Serie A con bagarre fra Final Eight e retrocessione: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Serie A con bagarre fra Final Eight e retrocessione: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

(di Werther Pedrazzi). Lunedì, giorno di spigolature, in qua e in là, raccattando esiti sparsi della domenica di campionato. Guardando quella barchetta in mezzo al mare del basket, che se non sventola, ancora, bandiera bianca, di certo non si può dire che issi con orgoglio il tricolore…

Per tutti quelli che il bicchiere lo vogliono, a tutti i costi, vedere mezzo pieno, facile, perché il vuoto è evanescente, fatto di aria che ci si gonfiano soltanto i palloni… Ed anche per quelli che scambiano l’immagine per la realtà, ed hanno già frantumato millanta specchi, arrampicandosi con scarponi chiodati. Per tutti loro, l’invito è semplice: guardate la classifica. Ci sono novità!

Un precedente assoluto. Quando mai si sono ritrovate all’ultimo posto, contemporaneamente, cinque squadre (a 6 punti)? Altre tre squadre solo 2 punti sopra (a 8) e ancora altre tre a 10 punti. Dopo 10 giornate. Fanno undici squadre su sedici ammassate in 4 punti, non ancora fuori dall’area retrocessione. E, diciamolo, in spregio a sciocche scaramanzie, lo scudetto già virtualmente assegnato. Bello, però. Mannaggia che divertimento. Vogliamo parlare, dunque, di andamento qualitativo? O non sarebbe meglio, come Peppino De Filippo, dire: soprassediamo!

Resterebbero quelli che… Bello o brutto che sia, l’equilibrio è sempre interessante. Scusate? Quale equilibrio. Nell’ultima giornata abbiamo avuto cinque squadre oltre 100 punti, e sette squadre sotto i 70… Lo scarto complessivo medio è risultato essere di 16 punti a partita (15,87 per esattezza), moderato dal fatto che a Sassari la partita è finita con 1 solo punto di scarto a favore di Milano. Risparmiamo il discorso difese, che ormai è venuto a noia a noi stessi. Non parlateci, però, di equilibrio… L’immagine che in molti si sono creata, non è la realtà.

E la realtà è, evidentemente, cambiata, stravolta, capovolta, insieme al gioco. Di certo fino a poco tempo fa una squadra che stra-dominava a rimbalzo, come Sassari contro Milano (57-36 e 20-2 quelli offensivi) NON perdeva la partita. 

Ci sarebbe anche la buona novella, doppia, con Varese (alla settima vittoria consecutiva) e Cremona appaiate al terzo posto. Interessante. Due storie distoniche che producono il medesimo (bel) risultato? Due postulati contrari: la difesa di “Artiglio” Caja e l’attacco di Meo Sacchetti. L’immagine fa pensare a quello, la realtà raffredda i voli pindarici e dice che, in fondo, nell’ultima giornata le due squadre si sono assomigliate, fotocopiate, stabilendo entrambe (per il momento) il record di tiri da 3 punti tentati: 40! (20/40 per Cremona e 12/40 per Varese). Tirando entrambe più da 3 che da 2 punti (25/38 Cremona e 19/26 Varese). Comunque, due belle favole, due piccoli capolavori di economia domestica, di compattezza di gruppo e intenti di squadra.

Sempre la 10° giornata ha evidenziato due crisi, forse una irreversibile e l’altra tanto inaspettata quanto profonda. Con due uomini a simboleggiarla… Profondo rosso di Cantù a Brescia (81-63) e per Avellino a Trieste (110-64).

Lungi da noi gettare croci di colpevolezza, ma se Toni Mitchell, per Cantù, tira 3/9 da 2 e 0/7 da 3, significa che sta giocando senza sentire il peso, e il pudore, della responsabilità, e una squadra deresponsabilizzata (forse dall’aria pesante che la circonda) difficilmente potrà salvarsi, mentre Avellino potrà anche avere un motore da 3.000 di cilindrata, ma se non funziona il motorino di avviamento, giri la chiave e tutto resta muto e fermo, e resti comunque a piedi: preoccupa, dunque la crisi di Ariel Filloy. Possibile che nessuno si sia accorto che il gaucho è oggi la fotocopia sbiadita e confusa, di difficile lettura, del giocatore conosciuto? Non ne conosciamo la causa e possiamo solo augurargli una pronta ripresa.

Avendo appena nominato Cantù, non riusciamo a reprimere una perplessità. A che gioco sta giocando Dmitri Gerasimenko? L’altro ieri metteva in vendita la società. Ieri, non si faceva trovare. Oggi, tratta personalmente il ritorno di Kyrylo Fesenko come rinforzo per la squadra. Nel frattempo, e nell’attesa di capire il giro del vento, due cordate intenzionate a rilevare la Pallacanestro Cantù rischiano di spezzarsi. Mentre in società l’unica firma “autorizzata” corrisponde al nome di Roman Popov che, non ce ne voglia, sembra un nome di fantasia tratto da un fumetto di Dylan Dog… Un mistero della Brianza.