Petrucci: «Il male della Nazionale? Pochi italiani nei club»

Il presidente federale ribadisce la propria posizione sulla maglia azzurra, toccando anche altri argomenti interessanti in una intervista al Corriere dello Sport
03.09.2014 12:30 di  Matteo Marrello  Twitter:    vedi letture
Fonte: Corriere dello Sport
Petrucci: «Il male della Nazionale? Pochi italiani nei club»

Due giorni fa Claudio Toti, proprietario della Virtus Roma, nel corso di una intervista rilasciata al Corriere dello Sport, tra le cause della mancata crescita della nostra pallacanestro aveva indicato lo scarso richiamo della squadra azzurra. La risposta del presidente federale Petrucci, sempre attraverso le colonne del quotidiano romano. Intervistato da Andrea Barocci Petrucci ha spaziato dal  rapporto con i club, allo stato del basket, per poi chiarire  posizione che la Fip prenderà in merito al finanziamento che dovrà essere riservato al calcio.

 Questi i passaggi principali dell'intervista:

Azzurro opaco? Colpa dei club «Sono limato al basket da un anno e mezzo, se proprio gli stessi dirigenti fanno giocare nei loro club quasi solo atleti, non utilizzabili per la Nazionale, il problema ricade su chi causa questi risultati. Tori dice che la squadra azzurra non ha un gran richiamo: è una sua idea personale. Il ct Pianigiani e l'Italia, dopo una mancata qualificazione agli Europei, ci hanno riportato tra le prime 8 nazioni del nostro continente. E hanno appena chiuso al primo posto il loro girone andando agli Europei del 2015 che mettono in palio la partecipazione ai Giochi. Le partite della Nazionale hanno uno share basso? Non credo. In ogni caso neanche tanti altri bei programmi di cultura lo hanno».

No money, no basket «I club di basket e quelli del calcio sono società professionistiche con fini di lucro. E' penoso sentire dire che non si hanno le possibilità per fare il campionato, oppure vedere che qualcuno non riesce a portarlo a termine. Per cui, mi dispiace deluderlo, ma io ribadisco il concetto, e la mia risposta è sempre la stessa: se non si hanno le risorse sufficienti, perché partecipare? (...)La Fip capisce ogni società. Però sono appunto queste ultime che costituiscono la Federazione. Se non hanno sciolto certi problemi, mi spieghino loro come risolverli. Io chiedo: quali sono state le proposte fatte dai club ultimamente? E mio tavolo è pieno di carte, ma non di proposte. Con questo non voglio offendere i presidenti e proprietari che investono. Ma questa è una litania che sento senza, lo ripeto, ricevere progetti. Dicano loio come fare il basket e noi ci adopereremo laddove sarà possibile». 

FIP-LEGA «Ho conosciuto il nuovo presidente Marino, mi sembra una persona preparata e con idee per lavorare. Ora attendo indicazioni, e non rimproveri: fare i primi della classe ed essere pessimisti non serve a nulla. Il basket è uno sport straordinario».

La tv del basket «Sulla Tv non posso che dargli ragione. Oggi però questo è un esame di coscienza che non porta a niente. La tv della Fip? Mi auguro che possa partire per l'inizio del prossimo anno». 

Non di solo calcio vive lo sport «La filosofia che aveva portato anni fa a dare tot milioni fissi al calcio e una diversa valutazione per tutte le altre discipline, per me è cambiata. Il calcio non è più il motore dello sport italiano, ma solo il gioco più popolare: al basket non dà nulla. Il fatto che lo sport si alimenti con i giochi e le scommesse sportive non è liberalità del calcio o della pallacanestro: è una legge dello Stato. E per scommettere sui club del pallone e del basket non servono autorizzazioni delle società. Le puntate non si effettuano solo sul calcio italiano, ma anche su quello estero e sulla NBA. Ecco perché condivido la proposta studiata da una commissione di presidenti federali e che il presi- dente del Coni Malagò porterà in Consiglio Nazionale. Anche per me il calcio deve avere le stesse proporzioni di finanziamento delle altre discipline».