Perché non arrivano più giocatori NBA importanti in Italia?

Una disamina sulla qualità degli americani arrivati in questi anni in Italia
26.01.2015 13:58 di  Davide Trebbi  Twitter:    vedi letture
Bob McAdoo
Bob McAdoo

Michael Sugar Richardson, Darryl Dawkins, Bob McAdoo ma anche Orlando Woolridge e ovviamente Dominique Wilkins: ma che cos'hanno in comune?
Questi giocatori prima di diventare fenomeni in Italia erano innanzitutto stelle in NBA, ma perché questi atleti non arrivano più da noi?
Non solo la crisi italiana è il principale problema perché anche in Europa gli americani che arrivano non hanno il nome di quelli del passato.
La NBA infatti a differenza di anni fa', ha fatto passi da gigante: facendo crescere economicamente il proprio prodotto al punto di permettersi un considerevole aumento degli stipendi ai propri giocatori.
Quindi tutte quelle stelle a fine carriera hanno già guadagnato abbastanza e non vogliono cambiare la loro vita, anche dopo la denuncia di Dominique Wilkins negli anni Novanta: dove in Europa non arrivavano tutti i soldi promessi a inizio anno.
Neppure i cosiddetti scartati dall'America scelgono il nostro continente, preferendo giocare in altri posti più retribuiti come la Cina oppure la D-League.
Ma che cos'è la D-League?
La D-League è lega di sviluppo associata alla NBA dove tanti atleti oltre a quelli già sotto contratto NBA  si mettono in mostra per 3 mila o 5 mila euro nell'attesa di una chiamata per un contratto da 10 giorni NBA, chiamato nel gergo americano  journeyman ( una specie di stagista apprendista).
Il "journeyman" a seconda dell'età o degli anni nella lega, può prendere dai 10 mila dollari fino 900 mila per un decadale nella NBA, decisamente troppo per contrastare gli stipendi annuali di Italia ed Europa. 
Quindi i giocatori che arrivano con un briciolo di esperienza NBA scelgono l'Italia solamente come ultima chiamata nel basket che conta:  in pessime condizioni come è capitato a Capo d'Orlando Johnny Flynn ( 6 scelta assoluta al draft 2009) o l'attuale scommessa Eric Maynor ( 20 scelta al draft 2009) a Varese dopo tantissimi infortuni.
Gli americani che arrivano in Italia sono quindi tutti giocatori appena usciti dal college senza aver mai pensato o aver avuto chance di giocare o provare in NBA, accontentandosi di poco per continuare il sogno di giocatore professionista.
Un vero rischio per ogni general manager trovare quindi un americano già pronto a poche lire, supportando per regolamento i costosissimi italiani che ne determinano la selezione.
Una vera sfida per i dirigenti dietro alla scrivania ma anche per questo intrigante come sarà più facile per i tifosi appassionarsi ai nuovi beniamini alle prime armi.