Lawal scalpita per il rientro: "Le lacrime che ho pianto mi renderanno più forte"

Il centro della Sidigas potrebbe ritornare sul parquet nel match di ritorno delgi ottavi di Fiba Europe Cup a Minsk il prossimo 14 marzo
02.03.2018 10:00 di Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Lawal scalpita per il rientro: "Le lacrime che ho pianto mi renderanno più forte"

L’attesa per il ritorno in campo di Shane Lawal travalica i confini del PalaDelMauro, il trentunenne centro nigeriano è uno dei protagonisti attesi dell’intero campionato. Per lui il tempo si è fermato il 7 agosto del 2017. A Rio de Janeiro, nella prima gara dell’Olimpiade tra la sua Nigeria e l’Argentina, dopo appena tre minuti si rompe il tendine rotuleo. L’operazione è frettolosa ed è eseguita il giorno dopo da un chirurgo indicato dal Cio. L’esito è negativo ma lo si conoscerà solo mesi dopo. Intanto Lawal viene rilasciato dal Barcelona. In estate Avellino ha creduto in lui. Il dottor Mariani gli ha ridato il sorriso con un intervento, questo sì,  riuscito.

Lo staff tecnico conta di farla rientrare tra 15/20 giorni. Come sta vivendo quest’ultima fase prima del rientro? Timore o solo grande voglia di rientrare?

“La mia grande battaglia è ora a livello mentale. Devo fidarmi nuovamente del mio corpo. Devo saperlo ascoltare. Non è semplice, ogni giorno sembra che manchi tantissimo. Non è così ma allo stesso tempo non devo essere impaziente. Durante le Final Eight sono stato a casa dove ho continuato il mio lavoro fisico con il trainer personale Raleigh Ross che in questi mesi ha lavorato in sinergia con Silvio Barnabà. Anche lui ora è qui con me per curare gli ultimi giorni di lavoro prima del mio rientro. In questo momento sto bene. C’è il desiderio di ritornare in campo di nuovo per dominare”.

Quando le hanno diagnosticato l’errore commesso nel primo intervento chirurgico, cosa ha pensato?

“E’ stato un momento terribile. Ho pianto tanto. Un anno della mia vita gettato via: dal 7 agosto 2016 al 7 agosto 2017, quando ho scoperto che sarei stato operato di nuovo. Il prof. Mariani mi ha ridato fiducia e speranze. E stata davvero dura”.

Finora la Sidigas ha mancato gli appuntamenti importanti. Lei ha vinto una coppa Italia, uno scudetto ed una Supercoppa con Sassari. Cosa ha detto ai suoi compagni?

 “Ci sono tanti giocatori esperti in questa squadra che non hanno bisogno di consigli. Ai più giovani ho suggerito di rimanere concentrati, di avere un loro equilibrio, perché in questa fase tutto può cambiare rapidamente. Lo abbiamo visto in Champions passando dal secondo posto al quinto. Sassari era più pazza. C’era un clima diverso perché coach Meo Sacchetti ed il presidente Stefano Sardara hanno il loro modo di porsi così estroverso. Ad Avellino c’è un’atmosfera meno chiassosa, più business, maggiormente orientata all’obiettivo”.

Fesenko e Ndiaye: cosa apprezza di più dei tuoi colleghi di reparto?

Fesenko è il centro più grosso del campionato. Le difese fanno grande fatica su di lui. Hamady è molto utile con i suoi blocchi. E’ un accoppiata che nessuno ha in Italia. E poi ci sono io (ride) che sono il migliore centro d’Europa”.

Qual è l’obiettivo personale sportivo di Shane Lawal?

Oggi è quello è semplicemente quello di giocare una partita. Non guardo oltre. Certo, vorrei recuperare la mia condizione, ritornare quello che ero. Nell’immediato mi piacerebbe aiutare i miei compagni a portare a casa uno dei due trofei per cui siamo ancora in lotta. Ce la faremo”.

Il prossimo anno sarà ancora ad Avellino?

“Si, è nei miei programmi. Spero che lo sia anche nei programmi della società”.

Ha avuto modo di conoscere la città? Che impressione le ha fatto?

Avellino è una città tranquilla. Ci sono persone semplici e disponibili. Qui sei a casa. Il mio “sport” preferito è disturbare continuamente Didò (il segretario Di Domenico). Lui ed Hamady (Ndiaye), mio vicino di casa, mi hanno aiutato ad ambientarmi”.

Cosa apprezza di più dell’Italia?

“I ritmi sono più lenti che negli States. C’è un’immagine che mi ha colpito al di là dei soliti cliché. I bambini trascorrono tanto tempo con i nonni. Questo legame generazionale e l’importanza della vita alle diverse età mi ha toccato molto”.

L’episodio più curioso che le è capitato ad Avellino?

Mi piace raccontarli sulla mia pagina instagram. L’ultimo è stata davvero divertente. Un signore mi ha bloccato l’uscita dal garage con la sua auto. Quando è ritornato con naturalezza mi ha detto: Non pensavo ritornassi così presto. Buon per lui che il mio Paddington (pitbull di due anni) dormisse”.

Come vede il suo futuro oltre il basket?

“Mi piacerebbe allenare oppure fare lo scout in Europa. Sarebbe gratificante aiutare i bambini della mia Nigeria o i ragazzi disagiati di Detroit”.