Ettore Messina a "Tutti in piedi per le Vnere": opinioni, aneddoti, futuro

Ettore Messina a "Tutti in piedi per le Vnere": opinioni, aneddoti, futuro

Intervista ad Ettore Messina a cura di Alessandro Iannacci e Francesco Strazzari andata in onda durante il programma radiofonico “Tutti in piedi per le Vnere” in onda ogni mercoledì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Punto Radio. 

Buongiorno Coach, intanto come sta andando questa nuova stagione agli Spurs?

“Abbiamo iniziato da poco, la stagione è lunga, stiamo aspettando di recuperare Kawhi Leonard e Tony Parker, è sempre un’opportunità bella e importante poter essere in una squadra del genere e lavorare con allenatori di questo livello.”

Come le sembra l’operato di Bucci e Zanetti alla Virtus? Stanno seguendo la strada giusta per riportare Bologna agli antichi fasti?

“Direi che i fatti parlano per loro, siamo (dico “siamo” perchè sono molto legato alla Virtus) stati molto fortunati a trovare una proprietà così coinvolta e disponibile. Ha fatto un grande lavoro Alberto, credo soprattutto nel momento della retrocessione, perchè ritrovare entusiasmo e ricostruire subito un ambiente positivo e ritornare in A1 l’anno successivo alla delusione della retrocessione credo sia stato un risultato assolutamente non scontato, perchè molte squadre si trovano a retrocedere e poi per anni non ce la fanno a tornare su. Giocatori, staff, club, mi sembra che ci sia un senso di unità, di voler fare le cose in modo giusto, con la giusta determinazione, ci sono delle risorse importanti e questa è una cosa da non dimenticare e lo dimostra anche la campagna acquisti di quest’estate: sono arrivati giocatori di primissimo livello e mi sembra che fino ad ora la squadra stia sicuramente dando soddisfazioni ai propri tifosi.”

Cosa ne pensa della questione relativa ai troppi stranieri nel campionato italiano e al poco spazio garantito ai nostri atleti?
“Credo che buttare lì dei rimedi a casaccio non sia la cosa migliore, secondo me sarebbe fondamentale trovare un po’ di unità d’intenti nei vari componenti e mettersi d’accordo senza pensare quali sono gli interessi di una parte della pallacanestro, perchè sennò non andiamo da nessuna parte. La verità sta un po’ nel mezzo, non è che possiam creare il posto artificialmente ai giocatori italiani, o come facevano in Russia e Turchia farli giocare apposta, perchè si dimostra che questo non ha portato a nessun risultato, oltretutto non so nenche se sarebbe possibile da un punto di vista di regole della comunità europea. Credo che sia importante potenziare ulteriormente l’A2, perchè potrebbe essere un serbatoio dove molti giocatori giovani potrebbero giocare e completare quella che è la loro crescita tra i 18-21 anni ed essere pronti per il palcoscenico maggiore. Certamente, è ovvio che siamo tutti nostalgici, tutti ricordiamo i tempi in cui c’erano magari meno stranieri, ma quei pochi che c’erano si integravano talmente bene che poi parlavano italiano, stavano nelle varie società per qualche anno; adesso purtroppo le condizioni econmiche di molti club fanno sì che le squadre tutti gli anni vengano rivoluzionate, quindi anche per i tifosi diventa difficile legarsi e affezionarsi ad una determinata squadra.”

La prossima giornata ci sarà Milano-Virtus: che ricordi ha a riguardo di questa grande “classica” del basket italiano?

“Mille ricordi, probabilmente quello più bello è stato l’anno della serie finale in cui riuscimmo a vincere lo scudetto della stella: i giocatori, Alberto (Bucci), il club, l’avvocato Porelli fecero una cosa incredibile. Dopo la delusione di gara 2 che aveva fatto pensare che non ce l’avremmo mai fatta a rivincere a Milano, si riuscì a tornare a Milano e a vincere quella partita e lo scudetto. Ricordo quando tornammo in piazza Azzarita la notte c’era la piazza piena per la gioia di questa vittoria: credo sia questo il ricordo più forte. Poi ci sono stati tanti tanti anni di rivalità, di partite, ma quello credo rimanga a distanza di 30 anni il ricordo più forte.”

Ha diviso la panchina con grandi personaggi del basket: Bucci, Gamba, ora Popovich per citarne alcuni. Cosa ha cercato di imparare negli anni e quindi poi di apportare nel suo modo di allenare?

