SOTTO ESAME: Sassari. Analisi (con voto) della scorsa stagione e di quella che verrà

26.07.2016 22:57 di Alessandro Palermo   vedi letture
SOTTO ESAME: Sassari. Analisi (con voto) della scorsa stagione e di quella che verrà

ANALISI DELLA SCORSA STAGIONE (regular season)
Sicuramente Sassari è stata la squadra meno costante del campionato, oltre a risultare probabilmente anche come la società più in difficoltà dell'intera stagione. Un'annata, quella passata, da dimenticare... completamente. Una stagione turbolenta, in salita, iniziata e finita male. Anche sfortunata, questo va detto, ma se tutto è andato storto la colpa è della società. Quando tutto va per il verso sbagliato o sei tremendamente sfortunato, oppure hai pianificato (e gestito poi in seguito) male un'intera stagione. Chiaramente la colpa non può essere attribuita soltanto alla società perchè in fondo, come si suol dire, sono i giocatori che scendono in campo. Ecco, appunto i giocatori. Però sono le società ed i dirigenti che scelgono chi acquistare, insomma la colpa è un po' di tutti ma ora basta puntare il dito: la stagione 2015-16 è bella che finita e bisogna voltare pagina. Analizzandola, però, ci sono molti spunti interessanti e situazioni che meritano di essere ripercorse, per capirci meglio o per provare a non commettere gli stessi errori nella stagione ventura. Archiviata questa lunga quanto doverosa premessa, arriviamo al dunque: la scorsa annata si può ricondurre a due punti fondamentali che sono rispettivamente il mercato estivo - con giocatori che non hanno mantenuto i buoni propositi iniziali - e dei casi spinosi che nel corso della stagione hanno portato soltanto guai, avvelenando tutto l'ambiente. A rimetterci sono stati gli splendidi tifosi sardi, lo staff, lo spogliatoio, ecc.. rovinando completamente l'enfasi per la vittoria dello Scudetto, maturata soltanto pochi mesi prima.

CAPITOLO GIOCATORI
Ma andiamo con ordine, partendo proprio da quei giocatori che hanno dato poco se addirittura niente alla causa Dinamo: su tutti, ovviamente, Brent Petway. L'ex Olympiacos è arrivato a Sassari in estate come fosse un fenomeno e se nè andato, col primo volo disponibile, da "bidone". Petway - e lo dice uno che stravedeva per un giocatore del genere - fenomeno non lo era e non lo è mai stato, ma di certo era lecito aspettarsi molto di più dall'ala americana. In 16.3 minuti di media, il nativo della Georgia ha prodotto appena 3.7 punti e 3.1 rimbalzi ad allacciata di scarpe, poca roba. Ma le sue cifre non fanno testo, le statistiche non sempre dicono tutto. Di lui non è piaciuto l'atteggiamento e praticamente tutto il resto, non si salva nulla della sua stagione. Poi vengono due giocatori che non possono e non meritano di essere paragonati all'annata di Petway, ovvero Christian Eyenga e Joe Alexander. Il primo è arrivato a Sassari da Varese, ma dopo una stagione favolosa in biancorosso non ha saputo ripetersi. Eyenga così male non ha giocato, ma ha dato davvero poco a quella Dinamo e la dirigenza ha preferito fargli fare le valigie dopo 18 partite. L'ex giocatore del Maccabi Tel Aviv (ottava chiamata nel draft del 2008 dai Bucks), invece, ha fatto il suo compitino, a tratti benissimo con picchi di profondo rosso ma, nonostante questo, per la stagione 2016-17 si poteva puntare ancora su di lui. Un giocatore strano, come la sua carriera del resto. In alcune gare ha incantato il pubblico di casa e non solo, schiacciate (1.3 a partita) e giocate da urlo ma anche poca costanza. Sulle 30 partite di campionato, 5 volte sopra i 20 punti, 17 volte in doppia cifra e 2 volte ha chiuso addirittura a quota zero. 11.1 punti a partita (12.5 includendo anche i playoff) sono buoni numeri ma non entusiasmanti. Doveva essere uno dei trascinatori della Dinamo, si è ritrovato invece a diventare un sesto uomo di lusso. Delle 27 gare giocate in regular season, solo in 7 è partito in quintetto, chiudendo l'anno con poco meno di 22 minuti di media d'impiego. Unica nota positiva della stagione (sempre nel contesto dei singoli), manco a dirlo, è stato indubbiamente David Logan, Re di Sassari. Sotto il profilo della costanza, però, anche la guardia ha peccato: quando ne aveva voglia risultava essere di gran lunga il miglior gocatore del campionato, quando invece si adattava agli standard della squadra ed alle fasi tristi della Dinamo, appariva un buon giocatore ma non il fenomeno che è. Anche perchè se avesse giocato tutte le 30 partite allo stesso straordinario modo, avrebbe vinto a mani basse il premio di MVP. L'unica scelta azzeccata della società, in termini di aggiunte e di giocatori è stata la firma di Josh Akognon, un folletto che ha dato una bella scossa alla squadra.

