alimentato i decenni precedenti (Benetton e Scavolini, due esempi per tutti) e da una forza senza competitor vero davanti (Armani ci ha messo anni prima di arrivare agli attuali investimenti...).

Il pistolotto non è casuale. E' stato provocato dalla lettura del rapporto della FIBA sui movimenti di giocatori tra i vari paesi del mondo. Gli Stati Uniti hanno mandato in giro 1.650 atleti nel 2016-17, i trasferimenti internazionali hanno raggiunto le 6.718 unità. E che ha demolito il caposaldo dell'ultima riforma del campionato di serie A voluta dal presidente Giovanni Petrucci e dalla GIBA di Alessandro Marzoli. Ovvero che la colpa della crisi della pallacanestro italiana è l'eccessivo numero di stranieri in serie A.

Qual'è stata la migliore squadra di pallacanestro negli ultimi venti anni in Europa? La Nazionale spagnola con un tecnico italiano di lungo corso. Già perché almeno l'export ha funzionato in Italia con Scariolo, Trinchieri, Gresta, Belinelli, Gallinari, Bargnani, Datome, Melli, Hackett. Chi ha davvero talento ce la fa a prescindere sul suolo italico, ma per gli altri non c'è scampo. Chiusa parentesi; la Spagna risulta avere il campionato in cui è più alta la percentuale di stranieri in campo il 69,6%. E che ha visto scendere, nella stagione presa in considerazioni, l'utilizzo degli under 21 spagnoli al 7,4%, appena sopra l'Australia (5%) e la VTB League, il 6,3%. Due anni fa gli under erano il 9,7% dei giocatori utilizzati.

Il secondo campionato che utilizza più stranieri è quello francese col 57,8% - Paese che ha una Nazionale mica da ridere - seguito dall'Italia (56%), Grecia (54,9%), Germania (54,1%) e Turchia (51%). La media europea si attesta al 44,6% ma è logico che sono quasi tutti paesi che non si possono permettere di allestire formazioni costose. E allora probabilmente si può credere che il problema non sia di quantità (numero stranieri presenti) ma di qualità (offerta giocatori italiani formati). E che la riforma 5+5 o 6+6 finirà solo per aumentare i guadagni dei buoni giocatori che già ci sono e continuare a completare il roster con il vivaio che non prende nulla ma senza creare il circolo virtuoso che porta alla formazione di una generazione nuova di livello superiore.

La legge della domanda e dell'offerta crea il mercato e i sistemi protezionistici alla Donald Trump, almeno fino ad oggi, hanno sempre fallito. La creazione dell'Under 14 di Gregor Fucka potrà dare al massimo un giocatore 19enne per ogni squadra di serie A fra cinque anni; la progressiva diminuzione degli stranieri renderà ancor meno competitive in Europa le formazioni italiane prima di avere una base di nuovi giocatori "interessanti" anche perché, se si imputa all'attuale generazione una preparazione tecnica approssimativa solo pochi di costoro riusciranno a rimediare ed emergere - ammesso che qualcuno li segua. E poi l'obbligatorietà dei settori giovanili: stiamo ancora attendendo di sapere con quali regole di gestione e come verranno ri-formati gli allenatori che finora non hanno prodotto nulla. Malinconicamente tutti.