“Imparare tutto quello che potevo, sia dal punto di vista tecnico, ma soprattutto dal punto di vista della gestione, in particolare delle situazioni emotive di squadra: come affrontavano una sconfitta o una vittoria, un momento di crisi all’interno della squadra, vedere come si rapportavano al giocatore, quando decidevano di parlargli o quando preferivano aspettare. Insomma tutte le cose che poi credo facciano la differenza nel riuscire a portare avanti una squadra. Ognuno di questi grandi allenatori ha il proprio stile, la propria personalità, da tutti ho cercato di prendere quello che riuscivo, ovviamente se cerchi di copiare molte volte non vai da nessuna parte.”

Quali sono gli aspetti che le mancano di più da capo allenatore? Pensa nei prossimi anni di tornare a fare l’head coach (in America o in Europa)?

“Diciamo che per quanto riguarda fare l’allenatore mi manca, più che prendere decisioni durante la partita, magari la quotidianità e il rapporto con il mio staff: pensare, decidere, cambiare, arrabbiarsi, litigare, discutere, andare a cena. Ho avuto la fortuna quest’estate di avere uno staff fantastico con la Nazionale, dove c’era anche Giordano Consolini, e devo dire che abbiamo passato due mesi fra di noi molto belli, molto gratificanti ed è stata una cosa che mi ha fatto davvero piacere. La relazione con lo staff e il coordinare uno staff tecnico è la cosa che probabilmente mi manca, a fronte di tante altre soddisfazini e di tante altre cose che riscontro nell’esperienza con gli Spurs: fare da assistente a Popovich non è proprio una cosa che capita a tante persone, quindi so di essere fortunato.
Per il futuro non lo so, perchè nell’ NBA non dipende da me avere l’opportunità di allenare un team in prima persona. Quello che deciderò di fare dipenderà anche molto dalla situazione familiare: mio figlio anno prossimo andrà alla scuola media superiore, bisognerà trovare anche le soluzioni che mettano d’accordo quelle che possono essere le mie ambizioni, i miei sogni con quello che vuole fare il resto della mia famiglia.”

Si è aperto un nuovo corso della Nazionale: cosa ne pensa e quanto crede che ci vorrà per ricostruire una squadra veramente competitiva?

“E’ una situazione abbastanza complessa, perchè nessuno sa come gestire queste famose finestre. Non invidio Meo Sacchetti perchè sicuramente non è una situazione facile, sopratutto il fatto di dire ad alcuni giocatori che magari utilizzerai durante l’inverno di restare a casa d’estate perchè arrivano i grossi calibri, quali Belinelli, Datome, Melli, Gallinari ovviamente. Non mi sembra che la Fiba abbia fatto una cosa tanto sensata, quindi questo è il primo problema. Ci sarà tempo di costruire quando ci sarà tempo di lavorare durante l’estate: adesso in queste finestre invernali dove ci si trova, ci si allena due giorni e poi si gioca, ci vuole tutto il talento di un grande allenatore come Meo Sacchetti per mettere insieme la squadra in pochissimi giorni, dare pochi concetti che ti aiutino ad andare in campo e ci vuole una grande disponibilità dei giocatori. Abbiamo sicuramente un buon gruppo di giocatori, ma non sarà facile battere le squadre con cui dovremo giocare durante le finestre.”

Coach chiudiamo con una parentesi su Manu Ginobili: un ricordo del ragazzo che arrivò per la prima volta a Bologna e un commento sullo straordinario Ginobili attuale, che a 40 anni ancora insegna pallacanestro ai colleghi in NBA.

“Può sembrare una cosa ridicola, ma il ricordo del Manu di 16-17 anni fa è vivissimo perchè ce l’ho uguale e identico tutti i giorni. E’ meno atletico, ha meno capelli, ha sicuramente un po’ più di calma nel suo modo di giocare perchè è una persona matura (ha figli, famiglia etc.). Però l’entusiasmo, la grinta e anche l’incoscienza che ha nel prendere uno sfondamento o nell’andare in mezzo a 3 difensori e provare a finire al ferro sono gli stessi di tanti anni fa. E’ una soddisfazione bellissima poterlo vedere tutti i giorni, sapendo che tutto questo prima o poi finirà, quindi cerco di godermi ogni momento: per esempio l’altra sera a Miami, dove è uscito con la gente che lo applaudiva, è stato un fattore determinante per la nostra vittoria.”

L’intervista puó anche essere riascoltata qui: https://youtu.be/dSF8YXoJWcI