ItalBasket, pagelle di un fallimento Olimpico. Sul podio politica, coach, giocatori

10.07.2016 11:43 di Alfonso Norelli   vedi letture
ItalBasket, pagelle di un fallimento Olimpico. Sul podio politica, coach, giocatori

L’Italia del basket, dei grandi talenti, resta per la terza volta consecutiva senza Olimpiadi. Il che vuol dire che la prossima occasione si presenterà nel 2020, cioè 16 anni dopo Atene. Una ferita mortale per il secondo sport nazionale che vibra nelle periferie, ma non è premiato dalla vetrina della nazionale.

Il fallimento di queste ultime due spedizioni (Euro 2015 e Torino 2016) che hanno avuto l’opportunità di andare a Rio è di natura tecnica, caratteriale, ma soprattutto politica. Come spesso accade in Italia la classe dirigente è il male maggiore che poi si traduce in risultati sul campo.

Ecco le pagelle di Torino, riferite ovviamente alla finale contro la Croazia e a tutta la manifestazione.

Istruzioni per l'uso: queste considerazioni sono dettate dall'esclusivo interesse per il miglioramento e l'amore per il basket. Contro nessuno, a favore del nostro sport.

Gianni Petrucci 4 – Esatto, partiamo dal presidente federale. Il  merito è stato portare il torneo Pre-Olimpico a Torino e riempire il palazzetto come non si vedeva da anni a sostegno della nazionale. Da notare che i costi di tale operazione non sono a buon mercato.  Per il resto, a partire da Euro 2015, grandi proclami sulla nazionale più forte di sempre che hanno messo molta pressione addosso a un gruppo di ragazzi forse meno maturi di testa rispetto a un talento cristallino. Dopo l’Europeo tedesco, perso in una partita sfortunata contro la Lituania, il benservito a Pianigiani e l’ingaggio di Messina che lavora in America e ha avuto un mese a disposizione per plasmare questa squadra. Scelte politiche di un uomo che ha sempre fatto politica, è stato ai vertici dello sport italiano (Coni, Federazione Calcio) ed è poi tornato al suo vecchio amore per la pallacanestro. Ma la politica è politica, il campo è il campo. E in Italia la competenza e il merito non vincono mai, ma poi si parla di fallimenti sul campo. Questo è il dazio da pagare alla politica e alla classe dirigente di questo paese. Cambierà qualcosa? Difficile che qualcuno abbandoni la poltrona. Gli incarichi, non solo nell’amministrazione ma anche nello sport, girano tra una ristretta classe dirigente, la cosiddetta casta. Da notare anche la orrenda vicenda politica Fiba. Trento, Sassari e Reggio Emilia hanno dovuto rinunciare alla Eurocup sotto minaccia di essere escluse. Tutto ciò per privilegiare la Fiba che a sua volta minacciava la nazionale. Il tutto per sperare di portare a Roma le Olimpiadi del 2024.

Coach Messina 4,5 – Il ct ritenuto il migliore d’Italia ha ammesso di aver fallito e ha chiesto umilmente scusa dopo la sconfitta. Onore a lui per questo. Il resto della sua gestione è censurabile. A partire dalle scelte nelle convocazioni. Pascolo, Della Valle, tanto per fare due nomi, a casa. Il super esordiente Tonut e Cervi preferiti per giocare pochi secondi o nulla. Il gruppo formato da Pianigiani aveva già una certa solidità, perché stravolgerlo in così poco tempo? Passiamo alla gestione tecnica. Tutto puntato sulla difesa e si è visto il risultato. Poi null’altro. Nel senso che l’attacco è stato affidato al talento dei singoli. Improvvisazione, poca fluidità, molta incertezza, tanta paura. Questa nazionale però di punti nelle mani ne ha tanti invece ha giocato gare a 70. Ed ecco il terzo aspetto, la gestione psicologica. Messina, forse sotto grande pressione, si è presentato con una durezza apparsa eccessiva. Molto esigente, molto stressante, anche senza motivo. Molto nervoso anche nel rispondere a banali domande dei giornalisti. Insomma come a voler manifestare vecchi livori per il suo esilio dalla federazione pallacanestro o ad affermare la sua dimensione “americana” superiore. Di fatto c’è stato poco tempo per lavorare e venire da una stagione lunga e stressante non ha aiutato né il tecnico né i giocatori. Però al miglior tecnico italiano si chiedeva solo di vincere e non l’ha fatto.

