A2 - Ramagli: “Con Forlì sfida dura ma da vincere, poi ci attende un periodo da decifrare”

A2 - Ramagli: “Con Forlì sfida dura ma da vincere, poi ci attende un periodo da decifrare”

Alessandro Ramagli attende l’Unieuro per l’ultimo atto di una settimana che la sua Virtus Segafredo ha attraversato di corsa, spingendo al massimo: dopo i successi contro Recanati (ad Ancona) e Trieste (in casa), ecco il terzo impegno in tempi ravvicinati, prima che inizi la lunga pausa che coincide con l’impegno europeo della Nazionale Under 18, dove saranno impegnati tre giovani della V nera. Forlì sta vivendo un momento delicato, ma questo non significa che verrà alla Unipol Arena per recitare la parte della vittima sacrificale. E il timoniere bianconero lo sa bene.

“Innanzitutto sono stati bravi, dopo un crack finanziario-sportivo come quello di due anni fa, ad intercettare la passione e la voglia di basket di una città, e questo ha portato a una promozione non scontata, perché uscire dal girone dantesco della Serie B non è facile. Sono ripartiti sull’onda dell’entusiasmo, confermando un po’ di eroi di quella promozione e aggiungendo giocatori di esperienza come Pierich e due americani giusti. Crockett è la classica ala americana, giocatore di atletismo, che in A2 esprime il meglio di se da secondo lungo. Di lui salta all’occhio che anche nelle condizioni di difficoltà non molla mai, a differenza di tanti Usa. Mi pare una persona di qualità. Blackshear è una stella, campione Ncaa con Lousiville, un anno da rookie significativo a Pistoia, certamente un lusso per il nostro campionato. Capace di produrre in tanti modi, il più produttivo dopo Mancinelli in situazione di post basso. Gli altri sono giocatori importanti, e la sensazione è quella di un gruppo con una cifra tecnica tale da potersi serenamente risollevare da una situazione difficile. Del resto, a parte il momento atuale, il record che hanno prodotto in stagione, quattro vittorie e sei sconfitte prima del passo falso casalingo contro Jesi, non è affatto negativo”.

La Virtus Segafredo arriva all’appuntamento con una striscia aperta di sei successi consecutivi. Linfa vitale, per un gruppo assemblato da pochi mesi.

“Le vittorie aiutano sempre, accrescono il bagaglio di autostima, fanno lavorare con più serenità, ti permettono di stare dentro al flusso e lasciarti trasportare. Va detto che in questa prima fase di stagione non abbiamo sottovalutato alcun avversario, non è mai successo anche se le nostre vittorie sono arrivate sempre in maniera diversa. Domani sarà una partita particolarmente impegnativa: mentalmente per Forlì sarà importante e al tempo stesso leggera, mentre per noi sarà importante e da vincere, perché siamo in casa e perché vogliamo provare ad allungare il ciclo positivo. Sarà scorbutica, difficilissima, perché le squadre che sono in difficoltà trovano sempre risorse extra per metterti alle corde. E Forlì può farlo contando su una cifra tecnica importante”.

Nove vittorie in carniere, arrivate in modi quasi sempre diversi, apparentemente senza tratti che le accomunano una all’altra. Ma il filo conduttore c’è, e si chiama gruppo.

“Una squadra deve avere un’identità e risposte sempre costanti nel corso della stagione. Ma avere un’identità non significa vincere sempre allo stesso modo. Noi abbiamo vinto in tanti modi diversi: con Treviso, una potenza del nostro campionato, dominando per venti minuti e  poi sostenendo il peso del loro rientro, in altre occasioni spaccando la partita in dieci minuti, o come a Jesi prendendo un break imbarazzante e poi rimontandolo. Se dovessimo dire che tutte le vittorie sono uguali, saremmo anche noiosi. E’ una bella dote sapersi adattare a quello che la giornata ti mette davanti”.

Provare a capire le difficoltà dell’avversario può essere utile anche nell’analisi della sfida che si sta per affrontare.

“Io non mi metto mai nelle scarpe degli altri, ma ho la sensazione che l’Unieuro avesse puntato tanto sulla partita con Jesi, che la vedesse come una sorta di riscatto. Certamente ne saranno usciti arrabbiati, e a questo dovremo fare attenzione perché avranno tante energie nervose da consumare. Tuttavia, non la ritengo una partita-chiave, e l’avevo detto in tempi non sospetti. Quella con Trieste e questa con Forlì sono sfide importantissime, ma non cambiano la storia della nostra stagione. Potrebbe cambiarla invece il periodo che va da lunedì al 29 dicembre. Da lì potremo uscire uguali, e mi bacerei i gomiti se fosse così, migliori, e allora anticiperei la festa di fine anno, o anche peggiori, e dovremo mettere in conto questa possibilità. Più che la partita, che comunque dobbiamo vincere, parlerei di un periodo-chiave, quello che la seguirà: io alleno dal 1986, a livello professionistico dal 1996, ho allenato più di cinquecento partite, ma non avevo mai vissuto una situazione del genere. Mi erano capitati periodi in cui tutti si fermavano per la sosta, e poi tutti insieme ripartivano. Mai periodi in cui una squadra si ferma, una recupera, una ha tutti i giocatori disponibili e a un’altra ne mancano la metà. Per me è una novità, figurarsi per una squadra che è stata messa insieme da pochi mesi. E non sto dicendo che questo sarà per forza un handicap, magari scopriremo che è stato un vantaggio. Ma ad oggi non ho parametri per dire come sarà, o quello che è giusto fare. Non nascondo che i programmi che abbiamo già predisposto potranno essere variati strada facendo”.