L'ora del Confessore: I Pelicans e la clamorosa classifica della Southwest NBA

22.11.2014 11:09 di  Amedeo Confessore   vedi letture
L'ora del Confessore: I Pelicans e la clamorosa classifica della Southwest NBA

Il rumore delle foglie mosse dal vento, un cielo infinito che sembra coprire l’universo intero, infine i suoni della natura messi insieme come se a suonare fosse la tua orchestra preferita. L’argine perfetto contro l’invadenza del mondo, gente che ti guarda con sguardo fisso, silenziosa e attenta ai tuoi movimenti. Piano, lento, lo slow motion come regola di comportamento, poco più avanti della mia auto un cartello: New Orleans 20 miglia, direzione Nord. Come scriveva Fenoglio, questa è una questione privata.

The big Easy può distruggerti il cuore e ricomporre la tua idea di come e dove stare al mondo. Non hai scampo se nella NBA la tua squadra è nella Southwest Division: tutte le franchigie sopra il 50% di vittorie, con punte di assoluto vertice. I Pelicans di New Orleans sono lì, all’ultimo posto ma con un record vincente e ad un passo dagli Spurs; in lontananza i Grizzlies che guardano tutti dall’alto in basso da Beale street, con una percentuale di vittorie che in classifica generale li mette un soffio prima dei Raptors che guidano la Eastern Conference. Si, avete letto bene, i Raptors guidano la Eastern Conference e io non bevo alcolici solitamente di prima mattina, ahimè.

“He always said Louisiana was where he feltat home”, è una frase di una grande cantautrice americana: Lucinda Williams, il pezzo si chiama “Lake Charles”, ed è la solita storia di sentimenti e risentimenti, di polvere che vedi alzarsi mentre la tua auto scorre via quando cerchi di allontanarti dai problemi, e invece quelli nella notte tornano come incubi, fino a quando non senti nuovamente il rumore delle foglie mosse dal vento, e capisci che sei a casa, finalmente pacificato, tra gli argini che proteggono le tue ansie.

La luce di quest’anno nei Pelicans la accende Anthony Davis e non potrebbe essere altrimenti: il lungo cammino dalla nascita nella South Side di Chicago fino alle medaglie con il Team USA, la convocazione per l’All Star Game di quest’anno, e ora la stagione di quella che a tutti gli effetti è la consacrazione del centro dei Pelicans. Attorno alla sua figura ci sono vecchie volpi NBA come John Salmons e giocatori di tutto rispetto come Tyreke Evans, Ryan Anderson Jrue Holiday e Omar Asik. Se tutto sarà sufficiente a centrare l’obiettivo della post season non lo sappiamo, quello che è certo è che quest’anno i Pelicans si sentono meno orfani del genio di Chris Paul, e sono pronti a portare sul campo da basket il senso e la logica di vita della Big Easy.

La ricomposizione del senso della comunità dopo la devastazione dell’uragano Katrina, raccontato con magia da Spike Lee in un documentario doloroso ma necessario. “When the levees broke” è il titolo del racconto del regista di Brooklyn, prodotto dalla HBO, sono 4 ore di straordinaria efficacia che ricompongono una delle più grandi tragedie naturali degli ultimi anni. La storia di come si è tentato di coprire l’orizzonte visivo più intenso del sud degli Stati Uniti, di come la furia della natura ha cercato la sua rivincita sull’invadenza dell’uomo, di come gli argini hanno ceduto violentando una comunità intera. Ora, a distanza di anni la città ha rimarginato almeno parzialmente le cicatrici e i Pelicans alla rinascita contribuiscono con quello che lo sport riesce a dare. Momenti di felicità.

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