Red Auerbach, l’uomo con il sigaro

28.10.2016 07:00 di  Emanuele Grignolio   vedi letture
Red Auerbach, l’uomo con il sigaro
Oggi, in onore del 10° anniversario della sua scomparsa, vi voglio parlare del grande Red Auerbach. Arnold Jacob Auerbach nasce nel 1917 a Brooklyn, NY, da padre ebreo e da madre americana. Fin da ragazzo si capisce che la pallacanestro è tutta la sua vita, gioca bene sì, ma preferisce fare l’allenatore. “Orchestrare” il Gioco. Così, tra le panchine di un paio di licei locali e la formazione della marina americana, nel 1946 inizia ad allenare i Washington Capitols, squadra dell’allora BAA. Nonostante la poca esperienza e la giovane età, neanche 30 anni, Auerbach allena per tre stagioni nella Capitale, portando la squadra anche in finale nel terzo anno, persa poi contro i Minneapolis Lakers. Nell’estate del 1949 nasce la NBA, Auerbach chiede al proprietario dei Capitols degli investimenti per migliorare la squadra, ma di fronte ai rifiuti “Red” decide di dimettersi e firmare per i Tri-Cities Blackhawks, dove va in contro all’unica stagione perdente della sua incredibile carriera. Nel frattempo Walter Brown, l’allora presidente dei Boston Celtics, una squadra con poco pubblico, pochi risultati e quasi mandata a picco dai debiti, lo chiama per rimettere in sesto la situazione. Brown ancora non sapeva di aver trovato l’oro. Nell’America di quei tempi Auerbach fa subito una mossa che sciocca tutti: decide di scegliere nel Draft di quell’anno un nero, tale Chuck Cooper, e insieme a lui arriva un rookie dal nome Bob Cousy. La squadra ingrana e stacca subito il pass per la post-season mostrando le qualità di Auerbach. Punti cardine del suo modo di allenare sono la maniacale attenzione per la difesa (“La pallacanestro è come una guerra in cui si sviluppano prima le armi offensive, poi ci vuole sempre un po' di tempo perché la difesa si organizzi”), il contropiede, la rivoluzione dell’invenzione del sesto uomo e soprattutto il gioco di squadra, nonché la squadra nel senso di appartenenza ad una famiglia. Le sue squadre erano sempre basate su un solo giocatore e gli altri facevano da “gregari” per far segnare 30 o 40 punti alla stella. Nel corso del suo “regno” sulla panchina dei Celtics, la formazione bianco-verde rimane sempre al top della Lega, portando a Boston giocatori che hanno fatto la storia di questo Sport come Bill Sharman, Frank Ramsay e Jim Loscutoff. Nel Draft del 1956 i Celtics scelgono due lunghi del calibro di Tom Heinsohn e Bill Russell. Proprio su quest’ultimo giocatore è poi fondato il mitico “Celtic Pride”, un periodo tra il 1957 e il 1966 in cui Boston vincerà ben nove titoli NBA, di cui otto consecutivi. In questo lasso di tempo tanti grandi campioni vestono la casacca con il trifoglio, tra cui il grande John Havlicek. I protagonisti cambiano ma il risultato rimane sempre lo stesso. A fine stagione Auerbach riesce sempre ad accendere il suo mitico sigaro, dando il via alla consuetudine dei Campioni NBA. Nel 1966 Auerbach capisce ch’è ora di farsi da parte e lasciare la panchina per diventare il General Manager dei Celtics. Decide di assegnare la panchina a due suoi uomini fidati, capitani di grandi battaglie: Bill Russell prima e Tom Heinsohn poi, capaci di portare nella bacheca altri quattro titoli. Alla fine del secolo, precisamente al Draft del 1978, Auerbach fulmina nuovamente tutti con un colpo pazzesco dal nome Larry Bird. Inizia l’era delle grandi sfide contro i Los Angeles Lakers: Bird vs Magic, Showtime vs Celtic Pride. Un periodo che farà la fortuna della NBA e della pallacanestro in generale. Nel 1980 arrivano a Boston anche Robert Parish e Kevin McHale e i Celtics vincono altri tre titoli, portando il già spropositato bottino personale di Auerbach a quota 16. Negli anni successivi finisce sempre più ai margini della franchigia e, il 28 Ottobre del 2006, ci lascia. Come ultimo desiderio Auerbach aveva chiesto a Doc Rivers un altro anello, che “Red” non riuscì a vedere, ma arrivò nel 2008 ancora una volta contro i Lakers. Il 28 Ottobre, in memoria, i Celtics deposero un omaggio floreale sul posto ch’era solito occupare per seguire le partite, inoltre venne creato l’”Arnold Red Auerbach Award” consegnato a fine stagione al Celtic più meritevole. Ci vollero ben 29 anni prima che il suo record di 938 vittorie da allenatore venne battuto da Phil Jackson. Onore a te grande Red, ovunque tu sia a fumarti il tuo amato sigaro.