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- Sbezzi a 360°: analisi, retroscena e pronostici sul mercato di SerieA e A2

Riccardo Sbezzi, procuratore di Aradori e dei fratelli Gentile (solo per citarne alcuni), nel panorama cestistico italiano ha una certa influenza. Soltanto con lui, dunque, potevamo parlare di mercato
10.11.2016 12:53 di  Alessandro Palermo   vedi letture
Sbezzi, agente #1 in Italia
Sbezzi, agente #1 in Italia

«Sono amato e odiato, rispettato e temuto: è il prezzo del successo. Ma sono sempre Ricky “il ragazzo di Ragusa” con la stessa voglia ed entusiasmo degli inizi, presente in tutti i campi, dall’under 15 all’Eurolega». Questa è soltanto una parte, per la precisione l'ultima, della biografia di Riccardo Sbezzi. L'agente più influente del panorama cestistico italiano si presenta così, con la semplicità di chi non dimentica le proprie origini. Sbezzi è partito dal fondo, dalla gavetta, e da 18enne inesperto è passato a diventare un agente di successo. Nel '95 regala il sogno NBA a Vincenzo "El Diablo" Esposito, il quale firma con i Toronto Raptors. Nel '98, invece, piazza forse quello che - tuttora - è considerato uno dei suoi colpi migliori: Nando Gentile al Panathinaikos, con ques'ultimo che alzerà al cielo un'Eurolega da protagonista ('99-'00). In pochi anni Sbezzi ha saputo prendersi la scena italiana ed europea. Abbiamo avuto il piacere di intervistare quel "Ragazzo di Ragusa", chiedendogli di esprimere un suo giudizio sul mercato fatto dai vari club di Serie A ma non solo...

Partiamo dalle persone che gli stanno più a cuore, i suoi assistiti. Poteva andarvi meglio? Oppure è soddisfatto?
«Sono abituato a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, dunque sì, sono soddisfatto. Anche se secondo me c'è qualcuno che meritava dei palcoscenici migliori, ma dirlo oggi sarebbe quanto meno ingeneroso per le squadre che hanno ingaggiato il mio assistito. Alla fine dell'anno tireremo le somme per chi ha scelto meglio sul mercato».


Guardando invece il tutto dall'altra parte della scrivania, quale società di Serie A - secondo lei - ha fatto il miglior colpo di mercato?
«Per fare il punto della situazione bisogna guardare alcuni fattori che vengono valutati dagli addetti ai lavori. Mi riferisco alla valutazione principale, ovvero capire il valore di un giocatore basandoti su ciò che spendi e come, poi, ti rende in campo. Siamo agli inizi, è ancora presto per dirlo ma se devo fare un nome su tutti dico Adonis Thomas di Avellino. Perchè viene da una storia particolare, un anno fermo è tanto e si può trovare bene come può trovarsi male, dipende da tante cose. Comunque, secondo me quello può essere un colpo importante. Come allo stesso tempo lo sarà sicuramente uno dei nuovi acquisti di Pistoia che - come l'anno scorso - ha saputo ingaggiare ottimi giocatori, nonostante un budget ridottissimo, il più basso della Serie A».

Da sempre lei è molto vicino al mondo Olimpia, qual è il suo giudizio sul roster di Milano?
«Hanno assemblato una buona squadra, con un roster molto profondo. La dirigenza ha fatto un grande mercato perchè hanno preso i migliori italiani in circolazione. Una mossa strategiaca, con lo scopo di raffrozare la propria rosa in primis ma anche per indebolire le avversarie. Qualche italiano, però, è stato e sarà ancora sacrificato. Con questo nuovo formato dell'EuroLega, c'è la teoria delle panchine lunghe, che però non mi convince...».

Si spieghi meglio, cosa non le convince?
«Tutte le squadre di EuroLega hanno fatto un mercato esagerato, per avere una panchina lunga. Milano si è tenuta al passo con le altre e ha fatto la stessa cosa, firmando 15 giocatori in estate. Io, però, sono della teoria opposta, quella dell'altra sponda. A basket si gioca in otto, non in quindici. Io, personalmente, la penso nella maniera opposta. Ti faccio un esempio, guarda in NBA: quando conta davvero, giocano sempre in otto. Anche se hai 15 giocatori in rosa, sono sempre i soliti otto a giocare, anche ogni due giorni. Fanno tutti così, nessuno fa giocare dodici giocatori. In 12-13 è più difficile giocare, sbagli un tiro? Sei fuori. Invece, in otto, ti vengono lasciate più possibilità, ti è permesso sbagliare».

