L'impatto di De Michelis sul basket italiano che non ha trovato seguito

L'impatto di De Michelis sul basket italiano che non ha trovato seguito

(con Werther Pedrazzi). Vulcanico, intriso di politica da cima a fondo nel bene e nel male, ma certamente degno di rispetto più di tanti millantatori della cosa pubblica italiana. Pianetabasket.com ha chiesto a Werther Pedrazzi un ritratto non convenzionale del politico Gianni De Michelis, deceduto ieri all'età di 79 anni, nella sua relazione con la pallacanestro italiana che ha avuto un impatto enorme per il movimento ma che - come ben vediamo al giorno d'oggi - chi è venuto dopo di lui non ha saputo coltivare.

"Mi irrita  abbastanza" premette Werther "la sciocca ironia di chi si crede "figo" e a fronte del minuto di silenzio sui campi chiesto da Legabasket chiede "Un minuto di silenzio anche nelle discoteche"...

De Michelis e la pallacanestro. "Presidente legabasket 1984-92, contratto rai da 50 miliardi, con l'avvocato Porelli fondatore per parte italiana di Uleb, promotore dei primi McDonalds Open all'Eur...

Emanazione di quell'aura socialista rampante e furoreggiante della "Milano da bere"...

Nello suo "spirito modernista e danzante" aveva e voleva "fare del basket più del calcio"...

Chiaramente anche o soprattutto il contratto Rai era un "frutto politico" e dopo di lui sono venuti a mancare quegli effetti moltiplicatori per il movimento...

Personalmente ho sempre avuto quel vago sospetto che tutto quello, insieme all'ingresso del gruppo Ferruzzi-Sama nel Messaggero Roma, fosse una sorta di droga somministrata al movimento. Ricordo ad esempio le difficoltà di Pavia all'ingaggio di un giocatore come Loris Barbiero - discreto giocatore non certo un fenomeno - che proveniente dal Messaggero si portava dietro un contratto da 500 milioni...

Via De Michelis e via Il Messaggero, cosa è rimasto?"

Buonanima, il Gianni, RIP.