Top&Flop dell'Olimpia Milano, dopo il ko di Avellino

31.01.2017 13:56 di  Alessandro Palermo   vedi letture
Top&Flop dell'Olimpia Milano, dopo il ko di Avellino

L'Olimpia Milano perde, in maniera anche piuttosto netta, in casa della Scandone Avellino 80 a 68. Netta non tanto per il risultato ma nei modi in cui è maturata questa sconfitta. Padroni di casa già avanti 30 a 15 al 10', addirittura +17 (63-46) al 28', massimo vantaggio. I campioni d'Italia in carica perdono soprattutto sotto il piano del gioco, dell'atteggiamento e della difesa. Troppe triple concesse agli avversari (6/11 all'intervallo), troppi rimbalzi (35 a 28), troppa anche la libertà concessa ad Avellino in fase di impostazione (15 assist in appena 19'). Questi sono i dati più rilevanti, che dimostrano di come l'EA7 abbia perso la partita in generale, non soltanto nel risultato. Sconfitta a rimbalzo e nel tiro pesante, così come nell'intensità. L'avvio milanese, molle e confuso, insieme alle statistiche precedentemente elencate, fanno capire quanto l'Olimpia - questa partita - non volesse vincerla. Giusto così, dunque, è giusto che il big match della diciassettesima giornata sia andata alla Sidigas. Tuttavia nel ko del "PalaDelMauro" di Avellino c'è anche qualcosa da salvare, poco ma pur sempre qualcosa. Top&Flop:

TOP
Il secondo quarto dell'Olimpia, una reazione d'orgoglio che è valsa un parziale di 18 a 8.

FLOP
L'approccio alla partita, però, è stato completamente sbagliato. 30 punti nel solo primo quarto sono tantissimi. Biancorossi troppo superficiali, sia in attacco che in difesa. La squadra poteva anche essere scarica dopo il faticosissimo doppio impegno europeo con Olympiacos e Real Madrid, ma c'è modo e modo di affrontare una partita. Così importante poi, contro una rivale per lo Scudetto. Serviva dare un segnale alla stessa Avellino ma anche a tutte le altre pretendenti (Venezia, Reggio Emilia e Sassari) ed, invece... un flop nell'atteggiamento. Con una sconfitta del genere, alle rivali arriva un chiaro segnale: Milano può anche perderlo questo campionato.

FLOP
Il terzo quarto è, solitamente, marchio di fabbrica dell'Olimpia in Serie A. Al rientro in campo dopo l'intervallo, Milano è sempre riuscita ad azzannare l'avversario, facendo capire che - di fatto - alla squadra di coach Jasmin Repesa basta e avanza un quarto di gioco, per imporsi e per vincere la partita. Dunque, per questo, si è pensato a lungo che in Italia all'EA7 bastava un solo quarto per vincere contro tutti. Ma la partita di Avellino ci nega questa teoria, Milano ha giocato una buona gara nella parte centrale del match ma non è bastato. Può bastare contro Caserta, con tutto il rispetto per la Juve, ma non è abbastanza per battere squadre come la Scandone.

TOP
Allo stesso tempo, però, l'Olimpia - pur giocando una pessima partita - ha dimostrato che in Italia, sulla carta, non ce n'è per nessuno. Milano è andata sotto di 17 lunghezze ma tra la fine del terzo periodo e l'inizio del quarto, giocando soltanto decentemente, per poco non ribaltava il risultato. Questo significa che l'EA7 in Serie A può vincere quando e come vuole, contro chiunque. I biancorossi devono soltanto azzeccare l'approccio e non sottovalutare gli avversari, altrimenti resta un flop (leggi sopra) e non un top.

FLOP
La difesa su Kyrylo Fesenko, quasi inesistente. Il "centrone" ucraino ha dominato dall'inizio alla fine, facendo venire gli incubi a Milan Macvan ed a Jamel McLean. Anche a Miroslav Raduljica non è andata tanto meglio. Se Fesenko può fare quello che vuole contro l'Olimpia, figuriamoci - alla difesa milanese - quanto possono far male i migliori centri dell'EuroLega. E nelle batoste europee rimediate dall'EA7 c'è molto di tutto questo.

TOP
L'intensità di Mantas Kalnietis nel secondo quarto. Pronti, via. Appena sono iniziati i secondi dieci minuti, il lituano è partito con il fuoco negli occhi e con la "garra" nelle vene. Sembrava quasi di stare in una corrida: quando le porte del toril si sono aperte, il playmaker ex Zalgiris si è lanciato contro i toreri avellinesi, mettendoli in seria difficoltà. Una grandissima intensità difensiva ma anche in attacco dà un bello scossone ai compagni, aumentando il ritmo dell'offensiva ospite.

FLOP
Proprio Kalnietis è quello che rimette Milano in partita, dopo un primo quarto da film horror. Con Davide Pascolo è l'anima dell'Olimpia ma poi si innervosisce e perde 3 palloni banali, di cui uno emblematico. In una azione del secondo tempo lui e Zoran Dragic non si intendono, o meglio, Dragic non capisce il gioco chiamato dal lituano. Morale? Retin Obasohan soffia la palla a Kalnietis, schiacciando in contropiede l'allungo irpino. Persa palla, però, il play dell'EA7 è rimasto fermo ad inveire contro il compagno, anzichè tornare in difesa. Gesto incomprensibile o forse no. La reazione di Mantas può voler dire tante cose, ad esempio il suo intento poteva essere quello di lanciare un messaggio alla squadra: "Ragazzi ci vogliamo svegliare? Io così non gioco", oppure che all'interno dello spogliatoio milanese ci sia qualche problema a noi sconosciuto. "A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". Magari stiamo esagerando ma perché reagire così?

TOP
Dal ko di Avellino si salva soltanto Pascolo, sicuramente l'unica nota positiva della serata. L'ex Trento ha giocato un secondo quarto fenomenale, bissando quasi la performance contro l'Olympiacos. 9 punti segnati, tutti nella seconda frazione, sgusciando come un ladro professionista tra la difesa locale. Peccato che Milano l'abbia "scoperto" tardi, Repesa - in ottica EuroLega - avrebbe dovuto dargli fiducia molto prima.

FLOP
Le scelte del coach croato non ci sono piaciute per niente. Repesa decide di partire con la coppia Macvan-McLean in quintetto, lasciando Raduljica in panchina. Scelta che non paga per niente, anzi, un disastro. L'ucraino fa a pezzi i due lunghi milanesi, favorendo l'allungo di Avellino. Se la Sidigas scappa subito nel primo quarto è anche, e soprattutto, per questa scelta tecnica. Per non parlare del trattamento riservato a "Dada" Pascolo: l'uomo che ha dominato il secondo quarto, viene preso e lasciato in panchina a marcire. Soltanto 18 minuti per lui quando ne avrebbe meritati almeno 24, come i minuti giocati da Dragic (follia). Ruoli diversi, chiaramente, ma lo sloveno lasciato così tanto in campo è una decisione di Repesa che non comprendiamo assolutamente.

A cura di Alessandro Palermo,
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