Gli auguri di Danilo Gallinari al papà Vittorio: "Tu eri bravo, ma io sono un po' meglio"

Gli auguri di Danilo Gallinari al papà Vittorio: "Tu eri bravo, ma io sono un po' meglio"


E’ senza dubbio una delle più importanti coppie padre-figlio della pallacanestro italiana, quella formata da Vittorio e Danilo Gallinari. Il primo, specialista difensivo e vincitore di tutti i principali trofei per club a livello italiano ed europeo (tra cui 4 titoli italiani e 1 Coppa dei Campioni) con l’Olimpia Milano, il secondo stella dei Denver Nuggets e della Nazionale Italiana da diverse stagioni.
Quasi 30 anni di differenza tra i due e un legame stretto, che ha sicuramente influenzato la scelta dello sport da praticare per Danilo da giovanissimo: "Tutto è iniziato quando avevo sei anni, mio padre giocava ancora a livello professionistico.” - racconta l’ala dei Denver Nuggets - “Ho iniziato a vedere i primi allenamenti. Credo che la passione e l'amore per questo gioco sia iniziata in quei momenti"
Passione confermata anche da Vittorio: "Il pallone che preferiva avere era quello da pallacanestro e non quello da calcio, come si usa in Italia abitualmente. Per cui abbiamo riempito la casa di piccoli canestri. Ogni anno li alzavamo sempre di più, fino ad arrivare al canestro di altezza naturale."
Col passare del tempo sono aumentate anche le sfide 1vs1 tra i due: "Ha iniziato a battermi in 1vs1 quando aveva 16-17 anni. A quel punto ho smesso di giocare contro di lui." scherza Vittorio.
Nel 2008 per Danilo si aprono le porte della NBA: "Quando attorno ai 14-15 anni molti scout delle squadre NBA sono venuti in Italia a vederlo, lì ho cominciato a capire che forse poteva avere un futuro in NBA - spiega l’ex cestista - "Quando New York ha scelto Danilo per noi è stato veramente emozionante e inaspettato.”
Una sfida, quella tra i due Gallinari, che non si è mai potuta disputare ufficialmente sul parquet, ma Danilo è sicuro del risultato di un 1vs1 tra lui e il padre all’apice della sua carriera: “Era bravo anche lui, ma io sono un po' meglio. Sono bravo a guadagnarmi i falli, lui era un gran difensore ma molto falloso. Avrei dovuto far presente agli arbitri questa sua caratteristica. Credo che non avrebbe avuto nessuna possibilità di battermi."