Gallinari 7 – Ce l’ha messa tutta ed è l’unico che ha mostrato gli attributi. Basta questo a dire tutto. Il sogno è continuato finché gli arbitri non lo hanno buttato fuori per falli opinabili. È il giocatore con maggior talento e maggior carattere. Lui è la roccia da cui ripartire, lui è quello che in spogliatoio ha diritto ad alzare la voce e nessun altro.

Datome 5,5 – Dispiace vedere un giocatore così serio in condizioni precarie. La stagione pesantissima ha influito. Ha vinto il campionato turco e perso una finale di Eurolega all’ultimo momento. E ora ingoia quest’altro boccone. Purtroppo non ha potuto dare quanto può. Ma non deve essere una scusa.

Belinelli 5,5 – Fantastico fino alla finale dove si è perso pure lui in una squadra dove non si sa chi comanda. Ha provato a risolverla col talento e non gli è andata bene.

Bargnani 5 – Errori personali, errori del coach che lo ha panchinato senza pietà ad un certo punto. Il brutto di questa cosa è che il talento di Bargnani serviva come il pane e la gestione Pianigiani, un anno fa, aveva tirato fuori dal Mago il massimo che si sia mai visto. Peccato non averlo avuto a disposizione stavolta. Data l’età potrebbe aver finito la sua esperienza in azzurro.

Gentile 4,5 – Molti buttano la croce sul talento campano dell’Armani che rimarrà in Italia e non andrà né al Barcellona né in Nba. Gentile è molto giovane e ha talento e ha ancora tempo davanti a sé. Ciò che deve migliorare è senza dubbio il carattere. Un anno fa fu criticato per l’ultimo pallone sprecato contro la Lituania. Stavolta ha commesso due errori nel supplementare con la Croazia, ma onestamente la partita era già abbastanza compromessa. Il problema forse sta in quello che è successo prima ovvero il non-contributo dato. Insomma stavolta è apparso, polemicamente, come quello che dice: ecco mi avete detto che non devo prendermi i tiri che voglio quindi la passo agli altri. Quando sono usciti sia Gallinari che Datome che Bargnani allora ha avuto l’obbligo di provare e ha sbagliato un contropiede facile e regalato un pallone agli avversari. Se avrà l’intelligenza di capire e crescere allora sarà una potente arma a disposizione in futuro.

Melli 7 – Il più positivo usato il meno possibile. Ha ramazzato palloni sporchi ovunque, ha tenuto viva l’Italia quando già al 40’ poteva essere finita. Mai un pallone dentro per lui. Mai. Soltanto tiri degli esterni e area intasata dove ha dovuto lottare da solo. La sensazione è che abbia fatto bene ad emigrare in Germania dove è diventato questo campione ma la nazionale non ha creduto in lui perché c’erano altri 4-5 giocatori che avevano una reputazione migliore. Un peccato molto grave del ct.

Hackett 6,5 – Ha difeso, ha lottato, ci ha provato. Difficile chiedere di più pur essendo spesso battezzato dagli avversari che con lui riempiono l’area e hanno un grosso vantaggio in difesa.

Aradori 6 – Ha fatto il massimo con pochissime occasioni a disposizione.

Cusin 6 – Inizio molto positivo poi ha perso lucidità con il passare dei minuti.

Tonut 5 – Incomprensibile la sua scelta e il suo impiego. Ovviamente non per colpa sua. Il talento c’è e sarà utile in futuro.

Poeta, Cervi SV