I DISASTRI EXTRACAMPO
Capitolo "casi spinosi" che meriterebbe la quantità di pagine della Divina Commedia, ma cercherò di essere sintetico. Liquidare un allenatore che ha fatto la storia del club è stata una cosa buona e giusta? In queste cose, generalmente, non bisogna farsi prendere da ciò che dice il cuore e se andava fatto, allora era giusto farlo. Ma coach Meo Sacchetti veniva da un "triplete" pazzesco e mandarlo via non anni dopo ma pochi mesi più avanti pare davvero folle. La squadra non giocava bene, ammettiamolo, ma forse (come era normale immaginarlo) la pancia era piena, dopo l'abbuffata di trofei della stagione precedente, dunque, facile non era. La panchina affidata prima a Calvani ed a Pasquini poi, ha soltanto destabilizzato ulteriormente l'ambiente, confuso i giocatori e incrinato una stagione. Inoltre, aggiungiamoci che questi cambi non hanno sicuramente giovato alla rimonta (poi fallita) verso le prime posizioni, inceppando il cammino, scontrandosi con lo scoglio Reggio Emilia. La prima cosa da fare, per dare fiducia ai giocatori ed a tutto l'ambiente, è difendere le proprie idee, proteggendole, senza continuamente metterle in discussione. Quanto al percorso della Dinamo, come già detto, è stato altalenante e lo dimostrano alcuni numeri: soltanto due vittorie di fila (cosa successa solo due volte) dimostrano che la squadra ha faticato a prendere il ritmo ed a mettere la fatidica "quinta marcia", mai arrivata. Soltanto nelle ultime battute del campionato, quasi per caso, sono arrivate tre vittorie in fila contro Caserta, Torino e Reggio. Per non parlare delle sconfitte: ben 4 di fila (Milano all'ultima di andata, poi Cremona, Cantù e Brindisi) arrivate a cavallo del girone di andata, con quello di ritorno. Peggio hanno fatto, però, i 3 ko consecutivi contro Avellino, Bologna e Pesaro (-21!), portando in seguito la società a cacciare Tony Mitchell (altro, ennesimo, caso della stagione). VOTO ALLA STAGIONE 5

PLAYOFF
C'è poco da dire: Reggio Emilia era forte, ma non così forte da eliminare Sassari per 3-0. Poteva e doveva essere un quarto di finale più equilibrato. Poi, se la Dinamo fosse uscita ugualmente non sarebbe stato un dramma. Ma farlo a Gara5 era un contro, a Gara3 un altro.

LA PROSSIMA STAGIONE
La dirigenza ha lavorato benissimo. Bene perchè è stata rapida e decisa, avere un roster al completo in poche settimane non può che giovare l'allenatore ed i giocatori stessi. Tutti i pezzi del puzzle sono stati posizionati al posto giusto, buon inizio. Sulla carta, però, il livello tecnico della squadra è sicuramente inferiore rispetto alle ultime due annate ma potrebbe stupire. Apprezzabile la rapidità con la quale la dirigenza ha piazzato i colpi ma sono i giocatori stessi (alcuni, non tutti) che lasciano qualche dubbio sospeso. La guardia Trevor Lacey è inesperta, viene soltanto da una buona stagione a Pesaro, ma potrebbe portare estro e qualità. Il passaggio dalla Vuelle ad un palcoscenico più importante (anche in ambito europeo) come quello della Dinamo non sarà semplice e potrebbe fallire ma ha le doti per azzittire i più scettici. Lascia perpressi la firma di Darius Johnson-Odom, un giocatore che a Cantù ha dimostrato di avere molte lacune in cabina di regia, molto meglio come guardia. Il problema è che Sassari lo ha ingaggiato per fare il play... Piace, invece, la fiducia data a Tautvydus Lydeka. L'ex pivot di Pesaro può dare tanta solidità sotto canestro. Capitolo Dusko Savanovic: inutile negare che la stagione e le sorti della Dinamo ruotino tutte attorno al serbo. Un giocatore del curriculum strabiliante ma che a settembre spegnerà 33 candeline. La carta d'identità non è un problema (vedi Kaukenas e Lavrinovic), quello che preoccupa è che l'ex Efes e Bayern Monaco è in fase calante della sua carriera e questo aspetto non è da sottovalutare. Savanovic, da parte sua, potrebbe anche avere nelle gambe e soprattutto nelle mani (d'oro) un'ultima grande stagione. Difficile pensare possa disputare due annate ad altissimo livello, per questo l'acquisto piace ma la decisione di fargli sottoscrivere un biennale non garba molto. Ma il nativo di Belgrado ha tutte le carte in regola per essere un "crack" della nostra Serie A... visto il livello poi, non sarà difficile.


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