Delfino: "Non so quanto tempo andrò avanti, dopo il quarto intervento pensai di mollare"

Ph. Fiat Auxilium Torino
Ph. Fiat Auxilium Torino

Carlos Delfino, giocatore dell'Auxilium Torino, ha parlato a Il Corriere della Sera. Ecco un estratto:

INFORTUNI. «Dopo il quarto intervento ho pensato: mollo. Poi a farmi cambiare idea è stata mia nonna. Stava morendo, l'ultima volta che mi ha riconosciuto mi guardò e disse: "Sei ingrassato, Carlos". Non sto giocando, nonna, risposi. E lei: "Quando mi rimetto in piedi usciamo a correre". Morì 10 giorni dopo. Qualcosa scattò dentro di me. Mi sono detto: sarò io a decidere come e quando chiudere la mia carriera, non un infortunio»

TORINO. «Per questo ho accettato la proposta di coach Brown, il mio primo allenatore in Nba. Mia moglie è italiana, i miei figli sono italiani, la mia carriera è decollata a Reggio Calabria e a Bologna. È stata la scelta più semplice del mondo». E il piede? «All'inizio avevo paura, arrivavi a pensare: ho il mal di testa, sarà colpa del piede? La cosa più brutta è la domanda che ti fanno tutti: "Carlos come va? Tutto bene? E il piede?". Non rispondo più. Meno ne parlo, meno ci penso. E quando in precampionato ho avuto un infortunio muscolare mi sono detto: che bello, posso avere un problemino senza che il piede c'entri nulla. Sono troppo giovane per smettere»

FUTURO. «Coach Brown ogni tanto mi chiede: come va il motore? Io non so quanto tempo andrò avanti, se uno, due, tre anni. Un mese. Non lo so. Io mi diverto con il basket, e fino a quando mi divertirò e mi sentirò utile alla squadra, continuerò a giocare. E a cercare di migliorarmi».