Le idee di "Meo" per una Nazionale che torni a correre

Le idee di "Meo" per una Nazionale che torni a correre

Ora tocca a "Meo" Sacchetti! Il nuovo CT della Nazionale solletica la pancia di chi crede che questa Italia sia in qualche modo non ancora all’altezza della sua storia. Siamo lontani dai fasti del passato e chi, a turno, prima di lui ci ha provato trovando e provando soluzioni anche alternative, alla fine ci han lasciato con in mano sempre un pugno di mosche. La Nazionale secondo i dettami del suo tecnico, tornerà fedele alla propria identità quando alzerà nuovamente un trofeo, insomma, e tutto il resto è amore concesso sulla fiducia, appunto a credito. Forse sarà perché Romeo, da giocatore della nazionale italiana, certe sensazioni le ha vissute in prima persona vincendo l'argento di Mosca nel 1980 e l'oro di Nantes tre anni dopo. Il lungo digiuno di questi anni, le forti delusioni che hanno toccato principalmente i tifosi di lunga data, i parallelismi diventano quasi inevitabili, con quella corsa all’accostamento degli azzurri del presente ai grandi del passato, riempie i cuori di chi non è nato ieri. Quel vasto crepaccio che separa i nomi scolpiti nella memoria da quelli dei protagonisti attuali viene in un istante annullato, ricucito a forza di parole e paragoni impropri. C’è insomma un importante divario tra il percorso tracciato da Sacchetti per i ragazzi che sceglierà e quanto visto fino adesso dalle tante nazionali propostaci dai vari CT che si sono succeduti senza regalarci niente. A nulla serve anche nascondere gli insuccessi  con falsi trionfalismi che, tra il detto e il non detto, vengono gonfiati a dismisura da parte della stampa, addetti ai lavori e persino da qualche tifoso. Il Meo non ci sta a giocare al "campa cavallo..." annusando il comprensibile bisogno di tornare a sognare in grande. In questo scenario, di per sé, nessun protagonista pare davvero sbagliare. È normale, infatti, che si parli della Nazionale in grande stile, e che l’attesa di un autentico e credibile ritorno degli azzurri al livello che loro compete, finisca in qualche modo per precorrere i tempi e prevenire la realtà al primo barlume di fiducia, complice anche il susseguirsi di anni bui durante i quali si è sempre stati convinti di aver toccato il fondo e con il famigerato ‘anno zero’, non si potesse che risalire.  Di disfattismo, gli anni bui ne hanno prodotto tanto e allora ben vengano le nuove idee che Sacchetti ha in mente, avremo in panchina più un Dido Guerrieri che un Mario De Sisti, ma di una cosa siamo certi: ogni Commissario tecnico della nazionale non deve stravolgere le doti del capitale umano che si trova per le mani. Deve, al contrario sfruttare, consigliare e magari migliorare, senza inculcare nella testa dei giocatori soluzioni a loro estranee e lontane da come giocano con i propri Clubs. Bisogna resistere alla tentazione, ormai si è capito come non esistano più i giocatori di una volta, e questi baldanzosi giovanottoni di oggi sono spesso fragili e facili prede nel liquefarsi ai primi segnali di tempesta. Gli annali sono pieni di belle speranze e siamo qui a descriverne una nuova. L'augurio che facciamo all'uomo di Altamura è che ci ridia una Nazionale devota al divertimento di battere gli avversari senza paura di perdere la faccia in caso di sconfitta. Quella del Meo sarà una Nazionale senza fronzoli?  Bene, ne siamo felici, largo alle fanfare dunque, e ai proclami sognanti di un’Italia finalmente competitiva, come ai bei tempi, per le posizioni di vertice. Sacchetti potrebbe infatti costituire il migliore anticorpo agli isterismi di un ambiente folle e ondivago, istintivi per troppa passione e resi famelici dal lungo digiuno. (rb)