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- Intervista a Bruno Fitipaldo: da Buenos Aires a Istanbul passando per Capo d'Orlando

02.02.2017 08:02 di Iacopo De Santis Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA PB - Intervista a Bruno Fitipaldo: da Buenos Aires a Istanbul passando per Capo d'Orlando

Il fenomeno uruguaiano ha attraversato in pochi mesi così rapidamente il campionato italiano, da arrivare all'EuroLeague con la chiamata del Galatasaray dove ha cominciato subito a sfornare lampi di gran classe. Di chi stiamo parlando? Bruno Fitipaldo. E' stato per noi un piacere, poter scambiare con lui opinioni sulla pallacanestro e le prime impressioni del suo doppio viaggio verso i massimi livelli. 


Ciao Bruno. Come ti trovi a Istanbul?
«Istanbul è una città incredibile, e non ho mai vissuto in una città così enorme. La routine giornaliera è diversa da quella che avevo in Italia e le relazioni con le persone del posto non sono molto semplici a causa della lingua e delle tradizioni. Capo è una piccola ma grande città. Le persone sono grandi e la cultura italiana è molto vicina alle mie tradizioni».

Quali differenze trovi tra il sistema di gioco italiano e quello turco?
«La più grossa differenza è che qui ci sono almeno 5 squadre con un budget più importante a confronto con quelle della lega italiana. E questo fa in modo che il livello cresca grazie ai roster molto lunghi. Parlando della competizione ci sono diverse somiglianze, molte squadre hanno diversi giocatori stranieri nei loro roster e questo rende la competizione molto fisica».

Hai sentito particolarmente il salto in EuroLeague?
«Sto lavorando per sistemare il prima possibile alcune cose che devo migliorare per giocare a questo livello. Il mio ruolo nella squadra non è lo stesso (che a Capo d’Orlando) così mi sono concentrato fin dal primo giorno su quello che occorre che io faccia per la squadra. Competere contro i migliori giocatori in Europa, è una grossa motivazione, così sto provando a divertirmi ogni secondo sul parquet».

In questo periodo in Italia hai fatto molto bene. Oltre al Galatasaray, ti hanno cercato altre squadre italiane?
«No, quello che so è che solo il Galatasaray mi voleva».

Cosa hai pensato quando ti è stato detto che avevi una proposta dall'Italia l'estate scorsa?
«Era qualcosa che stavo provando a guadagnarmi da diversi anni. Fare questo passo verso l’Europa per dimostrare di poter competere qui. Così abbiamo preso la decisione di giocare per Capo d’Orlando dove ho avuto la possibilità di dimostrare le mie capacità».

La coppa sudamericana ti ha lanciato come stella della pallacanestro del continente. Come è cambiata la tua vita da allora?
«Non penso che sia stato il campionato sudamericano ad aprirmi questa opportunità. Gioco da 6 anni per la nazionale uruguaiana che mi ha permesso di confrontarmi contro grandi squadre. I mie anni trascorsi in Argentina sono stati molto importanti perché questa lega è molto rispettata dalle squadre europee».

Secondo te ci sono giocatori in Uruguay e Argentina che potrebbero fare bene in Europa?
«Certo che ci sono! Penso che i team europei cerchino giocatori soprattutto in Europa e preferiscano scegliere dalle leghe più conosciute. Tutto ciò è normale. Ma ci sono molti talenti in tutto il Sudamerica, e penso che le squadre che inizieranno a portare giocatori da lì otterranno grandi risultati».


Intervista a cura di Iacopo De Santis.

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