Virtus Bologna, capitan Ndoja ha le idee chiare: "Prima i playoff, poi la riconferma"

"Gli "schiaffi" presi nel match di andata ci sono serviti. Prendiamoci i playoff. Sono orgoglioso del mio ruolo di capitano alla Virtus. Spero che la mia esperienza non si chiuda a fine stagione"
06.05.2018 10:30 di  Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Virtus Bologna, capitan Ndoja ha le idee chiare: "Prima i playoff, poi la riconferma"

La Virtus Bologna a forte matrice italiana dei fratelli Gentile e di Aradori, di Baldi Rossi e del talento emergente Pajola, ha però un capitano speciale. La storia di Klaudio Ndoja è da conoscere. Una storia che lui stesso ha voluto raccontare tre anni fa in un libro: "La morte è certa, la vita no”. Nato a Scutari in Albania, 33 anni fa, è arrivato in Italia nel 1998 scappando dalle spiagge di Valona. Ha vissuto i primi anni da “invisibile” attraversando l’Italia. La prima partita vinta è stata quella con la clandestinità. Oggi racconta la sua esperienza nelle scuole: “Il basket è stata la mia salvezza, il mezzo per uscire da una situazione di estremo disagio. Sono arrivato in Italia senza soldi, non conoscendo la lingua e vivendo per due anni negli scantinati delle fabbriche. Conta poco esprimere quello che oggi provo. Mi sforzo invece di veicolare un messaggio semplice per tutti: abbiate forza e coraggio, inseguite i vostri desideri. Non si raccoglie sempre ciò che si semina, ma guai ad abbattersi. Raggiungere un sogno è possibile. Se ci sono riuscito io, partendo da zero, senza risorse, istruzione, raccomandazione, può farcela chiunque”. A Palazzolo Milanese l’incontro con don Marco Lodovici. Dal piccolo oratorio del comune lombardo al settore giovanile di Desio il passo è stato breve. A Casalpusterlengo incrocia Danilo Gallinari e completa la sua formazione cestistica italiana. Sono passati 11 anni dal suo esordio in serie massima serie a Capo d’Orlando. Lì ha incontrato Gianmarco Pozzecco che nella prefazione del libro scrive: “Quando cominciammo a conoscere le sue vi­cende, capivo perché in mezzo al campo nei momenti più difficili era quello che si cagava meno in mano, anche se quello era il suo primo anno da professionista. Capivo la sua testardaggine negli allenamenti, il suo non accontentarsi mai. Capivo perché aveva due palle grosse così”. Di quella stagione Ndoja ha conservato proprio il rapporto con Pozzecco: “Fu un anno incredibile anche per Avellino con la vittoria della Coppa Italia. Era davvero una squadra formidabile con Green e Smith. Quell’anno ho conosciuto Gianmarco, una persona che non credevo così genuina. E’ nato un legame che dura nel tempo. Ha scritto la prefazione al mio libro ed oggi viviamo una situazione stravagante a Bologna: lui coach della Fortitudo ed io capitano della Virtus”. Ndoja per tutti è “il Gladiatore” che vuole fortemente i playoff scudetto dopo una robusta carriera in Legadue. Ha lasciato il segno a Scafati, Jesi, Ferrara, a Brindisi dove ha conquistato la promozione in A nel 2013, Cremona (di nuovo in A), Verona, Mantova e Bologna con cui l’anno scorso si è regalato la seconda promozione. Tra Ndoja ed i playoff ci sono ancora due ostacoli: Avellino e Reggio Emilia. “All’andata contro Avellino abbiamo disputato la nostra peggior gara. Quegli schiaffi ci hanno fatto cambiar pagina pur nei nostri alti e bassi. Domenica partiremo proprio dal ricordo di quel match. Non possiamo fallire per non complicarci la vita. Avellino arriverà vogliosa di riscatto dopo le sconfitte contro Sassari e Venezia in coppa, ma non ha più lo smalto del girone di andata”. Nel 2013-14 a Cremona, ha avuto come compagno di squadra Jason Rich: “E’ cambiato molto il suo modo di stare in campo. Oggi ho ritrovato un giocatore maturo, prende le decisioni giuste, ha minimizzato gli errori. Merita il titolo di miglior giocatore del campionato”. Ndoja è stato uomo da quintetto base nella prima parte di stagione. L’arrivo di Baldi Rossi, ed ora anche quello di Jamil Wilson, gli hanno tolto spazio. La capacità di coprire entrambi i ruoli di ala, il passaporto italiano ed il 6+6 della prossima stagione lo rende appetibile sul mercato se non dovesse scattare la riconferma: “E’ innegabile che ogni giocatore vorrebbe giocare di più, ma sono consapevole del posto dove sono e del ruolo che ho. Mi ritengo una persona fortunata ad essere il capitano della Virtus. Certo, gli aggiustamenti in corsa mi hanno tolto spazio. Cerco di essere importante anche con meno minuti senza fare drammi. Non ho mollato per aspetti più seri, figuriamoci se mi lascio condizionare oggi per qualche minuto in meno. Il mio desiderio è quello di restare qui. Restiamo in attesa degli eventuali cambiamenti dirigenziali e tecnici. Sarà un’estate di studio”.