A2 - Virtus Roma, nessun addio: Corbani resta

17.10.2017 13:08 di  Edoardo Caianiello   vedi letture
A2 - Virtus Roma, nessun addio: Corbani resta

La mattina non sempre ha l'oro in bocca, basta chiedere a Fabio Corbani che nella mattinata sembrava essere ai saluti con la Virtus Roma. Motivo? Le tre sconfitte in altrettante partite in questo inizio di stagione dei capitolini che quindi avrebbero spinto la società a sondare le disponibilità di Pancotto e Ticchi.

Tutto falso: Corbani è e resterà l'allenatore della Virtus Roma. Questo trapela da fonti vicine alla società che smentiscono categoricamente l'allontanamento del Coach dalla panchina romana.

Sarebbe stato assurdo il contrario. Roma è una piazza difficile e sembrano chiare le difficoltà della squadra in questo inizio di stagione, ma se cestisticamente parlando esiste una sicurezza è proprio quella che porta il nome ed il cognome dell'allenatore che oggi siede sulla panchina della squadra della capitale, cioè Fabio Corbani.

Nessuno, in primis il tecnico, ha mai negato che questa squadra potesse faticare per motivi tecnici e non solo. Partiamo dai primi: chiavi della regia affidate a Tommaso Baldasso, onore ed onere che si è guadagnato sul campo. Sarebbe forse servito affiancare al giovane esterno un giocatore con maggiore esperienza ma sembra proprio che quando si parli di giovani la trappola sia sempre la stessa. Li si vuole in campo a testimonianza di un rinnovamento di un movimento che si affanna dietro posti fissi agli italiani e riduzioni degli stranieri e poi non si ha pazienza o non si danno margini di errore a supporto di una crescita graduale. Fabio Corbani può portare sul tavolo della discussione gli esempi di Zugno e Laquintana, messi in campo, a giocare.

Ci si è chiesti tanto il perché non siano stati rinnovati sia Sandri che John Brown. Lo stesso tecnico non ha mai nascosto il dispiacere per non averli ancora con lui: ma lo sport è anche business e il business è fatto di occasioni, quelle che non hanno portato Sandri e Brown (che ha firmato un contratto particolarmente oneroso) in quel di Treviso a non essere, come anche Anthony Raffa, che a fine stagione voleva misurarsi con il mercato europeo  (soprattutto spagnolo), a non essere ancora in maglia Virtus che dunque ha perso tanto, strutturalmente, soprattutto a rimbalzo ed in situazioni di dinamiche difensive.

L'essere partiti tardi e con un budget sempre non tra i primi di questo campionato non ha aiutato la velocizzazione di un processo di assimilazione: l'infortunio di Chessa ed allo stesso modo l'arrivo in seconda battuta di Lee Roberts o Aaron Thomas ed anche, senza dubbio, l'allontanamento di Simone Giofrè.

C'è un nuovo gioco con cui confrontarsi: meno "frenetico" ed "impulsivo, più di post basso e "controllato", che come tutti i cambiamenti ha bisogno di tempo e non di processi sommari. Questo non vuol dire che tutto sia perfetto ma nemmeno tutto da buttare e da cambiare. Il passato insegna e ciò che c'è intorno lo fa ancora di più: basti pensare a Ramondino, sublime tecnico, lo scorso anno partito con un record di zero vittorie e sei sconfitte che poi però ha chiuso in ben altra maniera. E ce ne sarebbero di esempi anche a testimonianza che i cambi spesso e volentieri non portano per forza un cambiamento in positivo.

Forse quel che deve cambiare è il valore che si da al tempo in diretta connessione al tempo che ha bisogno un determinato tipo di lavoro, in ambito sportivo. Non esiste solo il bianco, quello dello scorso anno ed il nero, quello di questo inizio di stagione, esistono le sfumature di grigio che con il tempo ed il lavoro diventeranno bianche o nere e che di conseguenza sapranno dire se si è fatto bene oppure male, con le dirette conseguenze.