Lega A - Dall'urlo di Capone a quello di Leunen: i canestri allo scadere di Avellino

20.05.2017 09:37 di Massimo Roca   vedi letture
Fonte: Il Mattino
Lega A - Dall'urlo di Capone a quello di Leunen: i canestri allo scadere di Avellino

Gli americani lo chiamano buzzer beater, letteralmente batti sirena, un canestro allo scadere senza possibilità di replica dell’avversario. E’ il sottile legame che lega uno sport a tempo come il basket ad altre discipline. Ma paragonarlo ad un match point sarebbe riduttivo perché non è né annunciato e né tantomeno ripetibile in quella stessa gara. E’ un orgasmo collettivo. Il calcio lo provò a scimmiottare con il golden gol ma con risultati non paragonabili. Quello di Marty Leunen a Reggio Emilia è solo l’ultimo della storia della Scandone. Una storia che resterà segnata per sempre proprio da un canestro allo scadere. La data è sempre quella: 25 maggio 2000. Jesi, Claudio Capone approfitta di una distrazione del suo diretto avversario, recupera il pallone e infila la tripla che decide gara-4 di finale e spedisce la Scandone in massima serie. Una frazione di secondo da cui è nata una storia che continua da 17 anni. Per ritrovarne uno della stessa valenza, bisogna arrivare a gara-3 dei quarti di finale dello scorso campionato. James Nunnally inventa il canestro della vittoria al Pala Carrara di Pistoia che chiude, anche in quel caso, la serie sul 3-0 in favore di Avellino. Qui i puristi potrebbero storcere il naso. Sul tabellone rimanevano ancora 98 centesimi di secondo da giocare, ma il risultato è stato identico. Solo qualche mese dopo un altro buzzer beater, questa volta autentico: 24 settembre 2016, semifinale di Supercoppa al Forum di Assago, l’attesa rivincita con Reggio Emilia, dopo il 4-3 della semifinale playoff, si conclude con per 74-72 grazie alla tripla di Joe Ragland. Il campionato dei canestri sulla sirena è però quello 2011-12, la seconda esperienza sotto la gestione Vitucci, la prima sotto marchio Sidigas. Un torneo segnato dalla difficile transizione proprietaria ed in cui, peraltro, Avellino sfiora la qualificazione ai playoff chiudendo al nono posto la regular season. Qui la festa collettiva si ripete per ben due volte al Pala Del Mauro, a distanza di poco più di un mese. Il 25 marzo 2012 è Marques Green a risolvere personalmente la sfida contro l’Angelico Biella. Dopo aver ricevuto il pallone dalla rimessa di Gaddefors con poco più di tre secondi a disposizione, il play di Philadelphia sguscia in area e scocca il suo classico tiro in sospensione che di tabella s’insacca tra un nugolo di avversari. Il successivo 2 maggio il delirio è ancora maggiore. Match contro Varese, stesso lato di campo, stessa rimessa di Gaddefors, ma i punti da recuperare sono due con meno di due secondi a disposizione. Ci pensa Taquan Dean a scoccare la tripla della vittoria. Due anni dopo, stagione 2013-14, quella del ritorno di Vitucci, è Daniele Cavaliero ad entusiasmare il Del Mauro. Avversario Brindisi: sull’83-83 con poco più di otto secondi sul tabellone, il capitano compie un coast to coast travolgente che si chiude con un sottomano mancino vincente. E’ quello che gli americani definiscono tear drop, la “lacrima”: una goccia che cade nel canestro dei pugliesi per l’83-85 finale. Non classificabili nei buzzer beater veri e propri sono alcuni canestri che restano però indelebili per importanza del match e/o dell’avversario o per il particolare contesto in cui sono arrivati. La tripla di Capone a Jesi non ci sarebbe mai stata senza il canestro di Michele Maggioli a pochi secondi dalla fine di gara-3 di semifinale playoff (4 maggio 2000) contro Fabriano. L’anno dopo, il 14 aprile 2001 una nevicata copre Avellino. La Scandone si regala una sofferta ed entusiasmante vittoria al supplementare contro Siena: è il portoghese Sergio Ramos a deciderla (89-88). Erano ben 12 dodici i secondi sul cronometro dopo la tripla di Leunen decisiva nel decretare il successo per 80-81 a Milano il 31 gennaio 2016.