Effettivamente basta guardare le Finals NBA dello scorso anno. Cleveland faceva giocare solo sette-otto giocatori, sempre gli stessi.
«Ho citato la NBA ma succede anche in Europa. Se andiamo a guardare i minutaggi delle Final 4 di Eurolega dello scorso anno, hanno giocato in otto. Io, da General Manager, avrei fatto una squadra più corta. Squadre così lunghe creano insicurezza, io personalmente non l'avrei fatto. Non è tanto che è difficile tenerli a bada tutti, io la farei più una questione d'impoistazione. In NBA hanno 15 giocatori ma alcuni giocano soltanto nel garbage time oppure, a volte, manco in quella situazione. Dunque, ne hanno dodici effettivi, massimo dodici. Milano ne ha 15, tolto La Torre, sono 14. Ma sono quattordici veri».

Chiudiamo il discorso mercato, per quanto riguarda Milano, e facciamo qualche pronostico. Chi può davvero dare fastidio all'Olimpia in campionato?
«Milano dovrà lottare perchè essere più forte sulla carta non basta, così non vinci mai. Secondo me le squadre favorite e che possono davvero provarci sono Reggio Emilia, Avellino, Venezia e Sassari. Reggio, ad esempio, puntando ancora una volta sugli italiani ha la possibilità - durante la stagione - di agiungere aggiungere e migliorare la squadra con qualche straniero. Avellino e Sassari mi piacciono molto, sono queste quattro le antagoniste di Milano».

Quale, invece, la squadra che ha saputo lavorare meglio sul fronte mercato?
«In assoluto Pistoia. Con il budget che ha riesce a fare sempre cose incredibili, ogni anno. Spero si salvi anche per l'amicizia che ho con "Enzo" Esposito. Pistoia ha lavorato benissimo ma Avellino ha fatto sicuramente il mercato migliore. Hanno firmato italiani importani, e poi Alberani ha pescato giocatori di talento. Vista da fuori mi piace molto perchè loro non fanno il solito mercato, evitando di firmare sempre i soliti giocatori. Loro osano, Alberani li va a prendere da fuori. Sassari e Pasquini, invece, ad esempio, vanno sull'usato sicuro, giocatori che conoscono bene. Alberani rischia di più. Così come Reggio punta sugli italiani, ognuno ha il suo stile. Ma i più creativi sono a Pistoia, riescono a firmare - a prezzi incredibili - giocatori sconosciuti ma molto buoni».

Per lavoro viaggia molto e, di giocatori interessanti, ne avrà visti davvero tanti in estate e negli ultimi mesi. C'è un giocatore in particolare che avrebbe visto bene nel nostro campionato?
«Ad essere sincero mi occpupo soprattuto di italiani. Ma della mia scuderia posso dire che Kyle Fogg sarebbe stato un bel colpo per la Serie A. Lo voleva Avellino, Alberani fu il primo a trattarlo già a maggio. Entrà in guerra di mercato con Malaga e con il Bamberg. Poi, però, i tedeschi preferirono tenersi Janis Strelnieks ed a contenderselo rimasero Malaga e Avellino. Alberani, chiaramente, non poteva competere con il budget della squadra spagnola. Poi, posso citare anche Ron Baker, lo volevano tutti ma alla fine ha firmato a New York. Me lo avevano chiesto davvero in tanti».

Per concludere, parliamo un po' di A2, chi sarà il giocatore rivelazione del campionato?
«Tra i giovani sicuramente Leonardo Totè e Davide Moretti. Il primo viene da una stagione in cui ha giocato poco ma ha già fatto vedere ottime cose a Verona. Totè ha una struttura fisica di primo livello, da EuroLega. Quanto a Moretti ha già dimostrato, da anni, il suo valore perchè ha avuto l'occasione di giocare tanto. Questi due per quanto riguarda i giovani, visto che uno è un '97 e l'altro un '98. Poi c'è Mirco Turel, finito un po' nel dimenticatoio, non è più giovanissimo ('94) ma farà una stagione straordinaria».

Ringraziamo Riccardo Sbezzi per la sua totale disponibilità. Augurando a quest'ultimo ogni bene, soprattutto in chiave lavorativa, dove ormai ha saputo affermarsi con passione e infinita competenza.

Intervista a cura di Alessandro Palermo,
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