Lega Nazionale: pollice verso alla riforma - Perché il presidente Bruttini non voterà la rivoluzione che regionalizza i 144 club di Serie C

31.01.2012 23:31 di Sandro Spinetti   vedi letture
Fonte: www.ilcittadinoonline.it/rassegna stampa LNP
Lega Nazionale: pollice verso alla riforma - Perché il presidente Bruttini non voterà la rivoluzione che regionalizza i 144 club di Serie C

Nota di Enrico Campana -

Primo presidente senese nella storia delle maggiori istituzioni che  gestiscono il  basket in generale, Fabio Bruttini non  darà  il  suo voto (pesante, in termini di numeri) della Lega Nazionale nè si tapperà il naso per essere additato come colui che eletto con voto plebiscitario porta i dilettanti al fiume, giusto come nella favola del “flauto magico”. Un no chiaro, il suo,  contro il fine e la forma per non contribuire a far passare la rivoluzione dei campionati che nasce  sotto l’ansia del “nuovismo”,  arriva all’improvviso come un sisma. E piove dall’alto, non nasce dal basso, quasi un diktat CONI che mette Dino Meneghin in una posizione strana, tanto che  cavalcherà  questa svolta  pur avendo già dichiarato con ben 14 mesi di anticipo rispetto alla scadenza di voler chiudere il suo mandato. Una rivoluzione chiaramenteispirata dai “colletti bianchi” e  un mix di  “pensieri” e scopi senza un’adeguata preparazione, uno studio approfondito anche in tema di economia generale, un confronto a largo raggio, sentendo anche la gente.
Sulla decisione che il Consiglio federale prenderà il 2 e 3 febbraio a Roma fino a 48 ore fa non apparivano ostacoli, invece sta montando un preoccupante scontento e se passerà, la riforma spaccherà il movimento. Il progetto è di far passare la A con 16 squadre e chiudere la Legadue dal 2012-13,  ristrutturando contestualmente -  per la terza volta in due anni ! -  la A dilettanti (con 2 stranieri e italiani in quota per età).
Dopo una sortita sulle 24 squadre con le conferences, la cooptazione delle formazioni di Legadue,  Legabasket, attore protagonista, ha capito di aver  perso potere e compattezza  al suo interno con questa politica “et pluribus unum”. E in questa occasione è (o finge?) di essere d’accordo sulla SuperA a 16, selezionata, con solide garanzie. In fondo, il suo principale scopo è gestire gli arbitri con la minima spesa di 50-60mila euro del designatore. Tutti assicurano che non farà pollice verso. In realtà, su questo passo (rischioso) non ha frenato, ma più grave che non abbia organizzato un’assemblea-workshop, mettendo i 17 club davanti al fatto compiuto.
Marco Bonamico, presidente-manager (200 mila euro per stagione) di Legadue, colpita più del campionato di vertice dalla crisi, dovrebbe astenersi. Dicono: la maggioranza delle squadre preferisce tornare di sotto in attesa di tempi migliori. E’ così, o il fuoco della contestazione cova sotto la cenere?
Più sotto, ovvero lo zoccolo duro delle società di pallacanestro, quelle dilettantistiche che comprendevano fino a pochi mesi fa oltre 200 club, è fortemente contrario a prendere questa via. Sono stanche di fare da cavia, da ultimo questa stagione la formula delle conferences alla… pummarola.
Campionato strategico non inferiore alla A1, Lega Nazionale  è diventata via via - anche per i problemi al suo vertice che l’hanno paralizzata negli ultimi due anni – l’ ultima ruota del carro. E corre ai ripari freneticamente organizzando in extremis  un sondaggio, per cui la conta  si farà entro martedì. Viene dato per scontato che,  a larga maggioranza, come  accaduto due anni fa per la novità delle wild card poi accettata salvando però la B e la C,  il no sarà chiaro, ma anche  problematico. Nel senso che diranno alla Fip:  è avventato fare un passo così delicato. Occorre del tempo per valutare i pro e i contro. Noi non ci stiamo, fatelo pure. E partirebbe un appello al CONI in tal senso.
La vera  ragione dietro il rifiuto di un salto nel buio è  però un fondato timore:  i club dietro la SuperA verrebbero  declassati a campionati regionali (questa sorte è segnata per i 144 club di C) e perderebbero tutto il loro valore d’avviamento (sponsor, reclutamento, immagine, impianti per chi li possiede, impatto sulla città, etc), “ed è chiaro – ammonisce il presidente Fabio Bruttini, eletto a settembre senza voti contro  e quindi il vero uomo forte della situazione –  si darà ancora più potere ai presidenti regionali”. 
Il comunicato della Lega Nazionale censura quindi le procedure  della Grande Riforma lette solo attraverso la stampa, e non voterà quello deciso da altri. “Considerato – dice  il documento-  che la preannunciata riforma dei campionati è stata resa nota solo a mezzo stampa e che dai colloqui informali con il Presidente e il Vice Presidente FIP è stato rilevato che allo stato non esiste alcuna elaborazione di contenuti ma solo uno schema generale, il Consiglio Direttivo esprime, in questa fase, un giudizio fortemente negativo”.
Su questo  argomento  non si può dare  torto agli aventiniani. In ogni caso un anno  e mezzo dalla decisione all’attuazione è lungo, può succedere di tutto. La mossa più  saggia per la Fip, che è in scadenza di mandato e al centro di giochi per il dopo-Meneghin, è fissare un opportuno periodo di studio, riflessione e discussione. E votare  la riforma terminati i campionati, a metà estate, quando le bocce sono ferme e si capirà qualcosa di più della salute del basket, della credibilità  della sua gestione attuale  e dell’economia, perché fra sbalzi dello spread, proteste e scioperi conviene per il momento stare in trincea.